di Marco Bersani, Attac Italia.
Ci sono due modi di leggere gli insegnamenti della pandemia da Covid 19. Il primo è quello di comprendere finalmente la fragilità dell’esistenza e l’interdipendenza tra vita umana e natura, assumendo il limite come elemento fondativo dei beni comuni e come antagonismo all’appropriazione privata degli stessi. Da qui la stringente necessità di rivoluzionare l’economia del profitto per costruire la società della cura, che è cura di sé, dell’altr*, del pianeta e delle generazioni future...
Ma se ci poniamo dal punto di vista delle imprese multinazionali e delle grandi lobby finanziarie otteniamo una lettura opposta: la limitatezza dei beni a disposizione dell’umanità diviene in questo caso una nuova enorme possibilità di mercificazione, soprattutto se riguarda l’acqua, un bene essenziale e, come tale, a domanda rigida (tutt* abbiamo bisogno dell’acqua, tutti i giorni e per sempre) e business garantito.
È esattamente dentro questo conflitto -che vede l’1% di ricchi contrapporsi al 99% del resto delle persone- che si possono infrangere tutte le regole democratiche che governano una società: così, se nel 2011 la maggioranza assoluta del popolo italiano aveva votato per considerare l’acqua come bene comune e per escludere dal mercato la gestione del servizio idrico, quasi dieci anni dopo non solo quella decisione sovrana non è stata attuata e la finanziarizzazione dell’acqua prosegue imperterrita, ma addirittura il nostro Paese si candida ad ospitare l’edizione 2024 del World Water Forum, l’incontro triennale in cui le multinazionali dell’acqua danno gli ordini ai governi su come favorire la privatizzazione.
E c’è una nuova frontiera della mercificazione dell’acqua, che ci arriva da una recentissima notizia: Cme Group, gruppo finanziario leader mondiale dei contratti derivati, ha annunciato che, nel quarto trimestre di quest’anno, quoterà un contratto finanziario derivato – future, in termine tecnico – sul prezzo dell’acqua. Pensato per gli enti pubblici e le imprese bisognose di gestire i rischi relativi alla scarsità di acqua in California, il nuovo contratto dipenderà dal Nasdaq Veles California Water Index, un indicatore dei prezzi idrici lanciato nel 2018 nello stato federato americano, con un mercato che già oggi vale almeno 1,1 miliardi di dollari. Ogni future regolerà le transazioni di 10 piedi acri (oltre 12.334 metri cubi) di acqua e sarà regolato in base all’indice di riferimento. Ogni settimana, il Nasdaq Veles California Water Index (NQH20) stabilirà un prezzo per i diritti di sfruttamento dell’acqua, calcolato sulla media ponderata dei prezzi e in base al volume degli scambi nei cinque maggiori mercati idrici dello stato federato americano.
Il nuovo future non si fermerà ovviamente al solo mercato californiano. Come ha chiaramente detto Tim McCourt, dirigente di Cme Group: “Con quasi due terzi della popolazione mondiale che dovrebbe affrontare la scarsità d’acqua entro il 2025, questa rappresenta un rischio crescente per le imprese e le comunità di tutto il mondo”. "E un grandissimo business per noi" ha lasciato sottintendere.
D’altronde, se vale il dogma liberista che “tutto ciò che è scarso ha un prezzo”, quale miglior occasione dei drammatici cambiamenti climatici in corso -già oggi 2 miliardi di persone vivono in Paesi sottoposti a “forte stress idrico”- per mettere in piedi un mercato con business garantito e duraturo?
Senza contare come la quotazione di future basati sul prezzo dell’acqua metterebbe quest’ultima immediatamente nelle mani degli speculatori finanziari, come già oggi avviene per mercati degli alimenti di base, tipo il grano. Quanti sanno che le primavere arabe, alimentate certamente dal bisogno collettivo di democrazia, hanno avuto la loro scintilla da una improvvisa escalation del prezzo del grano provocata da un’ondata di speculazioni sui mercati finanziari?
La battaglia per l’acqua assume dunque un valore ancora più fondamentale: a un capitalismo in pluri-crisi sistemica che, per sopravvivere, ha deciso di approfondire la finanziarizzazione e la mercificazione della società, della vita e della natura, occorre contrapporre da subito un altro modello sociale, che abbia la cura collettiva come elemento fondativo.
Ci sono future a beneficio dei pochi, soliti noti e c’è un futuro collettivo da conquistare.
A ciascun* decidere da che parte stare.