Segnalazione a cura della “Rete” delle 66 organizzazioni locali che danno vita al Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche.
Nel periodo estivo, ogni anno, il Sindaco di Asti emana ordinanze con cui vieta l’uso dell’acqua potabile per l’innaffiamento dei giardini. Pare un messaggio chiaro: l’acqua non si deve sprecare e la potabile è essenziale custodirla per gli usi primari. Eppure, sempre ad Asti, capita che il Comune autorizzi ed (anzi) imponga ad un condominio di corso Don Minzoni di curare ed innaffiare alcune aree verdi pubbliche: e con quale tipo di acqua, se non quella potabile ? …
Il fatto lo possiamo sintetizzare in questo modo: al termine dei lavori per la costruzione dell’immobile sito tra corso Don Minzoni, Via Sport, Via Gerbi (numeri civici Corso Don Minzoni 172-174), la ditta costruttrice (Segnounico di Torino) che durante i lavori aveva danneggiato le aiuole di proprietà comunale prospicienti il cantiere lungo lo stesso corso Don Minzoni, procede al ripristino delle medesime e concorda con l’impresa che la loro manutenzione (e in particolare l’innaffiamento) verrà direttamente affidata ai condomini, a partire dalla chiusura del cantiere.
L’immobile in questione era stato costruito in base a licenza edilizia del marzo 2007 e il progetto prevedeva aree verdi di una certa ampiezza. Fra l’altro, era stato concordato con il committente che sulla superficie condominiale si sarebbe realizzato un parcheggio pubblico di cinque posti macchina, il che aveva comportato certamente una trattativa.
Se ne deduce che il Comune ha concesso una licenza edilizia sapendo che l’area sarebbe stata dotata di zone verdi private senza preoccuparsi di prevenire lo spreco di acqua potabile per il loro innaffiamento (a dispetto della puntuale ordinanza annuale del Sindaco per un obbligo al risparmio, che immaginiamo imminente) e in più fa carico al condominio di innaffiare le aree verdi comunali sapendo che ciò dovrà avvenire con uso di acqua potabile.
Infatti – da informazioni direttamente assunte presso funzionari e dirigenti dell’assessorato urbanistica e ambiente – il Comune (stranamente) non impone come condizione per il rilascio delle licenze edilizie la realizzazione di cisterne di raccolta delle acque piovane per gli usi sanitari e in genere non alimentari (doppio ciclo delle acque).
Ci è stato comunicato che esiste, bensì, un’indicazione in tal senso nella legge finanziaria 2008, ma che, non trattandosi di norma cogente, il Comune non l’ha mai considerata materia da imporre ai costruttori.
Questa è, dunque, la situazione di un solo caseggiato della città: chissà se si tratta di un semplice caso isolato …
Parallelamente, rendiamo pubblica questa situazione per invitare l’amministrazione a verificare le possibili azioni correttive che vadano nel senso di un corretto utilizzo delle risorse primarie, già in fase di autorizzazioni edilizie.
Qui parliamo di acqua potabile, ma potremmo tranquillamente riferirci al risparmio energetico. E disegnare un orizzonte futuro di sostenibilità vera, che rappresenta la sfida più importante a cui tutti assieme – cittadini ed amministratori – dovremmo finalmente tendere.
Gianfranco Monaca, a nome del Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche.