Il Giorno della Memoria al CPIA di Asti

Una giornata intensa, carica di emozioni, dedicata al ricordo della Shoah e alla riflessione sulla dignità dell’essere umano. Un evento che ha intrecciato storie, canzoni, letture e testimonianze per mantenere vivo il dovere della memoria e trasmettere alle nuove generazioni il valore della libertà e della solidarietà.

Il Cpia di Asti, l’Istituto di Istruzione degli Adulti, dedica il Giorno della Memoria a Piera Medico con "N come nemico".
Davide Bosso, dirigente scolastico: "Difficilmente ho riscontrato un amore così viscerale per la professione di insegnante come era il suo”.

“Questa sera è una serata particolare. La Giorno della Memoria è sempre un momento prezioso per fermarsi a ricordare di non lasciar affievolire nel tempo il ricordo di una pagina così terribile come quella dell’Olocausto”, così Davide Bosso, dirigente del Cpia di Asti, ha iniziato l’evento intitolato “N come nemico”, organizzato il 25 gennaio dal Cpia di Asti, in collaborazione con l’Israt (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Asti), per celebrare il Giorno della Memoria e per ricordare la recente scomparsa di Piera Medico, docente che ha coordinato l’istituto per dieci anni.

Molte sono state le testimonianze che hanno ricordato la sua passione e dedizione nel condurre “dall’altra parte del ponte” tutti i suoi studenti. Il suo assiduo impegno nella realizzazione dei progetti della scuola è stato raccontato così da Bosso: “Il deus ex machina di questi eventi è sempre stata incontestabilmente, sempre, Piera Medico. Non sarà facile questa sera senza di lei, ma abbiamo promesso tutti noi del Cpia, di fare tesoro di ciò che lei ci ha insegnato”.

“N come Nemico”
Nel corso degli anni, in occasione del Giorno della Memoria, l’istituto ha affrontato più volte, in differenti modi, il ricordo delle discriminazioni nella storia.
Nel corso degli anni, il CPIA di Asti ha affrontato molteplici temi legati alla memoria storica, e anche questa commemorazione ha ripreso i filoni principali del percorso:

● “A forza di essere vento”, dedicato al genocidio del popolo Rom e Sinti.

● “Memorie diverse”, che ha esplorato la persecuzione di omosessuali, Testimoni di Geova, oppositori politici e altre minoranze.

● “La Shoah dei bambini”, un viaggio attraverso gli occhi e le voci dei più piccoli, vittime dell’orrore.

● “La Shoah delle donne”, che ha indagato le sofferenze fisiche e psicologiche delle deportate.

Quest’anno, l’attenzione è stata rivolta al tema della "Costruzione del nemico", già affrontato l’anno precedente, ma approfondito attraverso una riflessione più ampia sui diritti e sulla dignità umana.
Quest’anno gli studenti hanno partecipato alla realizzazione di un evento focalizzato sul concetto di “genericamente diverso”, descritto da Nicoletta Fasano - direttrice Israt - con queste parole: “N come nemico, perché? Perché si è arrivati all’eliminazione della diversità?".

In questo incontro si è cercato di rispondere attraverso testimonianze dirette, ma anche attraverso letture di brani tratti da opere significative che raccontano l’orrore della Shoah e delle persecuzioni. Le parole scritte dai sopravvissuti e da chi ha raccontato la tragedia ci aiutano a comprendere, a non dimenticare e a riflettere sul presente”.
Le letture, insieme alle musiche e ai racconti, hanno contribuito a creare un’atmosfera di intensa partecipazione e consapevolezza, ribadendo l’importanza della memoria come strumento di conoscenza e cambiamento.

Ad aprire le letture degli studenti, la citazione della rivista “La difesa della razza” e la lettura delle leggi razziali istituite dal Fascismo.
L’esclusione dalla scuola di insegnanti e allievi è stata raccontata attraverso le parole di Liliana Segre.
Tra i protagonisti di questa iniziativa spiccano le voci delle vittime e dei sopravvissuti, i cui racconti hanno toccato corde profonde e indimenticabili. La partigiana Anna Cherchi, deportata a Ravensbrück, ha ricordato l’incredulità nel riassaporare la libertà dopo gli orrori della prigionia:

Non sembrava vero... Non sembrava vero che tu eri libera di girare, di andare e venire e che nessuno ti dicesse niente”, parole che testimoniano quanto sia difficile riprendere la vita dopo la barbarie, con la paura che la libertà stessa possa essere solo un sogno.

Si è ricordata la figura di Eo Bausano.
La voce di Sabaudin, studente Rom, ha raccontato il “Porrajmos”, lo sterminio del popolo Rom e Sinti durante il nazismo. Un ricordo potente che ha abbattuto stereotipi, rivendicando l’identità e la dignità del popolo Rom:

“Io Sabahudin sono un Rom... Il mio viso dice che sono un ‘Rom’, ma il mio essere grida un ‘Uomo’. Senza alcun ‘ma’ o ‘però’.”
Accanto a lui, Osha, ex atleta paraolimpica, ha testimoniato come nella macchina di sterminio nazista le persone disabili venissero eliminate senza pietà, invitando tutti a riflettere sul valore del “diverso”:
“Sono qui a testimoniare che il così detto ‘diverso’ è una ricchezza di esperienze, di dolori e di barriere affrontate.”

Una canzone ha ricordato la deportazione degli omosessuali.
Le parole di Enrica Jona, unica ebrea astigiana sopravvissuta alla deportazione, hanno posto con forza il rifiuto del perdono per chi continua a perpetuare l’odio:

“Non si perdona, non si dimentica e non si perdona. Primo Levi non ha perdonato, anzi ha detto: ‘Io non posso e non voglio perdonare a nome di tutti quelli che non ci sono più.’”
Si è ricordata l’opera di Friedl Dicker-Brandeis, artista internata a Terezín, che attraverso i laboratori d’arte per i bambini ha trasformato il disegno in uno strumento di resistenza alla disumanizzazione. Le sue parole e quelle dei bambini di Terezín, conservate nei disegni oggi esposti al Museo Ebraico di Praga, hanno risuonato come un monito contro l’oblio.

Anche le letture dei testi di Zanus Zachenburg, morto a 14 anni, deportato ad Auschwitz, hanno toccato il cuore dei presenti:
«Sono stato bambino tre anni fa. Allora sognavo altri mondi. Ora non sono più un bambino, ho conosciuto la paura, le parole di sangue, i giorni assassinati…».
Attraverso un passo del libro Apeirogon, si è analizzata la costruzione del nemico oggi nei conflitti.

La giornata si è conclusa con una lettura su Piera Medico. coordinatrice dell’iniziativa per anni: “Piera ci ha insegnato a guardare oltre... oltre il ponte. Lei che inciampava spesso, che ha finito per cadere, travolta in un tragico incidente, ha dato tutta se stessa per traghettare centinaia di studenti oltre il ponte, dove inizia la vita".

Al termine la canzone Oltre il Ponte scritta da Italo Calvino.

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