di Giulia Marro, Consigliera regionale del Piemonte.
Il 1° novembre ho deciso di andare a trovare i vivi oltre che i defunti: ho fatto una visita sorpresa alla Casa Circondariale di Cerialdo.
Le nostre carceri stanno diventando sempre più dei cimiteri. E per chi sopravvive il concetto di vita è al limite...
Entrare in un carcere un giorno festivo è stato agghiacciante. L’assenza dei servizi ordinari (sanitari, scolastici, amministrativi) e la riduzione del numero degli agenti della polizia penitenziaria, lo fa sembrare un mondo dimenticato. Ciò che ho visto, anche attraverso un episodio a cui ho assistito, mi ha permesso di capire quanto questi luoghi siano una miccia che può sempre prender fuoco. In qualsiasi momento: lentezze e frustrazioni si incanalano in urla e reazioni violente.
A cui si fa fronte con divieti e repressione, compito degli agenti, con un grande vuoto per la parte rieducativa, formativa, lavorativa, di supporto psicologico e sanitario. Rendendo la presenza di chi si ritrova rinchiuso, sia detenuti sia polizia penitenziaria, difficilissima da sopportare.
Molti i detenuti che mi hanno segnalato ritardi di visite mediche ordinarie, specialistiche o di controllo dopo interventi chirurgici, date cancellate per operazioni importanti, informazioni frammentarie circa la loro iscrizione a corsi di formazione professionale, percorsi didattici o videochiamate con i parenti che saltano.
Per mancanza di agenti che potessero accompagnarmi non ho potuto andare in tutte le sezioni che volevo. Mentre ero in colloquio con un detenuto, troppo giovane per vivere in quel contesto (19 anni), ho sentito urla e rumori di oggetti sbattuti arrivare da una cella. Quando mi sono affacciata alle grate della sezione ho visto una mela lanciata con forza verso il corpo di un agente di polizia penitenziaria, accompagnata da pesanti insulti. Gli agenti erano solamente in due accerchiati dai detenuti, che si sono avvicinati per sostenere il loro compagno che aveva ricevuto il rifiuto della possibilità di uscire dalla cella, per aver attaccato gli agenti. Era visibilmente in preda ad una crisi di nervi grave.
Come è possibile immaginare di risolvere le cose potenziando le pene, mandando la gente in luoghi del genere che sono già ora al collasso?
Che non sono in grado di gestire già solo la popolazione carcerarla attuale. Cosa avverrà con la messa in atto dell’ennesimo DDL sicurezza?
La stessa cosa che è avvenuta con quelli precedenti: più caos, più sofferenza, più tensioni, più insicurezza. Ma come si fa ad accettare di vivere in un Paese dove la politica aumenta il pericolo? Per chi lavora in carcere, per la polizia penitenziaria, per i detenuti, per le loro famiglie, per la popolazione tutta che comunque avrà a che fare in modo diretto o indiretto con chi esce da anni o mesi di vero e proprio inferno.
Cosa avviene in queste situazioni, come quella a cui ho assistito, durante un giorno festivo in cui era evidente la mancanza di agenti necessaria?
A breve ci sarà un Consiglio Regionale aperto sulla situazione lavorativa della Polizia Penitenziaria in Piemonte, con referenti delle organizzazioni sindacali di Polizia Penitenziaria, i direttori e direttrici degli Istituti Piemontesi, i sindaci e le sindache delle città dove hanno luogo, i prefetti, provveditori e i referenti dei servizi sanitari.
Continuerà il nostro giro per le carceri, come gruppo consigliare AVS. Dopo Cuneo, Asti, Saluzzo, Torino la prossima settimana sarà la volta di Alessandria e Alba. Seguiranno prima di Natale: Ivrea, Biella, Novara, Verbania, Fossano, Vercelli.
Nel carcere di Cuneo cercherò di recarmi almeno una volta a settimana, per monitorare da vicino la situazione e lo stato mentale e psicofisico non solo delle persone detenute, ma anche della polizia penitenziaria che ringrazio per la grande disponibilità mostratami ieri durante la visita.