Aggiornamenti sulla cava abbandonata di Cherasco

A cura di Cesare Cuniberto e Silvio Veglio, per conto del Direttivo dell’Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero.

Come già sintetizzato in questo articolo la Cava in località Cascina Marinetta del Comune di Cherasco è stata aperta nel 2015, attivata e dopo poco tempo abbandonata. Lo scorso 18 giugno l'Osservatorio ha fatto un esposto in Provincia segnalando il mancato recupero ambientale del sito, il “totale degrado e il potenziale pericolo" che insiste sull'area ed ha richiesto di effettuare le verifiche di competenza.
Il 16 luglio la Provincia di Cuneo ha richiesto al Settore Polizia Mineraria, cave e miniere della Regione di effettuare le verifiche ritenute più opportune. La Regione ha quindi convocato un sopralluogo per il giorno 10 settembre, presso il sito estrattivo...

Erano presenti rappresentanti del Comune, della Provincia, della Regione, della proprietà, dell’Osservatorio e di Legambiente.
Appurato che il problema del potenziale pericolo dovuto alla parziale assenza di recinzione, che avevamo precedentemente segnalato, è stato risolto, rimane integro il problema del ripristino del terreno e della escutibilità della fidejussione.
Quindi nell’incontro ci siamo concentrati sul tema centrale della fidejussione.
Abbiamo appurato che:

    • la ditta incaricata, la OMG srl,, risulta “cancellata” in data 10.1.2023, quindi non è operativa, ma non risulta fallita;
    
    • la fidejussione è in capo alla Cofidi Reale di Roma (appartenente al gruppo Confcommercio), che risulta fallita il 3.3.2016. Il Comune ha cercato di mettersi in contatto solo recentemente (a distanza di anni!) sia con il curatore fallimentare che con il Tribunale di Roma, purtroppo al momento senza successo.
    
Alla luce di questi fatti, risulta di fondamentale l’importanza accertare se la fidejussione risulti ancora escutibile, eventualmente rivalendosi su altri soggetti nella scala delle responsabilità.
Il Comune provvederà tempestivamente ad attivare ogni possibile canale formale o legale per venire a capo del problema fidejussorio, che ricordiamo vale ben 903.000€, ed informerà i presenti all’incontro.    

Nel caso malaugurato in cui non risultasse più in alcun modo possibile escutere la fidejussione, per ritombare l’area secondo le prescrizioni, potendo così destinarla a coltivo, la cava verrebbe qualifica come “cava dismessa” e quindi potenzialmente in grado di poter partecipare all’assegnazione di fondi pubblici per l’installazione di pannelli fotovoltaici a terra, come parrebbe voglia fare il proprietario del terreno.

I cittadini cheraschesi resterebbero in questo caso cornuti e mazziati: non si troverebbero ripristinato il terreno con finalità agricole, come avrebbe dovuto essere secondo la convenzione autorizzata, ma al contrario subirebbero il consumo di suolo fertile e la devastante immagine di un impianto fotovoltaico a terra vicino al fiume Stura.
L’Osservatorio si adopererà in ogni modo per scongiurare la realizzazione questo scenario.

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