Storia di ACNA, Renzo e Patricia (Parte 2)

di Maurizio Bongioanni.

Continua il racconto "fiume" di Patricia. La prima puntata la si può leggere QUI.

Mi ronzava per la testa, quello che Renzo Fontana andava dicendo da mesi: «dobbiamo crearci un giornale nostro». Renzo era un giornalista di professione, era anche lui di Gorzegno, e, come me, aveva avuto padre e nonno in lotta sin dagli anni cinquanta per salvare il fiume. Renzo si era laureato, aveva lavorato a Genova come giornalista, ed era tornato nella sua terra, che amava, per restarci.
Si tuffò anche lui nella lotta contro l’Acna e in breve tempo ne divenne un attivista, sempre in prima linea. Era un ottimo trascinatore e sapeva tirarsi fuori da ogni situazione, anche la più difficile, infondendo fiducia a chi gli stava vicino: «Un giornale tutto nostro, un giornale della gente per una corretta informazione». Erano queste le parole di Renzo, era quello il suo obiettivo, tutti ne condividevamo l’utilità e lo vedevamo come un sogno....e come tale difficile da realizzare.

La domenica del 20 novembre 1988, appena arrivai in piazza della chiesa, notai che qualcosa di nuovo e importante era nell’aria. Capannelli di persone qua e là stavano esaminando e discutendo con un giornale in mano. Mi avvicinai a loro e rimasi di stucco……era il nuovo giornale della valle Bormida. «Bravo Renzo!…ce l’hai fatta!» esclamai ad alta voce, anche se Renzo non era tra noi.
Girai e rigirai quel giornale tra le mani, come avessi trovato un tesoro. Avrei voluto leggerlo tutto di un fiato: gli articoli erano uno più interessante dell’altro, ma non riuscivo a gustarmelo così su due piedi, in piazza.
Volevo andarmelo a leggere in macchina, concentrandomi riga per riga, però non potevo andarmene così, volevo anche sentire i commenti della gente.
Già il titolo di quella testata colpiva tutti al cuore: «Valle Bormida Pulita». Quella frase la conoscevamo bene tutti, era diventata il nostro motto, il nostro simbolo della lotta. L’avevamo stampata su un’infinità di striscioni e cartelli e l’avevamo portata in giro per mezza Italia, da Torino a Genova, a Cengio, ad Alessandria………
Era apparsa su tutti i telegiornali quando a Castelnuovo Don Bosco è stato fermato il giro d’Italia, ed era sul parabrezza di tutte le auto, tramite adesivo colorato.
Adesso quella scritta «Valle Bormida Pulita» era lì, come titolo del nostro giornale, scritta a caratteri cubitali e con un fiore (invece del punto) sulla lettera “i“. Sulla sinistra del titolo una frase di B. Fenoglio e sulla destra una frase di A. Monti.
Sulla testata si leggeva inoltre: «anno 1 N° 1, periodico di informazione - autorizzazione del tribunale di Alba N° 467 del 7/11/1988». Seguiva data, indirizzo della sede, numero telefonico e fax.

Mario Bertola. "Acna: cronologia di un conflitto"

La prima volta che ci siamo sentiti su Skype, Patricia mi aveva invitato ad andare all'archivio “Patrizio Fadda” di Monesiglio. Lì avrei potuto sfogliare i numeri di Valle Bormida Pulita, originali, usciti dal 1989 al 1994, anno della terribile alluvione. La prima cosa che devi fare è prendere i giornali e sfogliarli, una pagina dopo l'altra, senza soffermarti troppo a leggere. E alla fine di questo esercizio sentire cosa ti è rimasto. Un esercizio, mi dice Patricia, attraverso il quale Furio Colombo aveva visto venir fuori il fascismo dalle pagine del Corriere della Sera degli anni '20. 

Seguii il suo consiglio e capii subito l'impegno civile mischiarsi alla vita di tutti i giorni lungo quel fiume ammazzato. Respiravo da quelle pagine aria di internazionalità per il semplice fatto che quel giornale che stringevo tra le mani non si era limitato a denunciare l'ACNA - tra l'altro con materiale davvero unico e d'inchiesta - ma spostandosi anche su altri casi in Italia, come la terra dei fuochi che già allora Valle Bormida Pulita contribuì a rilevare, fino ad arrivare al diritto dei popoli dell'Amazzonia, con contributi spediti direttamente dalle comunità indigene. Era un vero giornale di inchiesta, di investigatìon. A quel punto non era più un problema di inquinamento dell'ACNA ma noi volevamo capire CHI era davvero l'ACNA. Intorno al giornale si è creato un gruppo di persone che hanno indagato, dipendenti della fabbrica stessa o delle Ferrovie dello Stato che ci passavano documentazione segreta... anche noi abbiamo fatto spionaggio industriale. Spionaggio. Grazie al contributo di un dipendente delle Fs, Valle Bormida Pulita ricostruì tutti i percorsi, con tanto di nomi di aziende responsabili, che i rifiuti speciali intraprendevano una volta usciti dallo stabilimento di Cengio. Uscivano rigorosamente di notte e alcuni di questi prendevano misteriosamente la via dei porti per poi ritrovarli in Romania e in Nigeria, o più vicino a noi, nel napoletano.

Tu pensa che nel '89, quando abbiamo iniziato, non c'era internet, non vivevamo in un mondo così interconnesso come quello attuale. Comprammo un Macintosh, che allora era un computer all'avanguardia, abbiamo creato una piccola redazione in una stanza di pochi metri concessa da un parroco. Una stanza sempre fredda, dove non funzionava il riscaldamento. Lì lavoravamo alacremente, al nostro giornale, al nostro progetto di vita. Facevamo da noi l'impaginazione e Laura, una nostra collaboratrice, si occupava della pubblicità. Come un giornale a tutti gli effetti. Eravamo moderni, eravamo pazzi. Patricia lo racconta sfogliando sulle sue gambe un vecchio numero, ripensando a quegli anni con sguardo fiero, senza nostalgia nel tono di voce, mettendosi a ridere sulle pagine di Smog, l'inserto satirico. Ma soprattutto c'era un sacco di gente che collaborava, che ci mandava contributi. Lì ho capito quanta gente non aspettava altro di avere uno spazio per mettere tutto il proprio impegno nero su bianco e battersi per riconquistare un bene comune.

L'INCENERITORE DI ALBA

Dal momento che sono di Alba, Patricia ci tiene a raccontarmi dell'inceneritore che agli inizi degli anni '90 si voleva realizzare proprio nella mia città. Quelli della mia generazione non ne hanno mai sentito parlare, come se si fosse parlato di asfaltare una strada in periferia. Un tema che non ha lasciato traccia. Per Patricia invece è stato un banco di prova del giornale e del giornalismo della valle. Infatti, per quell'occasione, la tiratura del periodico era stata portata da 3000 a 9000 copie e il giornale era stato spedito, a spese di ValleBormidaPulita stessa, a tutte le famiglie dell'albese. Renzo e Patricia erano convinti che gli albesi vivessero nel buio più totale rispetto a quell'argomento. Chi fa queste fabbriche, questi inceneritori se ne strafrega delle condizioni di vita, dell'inquinamento intorno, dell'economia. Dietro l'inceneritore di Alba, ad esempio, c'era la Lurgi, che faceva i forni crematori al tempo dei campi di sterminio degli ebrei. Dai forni agli inceneritori: lugubre continuità.

E chi credeva che il vento si sarebbe portato via le nanoparticelle (allora non ancora studiate abbastanza) lasciando Alba intatta si sbagliava di grosso: i due giornalisti organizzarono una manifestazione dove, dopo aver liberato centinaia di palloncini in aria, si dimostrava che il 'marino' (o marin come dice Patricia facendo vibrare la “r” in gola) schiacciava la corrente contro le colline vitate e quindi l'aria tirava verso Alba, non verso la Val Bormida. Un noto giornale albese (Patricia fa il nome, ma devo ometterlo) scomodò tutto il suo savoir faire contro di noi. Sulle sue pagine furono pubblicati diversi attacchi a ValleBormidaPulita, soprattutto da parte di un editorialista che si nascondeva puntualmente dietro l'anonimato. Un giornalismo odioso, fatto di attacchi personali. Patricia e Renzo non si arresero. Così scomodarono anche un grande produttore di vini come la famiglia Ceretto e Carlin Petrini, presidente di Slow Food, per far conoscere alla popolazione la posizione di chi poteva avere più seguito di noi. Quando Ceretto minacciò di spostare altrove la sua produzione se si fosse realizzato quell'inceneritore - non si fa più vino ha detto: non ci voleva Einstein per capire che le polveri avrebbero ammazzato le viti - anche l'opinione pubblica si schierò, i negozi di via Maestra affissero manifesti sostenendo la preoccupazione per l'arrivo di quell'impianto, si costituì un comitato che iniziò a collaborare con ValleBormidaPulita e quel giornale dovette addomesticarsi. Se l'albese oggi si ritrova senza l'inceneritore può dire grazie a noi.

Patricia non è arrabbiata con chi in quegli anni ha criticato senza sapere, piuttosto cova un risentimento che le dà la forza di sostenere il proprio lavoro. Quando ho sentito le madri di quei bambini morti per tumore nella Terra dei Fuochi lamentarsi che nessuno aveva mai detto niente del rischio ambientale che quelle famiglie stavano correndo, mi sono detta che no, non era affatto vero. Noi ne avevamo parlato in tempi meno sospetti di quelli di adesso. Avevamo scritto tutto. Abbiamo lasciato una traccia chiara, indelebile di quegli anni. Mi dispiace sentire “nessuno lo hai mai detto”. Non è vero. Noi lo abbiamo detto e abbiamo pagato. Ad esempio Renzo ha pagato caro perché non ha mai più trovato da scrivere per i giornali. E mentre i giornali stranieri, quelli grossi, sono venuti in Valle a dare un'occhiata, tra cui TFFrance, Channel4, la BBC, Renzo, un vero giornalista, non ha più trovato lavoro. Qui da Cortemilia, dal buco di culo dell'Italia, abbiamo fatto un giornalismo vero, locale, nazionale e internazionale. Senza internet. Un lavoro incredibile. Che hanno pagato.

 

RAPPORTO CON ALTRI GIORNALI

Il rapporto con gli altri giornali merita un discorso a parte. Furono tanti i giornali a schierarsi contro ValleBormidaPulita, invece di riprendere i loro contributi in ottica di collaborazione e diffusione della verità. Una volta, ad esempio, Patricia e Renzo accompagnarono un giornalista (anche qui Patricia fa il suo nome ma io non posso riportarlo, perché dovrei verificare) e lo portarono in giro per un sopralluogo, spiegandogli la questione per filo e per segno. Quando il giornalista tornò in redazione scrisse un pezzo dove fece passare Renzo e Patricia come due arraffatori, che usavano le risorse del giornale e della lotta contro l'Acna per arricchimento personale. Scrisse cose luride su di noi. La verità è che noi non avevamo un soldo. Vivevamo con 400mila lire al mese che dovevano bastare per far tirare avanti tutta la famiglia. Gli fecero causa, e, alleluja, abbiamo vinto la causa. Guadagnammo così 10 milioni che, manco a dirlo, usammo per il giornale. L'unico giornale è stato ilManifesto, mi dicePatricia, nella persona di Rossana Rossanda, a fare un lavoro straordinario (uscì pure un supplemento dedicato all'Acna).

Renzo provò pure a proporre l'inchiesta sull'Acna a Michele Santoro quando all'epoca conduceva Samarcanda. Renzo aveva inviato due lettere, una indirizzata a Maddalena Bolognini, giornalista della trasmissione, e una allo stesso Santoro con redazione annessa. Di seguito il testo della lettera inviata al conduttore. La riporto interamente. È un raro documento scritto il 13 gennaio 1992 direttamente da Renzo in cui si vede tutta la sua umanità:

«Sono un collega (ho lavorato per oltre dieci anni in quotidiani genovesi) e sono ora direttore del quindicinale "Valle Bormida Pulita“ (10 mila copie), un giornale che si sforza di fare un po' di luce sulle tante menzogne della vicenda Valbormida (il record dell'inquinamento in Italia, che dura dal 1882: 110 anni in questi mesi).

Nato in Valbormida ed emigrato a Genova per studiare e poi per lavorare, sono tornato in Valbormida da 4 anni per riprendere (con tanti altri amici, con tutta la gente della Valle) una lotta nella quale erano già stati impegnati mio bisnonno (dal 1916 al 1933), mio padre e mio nonno (nelle dure lotte del 1956-57). Non sono una rarità: qui in Valbormida piemontese sono migliaia le famiglie che lottano da 4-5 generazioni contro l'inquinamento del fiume Bormida da parte dell'Acna di Cengio. È questo il dato più sconvolgente».

«Un'altro dato sconvolgente è che in questo secolo di avvelenamento, di danni economici, di lutti (“i morti per cancro sono uno ogni due funerali” ha detto un Parroco in un'intervista televisiva, due anni fa), di ingiustizie, di umiliazioni per la gente, la Valbormida è diventata una piccola "Ustica dell'ambiente": tante sono le omissioni, le falsità, le manipolazioni, i silenzi, gli intrighi del potere politico». 

«Si potrebbero citare mille episodi. Ne cito solo uno: la presenza di diossina. Che sotto e accanto allo stabilimento dell'Acna ci sia diossina lo stabilì due anni fa il Professor Armon Yanders dell'Universita del Missouri al termine di difficili prelievi e analisi. Il Ministero dell'Ambiente smentì. L'Istituto Superiore della Sanità però fu incaricato di fare alcune analisi (con discrezione). Due mesi fa il Prof. Yanders dagli USA ci ha inviato dei documenti che dimostrano che alcuni tecnici dell'Istituto Superiore  nel settembre scorso hanno partecipato ad un Symposium internazionale sulla diossina nel North Carolina illustrando la preoccupante situazione dell'Acna di Cengio. interpellato da alcuni Sindaci della Valbormida I'Istituto Superiore di Sanità ha, finalmente, consegnato alcuni dati che, effettivamente, confermano che all'Acna c'è diossina. E che dicono i Ministri della Sanità e dell'Ambiente? Dicono che la diossina effettivamente c'è, ma non in quantità da far male».

«Ma quanta deve essere la diossina per far male? In due dei 20 punti di prelievo la diossina è stata trovata in quantità superiori ai 1.000 nanogrammi/Kg. Oltre i mille nanogrammi, secondo le tabelle EPA, il materiale esaminato deve essere considerato rifiuto tossico-nocivo. In questo caso dell'Acna i due punti sono in terreno accanto (e in contatto) al fiume, Quindi una parte del sito dello stabilimento Acna e del greto del fiume Bormida è da considerarsi una discarica (non controllata) di rifiuti tossico-nocivi?  I Ministri e i tecnici che per mesi (o anni) hanno nascosto i dati alla popolazione della Valbormida, ora dicono che dobbiamo stare tranquilli, ma non rispondono alle nostre domande».

«Sono quindi a chiedervi che SAMARCANDA possa occuparsi in una trasmissione di questa drammatica vicenda. Vorremmo anche poter fare le nostre proposte (nostre come popolazione rappresentata dalla Associazione spontanea "Associazione per la Rinascita della Valbormida", fatte proprie dai Sindaci della Valle) per creare posti di lavoro alternativi all'Acna a Cengio».

«Ma le proposte della gente normale ai politici, ovviamente, non interessano! Siamo quindi disponibili a fornire tutta la documentazione necessaria a supporto delle nostre proposte e denunce.  Un aspetto che mi interesserebbe di un'eventuale trasmissione sulla Valbormida sarebbe un confronto in diretta nei vostri studi tra il Ministro Ruffolo e un cittadino qualsiasi della Valbormida: io, ad esempio, avrei tante cose da dirgli e da chiedergli. Invece dei soliti confronti tra politici, mi sembrerebbe meglio mettere a confronto il Ministro con un semplice cittadino, che vive (come tutti gli altri valligiani) i "dati" dell'inquinamento sulla propria pelle». 

«Se avete bisogno - come mi sembrerebbe giusto - di verificare le mie affermazione e se vi interessa sapere qualcosa in più sul mio conto, potete chiedere al collega Santo Della Volpe della redazione TG3 nazionale o a Leoluca Orlando, al quale ci siamo rivolti per ottenere un po' di aiuto in questa difficile ricerca di un po' di giustizia per la Valbormida.

Grazie per la cortese attenzione».

La lettera invece inviata alla giornalista Bolognini è più schematica e affronta direttamente la scaletta di come Renzo vorrebbe comporre l'inchiesta. Alcuni di questi punti attendono ancora adesso una risposta.

Proposte per una trasmissione sui rifiuti (lettera datata 28 febbraio 1991)

Oltre, ovviamente a uno o più servizi da Napoli, con intervista al camionista rimasto cieco ed, eventualmente, al giornalista Vito Faenza, che ha seguito molto bene l'inchiesta e che potrebbe suggerire altri personaggi e/o situazioni locali, io potrei collaborare per fornire o trovare:

1) dati produzione rifiuti industriali in Italia (con personaggi politici e tecnici che li commentano);

2) dati produzione rifiuti industriali in Europa (con giornalista francese Christophe Nick e giornalista inglese Alan Hayling).

3) dati smaltimento ufficiale e smaltimento clandestino rifiuti industriali in Italia;

4) dati smaltimento all'estero (clandestinamente e/o col consenso del Ministero) dei rifiuti tossici italiani;

5) cosa è successo in Romania, con i rifiuti italiani nel porto di Sulina?

6) come smaltiscono gli altri paesi europei;

7) storia delle navi dei veleni (Zanoobia, ece): dove sono finiti i rifiuti riportati in Italia dalla Nigeria e dal Libano?;

8) intervista a un broker che si è messo a commerciare in rifiuti; intervista a un camionista;

9) intervista a Porta, presidente dell‘Enichem (ex-Enimont);

10) i rifiuti industriali nel cemento quindi nei muri delle nostre case (il caso Presa-Cementi di Robilante ed i casi francesi);

11) emergenza rifiuti industriali: Acna, un caso limite (dalla fabbrica, mediamente ogni giorno escono 7-8 Tir carichi di rifiuti, nel registro di carico e scarico depositato presso la Provincia di Savona l'Acna ha denunciato una produzione di rifiuti "speciali" e tossici di 70 mila tonnellate all'anno).

Come personaggi italiani potrebbero essere invitati o intervistati: il Ministro Ruffolo e/o il suo braccio destro dottor Clini; l'on. Edo Ronchi (che ha una voluminosa documentazione); l'ex-consigliere regionale ligure Massimo Giacchetta (fa ora il Consulente di piccole aziende per lo smaltimento dei rifiuti tossici); e/o altri

Questi sono alcune annotazioni su argomenti di mia conoscenza (di cui sono già in possesso di documentazione) o sui quali potrei trovare documentazione. Ovviamente questa è una molto approssimativa e tutta da approfondire. Se vi può interessare, sono a vostra disposizione. Ciao, buon lavoro.

Inutile dire che Renzo non è stato considerato per niente. Ciò nonostante una volta Renzo ha partecipato a quella trasmissione, tra il pubblico. Ha preso il microfono e coraggiosamente ha detto ciò che doveva, in poco tempo – come vogliono i tempi televisivi – ma poi nessuno si è interessato ad approfondire. Le cose che portava Renzo in trasmissione andavano oltre le conoscenze di Santoro, io me lo immagino cosa pensava quando Renzo gli diceva certe cose: “cosa mi sta dicendo questo?”. Parlavano due linguaggi giornalistici differenti. Sì che a noi dava l'impressione di aver raggiunto la gente, perché quando non hai spazio mediatico, quel poco che ti viene concesso sembra un miracolo. Ma non è stato così.

C'è un'altro documento datato 1993 nel quale Renzo anticipa di vent'anni il disastro della Terra dei Fuochi. La lettera è stata inviata il 1° aprile di quell'anno all'attenzione di Antonella Antonello, della redazione del programma televisivo Zona Franca. Anche qui Renzo inizia spiegando chi è, cosa fa e ripercorre una vicenda di due anni prima. Era il 1991 e un camionista, Mario Tamburino, rimane accecato dall'esplosione di un bidone di rifiuti tossici, portati dal Piemonte a una discarica napoletana. Questo carico rappresentava il traffico di rifiuti industriali, oltre a quelli ospedalieri e urbani, trasportati dal Nord al Sud Italia. Milioni di tonnellate, ogni anno. Tutto documentato in documenti di trasporto di cui Valle Bormida Pulita era in possesso, grazie alla segnalazione di un ferroviere di Ferrovie dello Stato. Rifiuti industriali che provenivano dall'Acna e che erano diretti in discariche abusive e controllate, autorizzate da assessori compiacenti (e per fortuna arrestati). Ma anche seppelliti in buchi a cielo aperto nelle zone intorno al Vesuvio. Un giro di soldi impressionate, di cui Renzo aveva ricostruito ogni passaggio, fatto di tangenti pretese non solo dalla camorra ma anche dai politici.

Solo dallo stabilimento dell'Acna nel biennio 1988-1989 (copia dei registri aziendali alla mano) sono state destinate a Napoli oltre 20mila tonnellate tra cui scarti di lavorazione chimica, di cui 10mila tonnellate di fanghi derivanti dalla depurazione delle acque reflue che raggiunsero la discarica di Pianura. Tra i rifiuti naftalina, soda caustica, benzolo, acido solforico e ammoniaca che non andavano solo a Napoli: sono finiti anche a Pavia, per esempio, sempre nello stesso biennio, 53mila tonnellate; e 33mila a Torrazza Piemonte; poi migliaia di tonnellate sono finite a Orbassano, nella cintura torinese, Udine, Bergamo, Verona. Curiosa, tra l'altro, la causale indicata sulle bolle di trasporto: “smaltimento finale”. Un viaggio di sola andata, Cengio-Pianura (Corrado Olocco, Gazzetta d'Alba)

Per il solo anno 1989 si parla di 66.860 tonnellate: la maggior parte (65.797 tonnellate) rappresentata da rifiuti speciali, ossia gessi industriali, fanghi biologici, ossidi di ferro, residui carboniosi e oli esausti. Poi ci sono 1.021 tonnellate di rifiuti speciali assimilabili agli urbani e 42 di rifiuti tossici e nocivi. Questi ultimi finirono bruciati in un inceneritore dell'azienda francese Solamat. Era l'inceneritore di Rognac, vicino a Marsiglia.

Molti rifiuti speciali vennero assimilati a quelli urbani finendo in normali discariche tra cui Benevagienna (Cuneo), Vergiate (Varese), Fossò (Venezia) e Vighizzolo di Montichiari (Brescia). Quelli speciali non assimilabili furono invece smaltiti in discariche a Cividale del Friuli (Udine), Verretto (Pavia), Torrazza Piemonte (Torino) e Giuliano (Napoli) o negli impianti di trattamento di Broni (Pavia), Orbassano (Torino) e Robilante, nel cuneese. Alcune di queste discariche sono finite sotto inchiesta.

Renzo, come Ilaria Alpi, denuncia il business dei rifiuti, un business internazionale per l'Italia, con rifiuti che finivano in Nigeria, Gibuti, Angola, Romania, facendo finta di trattarli in finti impianti.

Cita il caso della truffa ad opera della Lurgi Italiana (la stessa dietro il progetto di inceneritore di Alba), azienda che vanta tra i proprio soci nomi importanti, quali Bettino Craxi, e che ha progettato l'inceneritore di rifiuti industriali Re.Sol, da costruirsi a Cengio, e contro il quale la popolazione ha iniziato una rivolta. Tutto questo stava in una lettera. Ma le testate più famose, la ignorarono.

Infine, anche Striscia la Notizia era stata contattata da Valle Bormida Pulita. Un intervento del Gabibbo era già stato pianificato ma all'ultimo saltò, causa una telefonata di pressione da parte dell'Acna agli autori del programma televisivo.

FINE DEL GIORNALE

Paradossalmente, ValleBormidaPulita ha tentato in tutti i modi di difendere l'ambiente. E dall'ambiente ha ricevuto un grave colpo. Fu con l'alluvione che il giornale interruppe la sua corsa.

Non avevamo un lira, la nostra casa è stata colpita da una frana e il giornale ha perso molto. Non si trovava più pubblicità anche perché per tutta la zone è stato un duro colpo. Nonostante le grandi difficoltà, ValleBormidaPulita usciva con dei numeri periodici, con delle guide, e ha continuato a far sentire la propria presenza sul territorio, fino alla morte di Renzo. Oggi Patricia è ancora l'unica proprietaria della testata. Sarebbe bello poter creare un centro per il giornalismo a Cortemilia. Nella sede di quello che era stato il giornale. Sarebbe bello poterlo fare. Un luogo della memoria del giornale. Cortemilia un centro internazionale del giornalismo ambientale. L'ambiente è un tema centrale oggi. In Italia ci sono molte cose “storte”. Sarebbe bello. Chissà se prima o poi questo sogno diverrà realtà.

 

--continua con la terza e ultima puntata--

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