Non si possono paragonare i cedri di piazza Europa e i pini di corso Dante a Cuneo

di Domenico Sanino, Pro Natura Cuneo.

Nelle scorse settimane, anche sulle pagine di giornali locali, si è fatto un confronto tra i cedri di piazza Europa e i pini di corso Dante, Pinus wallichiana o dell’Himalaya, abbattuti nel 1989, con un risultato tutto sommato positivo. Vorrei chiarire per chi non lo sapesse che si tratta di due situazioni completamente diverse e non confrontabili...

Il Pinus wallichiana cresce su suoli profondi e poco calcarei e predilige un clima temperato. Inoltre cresce bene se isolato e non in gruppo. Corso Dante fu realizzato nel 1926 con due filari di ippocastani lungo la strada e al centro un allestimento "a piano convesso (bombè) rialzato con siepine ed alberate (verbale commissione parchi e giardini) in modo che i veicoli ed i cicli non abbiano ad introdurvisi".

Fino all'inizio della guerra l'aspetto fu quello di una serie di aiuole con stretti vialetti puramente decorativi, che formavano dei caratteristici disegni.

Durante la seconda guerra mondiale corso Dante, come tanti altri parchi della città, fu completamente sventrato nel tratto centrale per creare gli “orti di guerra” e piantare grano, patate, e altri prodotti alimentari. Dopo la guerra, in attesa di sistemazione, la parte centrale di corso Dante fu lasciata a prato. Ma nel 1948 le Cartiere Burgo di Verzuolo cercarono di lanciare in Italia la coltivazione del pino strobo (Pinus strobus) americano e di quello himalayano (Pinus wallichiana). Fu così che la Burgo fece omaggio al Comune di Cuneo, a scopo pubblicitario, di un certo numero di esemplari di Pinus wallichiana, che furono destinati, in parte, a corso Dante e, in parte, a vari edifici comunali, tra cui alcune scuole delle frazioni.

Questa sistemazione contemporanea del Pinus wallichiana in zone diverse della città ha consentito al geometra Franco Actis Alesina, già responsabile del Settore Verde pubblico del Comune di Cuneo, di trarre alcune considerazioni in merito alla stabilità dei pini di Corso Dante. Mi riferì, nel 1997, che all'inizio degli anni '80, quando incominciarono a manifestarsi i primi segni di "debolezza" dei pini, con conseguenti rischi per la pubblica sicurezza, le piante di corso Dante avevano raggiunto un'altezza di 20/22 metri con un diametro al piede mediamente di 60 cm, mentre le compagne, piantate altrove, in campagna, o comunque, in aree più aperte, non superavano i 18 metri di altezza con un diametro al piede di 80 cm.

Questa sensibile differenza nello sviluppo andava attribuita, secondo Actis, al fatto che in corso Dante i pini dell'Himalaya erano troppo vicini e "costretti" tra due file di ippocastani, risalenti a prima della guerra, che togliendo loro la luce, li avevano fatti crescere eccessivamente in altezza, indebolendoli. L’abbattimento fu quindi necessario per lo stato di salute dei pini e ad avvantaggiarsi furono soprattutto gli ippocastani non più soffocati dai troppi pini.

La scelta di piantare i pini himalayani in Corso Dante non è stata, con il senno del poi, delle più felici; tuttavia hanno reso non poco al Comune, che ogni anno provvedeva a vendere (o cambiava con piante da sistemare altrove) gli strobili (coni) prodotti con un introito tutt’altro che trascurabile.

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