Ritorna ad Acri, comune di poco meno di 20 mila abitanti in provincia di Cosenza, il monumento contro le guerre, dedicato ai caduti e dispersi, realizzato nel 1977 dal nostro fabbro-scultore di Canale Gino Scarsi. Un monumento che destò molte polemiche per la sua forza artistica provocatoria, un inno per condannare le tre "teste" che governano le nostre scene sociali: militarismo, dittature e potere del denaro...
Fu inaugurato proprio a Canale, in piazza Italia, alla presenza di Primo Levi e poi esposto in diversi comuni cuneesi, tra i quali Alba, Bra e Saluzzo per essere poi donato al Comune cosentino di Acri nel 1982. La sua destinazione era la piazza del Comune calabrese, ma da subito vi furono rimostranze per il messaggio che l'opera intendeva suggerire e invece di essere eretto a futura memoria, fu nascosto e abbandonato in un deposito comunale come un qualunque oggetto non strettamente utilizzabile.
Rinvenuto casualmente da uno studente del locale liceo classico - che segnalò il fatto all'autore -, nel 2016 fu riportato a Canale per un doveroso e accurato restauro.
Nel dicembre 2019 il monumento di Gino Scarsi venne inaugurato per l'ennesima volta. Questa volta ad Alba, alla presenza dall’Amministrazione comunale allora guidata dal sindaco Maurizio Marello. Riportato a Canale nell'attesa del trasferimento presso il Municipio di Acri, oggi ritorna al primo comune che lo aveva adottato.
Realizzato in piastre di ferro battuto per un peso totale di 15 quintali, l’opera presenta un’idra a tre teste, che indicano il militarismo, il fascismo e il capitalismo internazionale: il potere dei soldi che prevale sugli interessi del popolo. Il mostro al centro, con una baionetta, trafigge il cuore di un soldato nudo, così rappresentato perché inerme al cospetto delle tre forze. Un tentativo, anche se postumo, di fare giustizia alle centinaia di migliaia di nostri soldati contadini mandati al macello, prima sul Carso nel ‘15 poi in Russia nel ’40.
L'idra ha tre teste: una militare a rappresentare il potere delle armi, una col fez a rappresentare i tiranni di ogni colore e una con il cilindro, simbolo del denaro che stimola guerre per guadagno. In ultimo, sul fucile, una tacca con l’imprimatur della Chiesa, che riuscì nella mirabolante impresa di benedire tutti gli eserciti in campo.
Il monumento rappresenta le forze negative che provocano i conflitti ben richiama ciò che sta succedendo non lontano dai nostri confini. Una rappresentazione che, come sottolinea Gino, sarebbe piaciuta a molti cittadini del Roero.
"Mai come ora – spiega l’artista canalese –, con la guerra in corso tra Russia e Ucraina, il monumento è una rappresentazione tragicamente attuale. Molti peroravano la causa che tornasse nel nostro territorio, ma ho deciso di accettare la disponibilità di Acri, unico Comune che aveva deciso di posizionarlo su una pubblica piazza".