“Pare” che in questi giorni sia previsto un nuovo trasporto di scorie contenenti plutonio da Saluggia a La Hague. “Pare” come “pareva” che un treno di scorie nucleari dovesse passare nella notte di domenica 8 maggio scorso, quando poi è effettivamente entrato in Francia dalla Val Susa passando (a quanto risulta) per Vercelli, Novara, Alessandria, Asti e Torino, interessandone le province oltre a quella di Pavia, essendo transitato anche per Mortara. Diciamo “pare” perché i cittadini non vengono correttamente informati da chi di dovere. Dovrebbero farlo i Prefetti ed i comuni interessati, in base ad appositi piani di emergenza che andrebbero redatti rispettando varie norme, tra cui la legge delle Regione Piemonte numero 5/2010, articolo 4, comma 2 ...
di Giancarlo Dapavo, Circolo Gaia di Legambiente.
Perché abbiamo chiesto la sospensione dei viaggi in treno dei rifiuti radioattivi depositati temporaneamente a Saluggia e Trino ?
La legge europea adottata dall'Italia e confermata nel 2010 da una legge regionale del Piemonte impone di attuare nei comuni attraversati dal treno addetto al trasporto di rifiuti nucleari, un programma di emergenza, i punti principali sono:
1) Verifica dei punti di crisi, passaggi su ponti, passaggi in luoghi impervi, atti di sabotaggio e atti di terrorismo.
2) Informazione dettagliata alle popolazioni interessate, cioè residenti a circa 200 metri dalle ferrovie utilizzate per il passaggio del treno. Con programma di evacuazione in breve tempo dei luoghi.
3) Evacuazione delle abitazioni, dei locali pubblici e predisposizione di luoghi atti ad ospitare i cittadini.
Poche prefetture hanno un programma di emergenza e nessuna ha preventivamente avvisato la popolazione interessata; non è solo una questione di rispetto delle leggi, è sopratutto una questione di sicurezza per i cittadini.
Il trattamento delle scorie non è una scelta obbligata, molti paesi “nucleari” non stabilizzano le scorie ma le depositano tal quale in siti costruiti appositamente, per esempio gli Usa.
I costi del trattamento - pagati nelle bollette elettriche dagli italiani - sono gravosi e risparmiati potrebbero servire per costruire un deposito definitivo nazionale in luogo almeno più adatto che a Saluggia, Trino e Bosco Marengo.
La società francese o quella inglese adatte al trattamento non riducono la pericolosità dei rifiuti nucleari, li trasformano in un prodotto solido molto più pesante di quello inviato. Le scorie trattate tornano tutte in Italia, a Saluggia, per essere depositate in un eventuale sito idoneo. Ma il sito idoneo in Italia non esiste e non è ancora stato individuato.
Il deposito di Saluggia è il meno idoneo possibile: nelle vicinanze sono presenti importanti corsi d'acqua (la Dora Baltea, il Po e un canale irriguo tra i più importanti d'Italia) e le falde sotterranee da cui preleva l'acqua l'acquedotto del Monferrato; nel caso di danni alle vasche, il percolato può raggiungere i corsi d'acqua con il possibile inquinamento del fiume più grande d’Italia.
Il deposito per i rifiuti nucleari prodotti in passato e quelli prodotti dalle attività medicali, va realizzato sul territorio nazionale, non possiamo esportare rifiuti nucleari fuori dal nostro paese o gettarli in mare come è tristemente già accaduto.
Come sappiamo, nessun paese ha risolto il problema di un sito in grado di ospitare con sicurezza i rifiuti radioattivi di classe 3, quelli che durano centinaia di migliaia di anni; questo fatto non ci impedisce di costruire un sito più sicuro di quello di Saluggia.
Per il Circolo Gaia di Legambiente, Giancarlo Dapavo