di Alessandro Mortarino.
Due recenti notizie legate al territorio di Langa meritano, a nostro avviso, una riflessione attenta dei nostri lettori sui prodromi di una cultura della transizione ecologica tanto auspicata ma ancora parecchio offuscata da nebbie e contorni labili. Ci riferiamo alla "tirata d'orecchi" che Angelo Gaja ha elargito alla Gazzetta d'Alba per un articolo sull'abbattimento di un bosco al Bric della Torre di Trezzo Tinella per far spazio ad un vigneto, lesivo - a detta del noto imprenditore - della sua immagine e alle iniziative degli organizzatori del rally di Alba 2021 per "compensare" la sostenibilità ambientale del territorio aggredita dalla calata di 189 rombanti equipaggi...
Nel primo casus belli, Gaja ha contestato al giornale albese di avere titolato un articolo con una frase perentoria ("Un nuovo vigneto al posto di un bosco in alta langa") per poi sottolineare che lo scempio è avvenuto in uno dei più significativi luoghi del territorio, già al centro di accese discussioni per la costruzione della nuova cantina della prestigiosa casa vinicola. L'articolo - dice Gaja - chiarisce la sua piena estraneità dal taglio indiscriminato del bosco confinante con il suo mega-cantiere, ma titolo e fotografia pubblicati rischiano di ingannare il lettore "superficiale" e danneggiare così la purezza della sua immagine: occorre quindi che i giornalisti evitino «di alimentare paure, ansie collettive e voci incontrollate, soprattutto quando si tratta di argomenti di tendenza. Le notizie generiche o approssimative sono come un virus che si diffonde, capace di colpire i presunti "operatori del male"».
Il direttore di Gazzetta d'Alba ha risposto a Gaja con estrema eleganza e risolutezza, ribadendo il ruolo essenziale dell'informazione (corretta) nell'esercizio di una democrazia compiuta.
A noi preme aggiungere - e porre all'attenzione di una riflessione ampia - il fatto che Gaja ha ragione nell'evocare un «virus che si diffonde», ma tale virus non è quello dell'informazione quanto quello - da lui perpetrato in primis - di aggredire uno spazio naturale e un paesaggio della memoria che dovrebbe essere protetto (dalla collettività ma anche da un illuminato e ricco essere umano).
Quando la sacralità di un luogo, la serenità di uno spazio "bello" viene intaccata, inizia la disgregazione e dissoluzione: il baco divora la mela e la fa marcire.
E' questo il rischio - il "virus" - che l'Alta Langa sta correndo e di cui dobbiamo preoccuparci. Ora e subito.
Per quanto riguarda il rally d'Alba, l'ultima edizione è stata definita "green" (termine inflazionato che ormai dovrebbe essere bandito dal vocabolario della vera sostenibilità...) in quanto organizzatori e partecipanti hanno introdotto una forma di compensazione ambientale per le emissioni inquinanti prodotte nel corso della manifestazione, attraverso il progetto green-tires, finanziato dalla Fondazione Crc, sensibilizzando equipaggi e scuderie a selezionare e conferire i materiali di rifiuto. Inoltre su uno dei tratti cronometrati è stato attivato un servizio di raccolta dei rifiuti lungo i bordi stradali (gestito dalla cooperativa sociale Erica con l’impiego di persone disabili o in situazione di disagio) e sono state consegnate piante tartufigene ai sindaci dei Comuni che ospitano sulle loro strade le prove speciali.
Queste piante assorbono la CO2 e una volta grandi, "compenseranno" ogni anno circa 35mila chilometri di percorrenza con le auto.
Roberto Cavallo, leader di Erica, ha affermato: «Ci sono due modi per non inquinare: non fare, oppure fare limitando le conseguenze e ponendo in essere delle misure per diminuire o azzerare l’impatto».
La crisi climatica in atto sull'intero pianeta dovrebbe imporci di rivedere i nostri comportamenti ambientali e rendere evidente che il nostro futuro dipende da una ritrovata "delicatezza" degli esseri umani nel gestire le fragilità di un sistema ormai sulla punta del baratro. I rally producono un danno ambientale, possibile farne a meno per qualche anno (almeno fino a che la crisi climatica non sia stata incanalata verso una positiva risoluzione)?
O ci è sufficiente ragionare secondo il concetto del "compensare"?
Ma la compensazione non è una legittimizzazione di comportamenti non idonei e dunque da evitarsi?...