di Maurizio Bongioanni.
Oggi ho aperto Facebook e, come spesso accade, mi è comparso un post di Valigia Blu, un blog tenuto da esperti del mondo del giornalismo che leggo sempre volentieri. Il tema erano la fake news, le notizie bufala, che ormai imperversano su internet, specialmente sui social. Il post di Valigia Blu invitata i professionisti del settore dell'informazione a leggersi un vademecum, poiché tutti possono essere responsabili della diffusione di notizie false, specialmente i giornalisti.
Poco più giù, scorrendo la timeline di Facebook, ho trovato un articolo pubblicato dalla Gazzetta d'Alba, relativo alla manifestazione che un gruppo di richiedenti asilo ospitati a La Morra ha organizzato l'altro giorno nel piccolo comune delle Langhe. Il post recitava: "I giovani originari di diversi paesi africani, chiedono più cibo, la connessione wi-fi libera, farmaci da banco non a pagamento e mezzi di trasporto per raggiungere Alba dove seguire un corso per imparare l'italiano". Insomma, scritto così quel post non dava adito a un confronto ma anzi offriva un bell'assist al razzismo, che nelle Langhe esiste eccome (chiamiamolo con il suo nome, su, "razzismo"). Naturalmente la scelta di scrivere il post in quel modo ha scatenato le ire dei leoni da tastiera che si sono rincorsi per esprimere tutto il proprio odio - ingiustificato - verso i manifestanti ...
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Ora, non c'è bisogno di riprendere quei commenti perché non hanno nulla di costruttivo e sarebbe solo una perdita di tempo. Certo, fossi stato il social media manager - cioè colui che decide il testo da inserire su FB - forse avrei pensato con più calma cosa scrivere. Sappiamo benissimo che Facebook è un vespaio e gli immigrati spesso sono presi di mira e su cui si sfogano le frustrazioni collettive. E' così da secoli, basta leggere i libri di storia. Un malpensante potrebbe dire che probabilmente lo scopo era proprio quello di scatenare la reazione becera per garantire più visibilità e guadagnare più 'mi piace'. Ma a che prezzo? Quello della verità, della dignità di queste persone che stavano manifestando per far sentire anche la propria voce, dato che il più delle persone nemmeno sanno che sono lì a La Morra.
Si sono lamentati, è vero. Hanno detto che mangiano solo pasta, che il cibo non è abbastanza. Che non hanno internet per poter comunicare con i propri parenti. Che non hanno modo di apprendere l'italiano e che non hanno accesso ai farmaci. Invece di indagare se effettivamente le cose stanno così, il popolo affannato del web ha inveito contro di loro, invitandoli a tornarsene a casa, perché gli italiani pagano le tasse e hanno più diritti di loro.
Già. Le tasse. Non mi dilungherò qui sulle questioni dei 35 euro al giorno, dello smartphone e tutte queste 'salvinate', che sono solo forzature per creare divisioni e raccimolare voti. Invito a riflettere sulle cause, sul che cosa spinge queste persone a spendere tutti i loro averi (anzi, il più delle volte a indebitarsi) per rischiare la vita su un barcone. Scelta a cui noi non siamo nemmeno abituati a pensare. Certo, anche noi 'europei' siamo pieni di giovani che emigrano in cerca di lavoro ma a noi è sufficiente acquistare un volo, magari anche per pochi euro. Ma dicevo di riflettere sulle cause. E sulle tasse.
Forse pochi di noi sanno che la nostra agricoltura è sussidiata. Ciò significa che riceve dei sussidi europei poiché l'attività agricola da sola non basterebbe all'agricoltore come unica fonte di guadagno. Allo stesso tempo i nostri prodotti sono esportati in tutto il mondo, pure in Africa. Dove l'agricoltura non è per niente sussidiata. Anzi, gli stati africani sono stati obbligati dai paesi europei ad abbattere i dazi doganali, per cui i prodotti da noi esportati risultano più convenienti per quel mercato e finiscono per fare concorrenza sleale ai prodotti autoctoni. Un esempio su tutti è il pomodoro, che dall'Italia finisce in Ghana e fa chiudere le fabbriche ghanesi. Indovinate poi dove finiscono i disoccupati ghanesi? Esatto, a raccogliere i pomodori nel sud Italia, per pochi euro e sfruttati al pari di uno schiavo da caporali italiani.
Se non ci credete leggete questa storia che ho raccolto qui.
Ho detto che non mi dilungavo - e infatti chiudo qui. Però questa volta non prendiamocela con Facebook: Facebook non dà limiti di caratteri. Se davvero vogliamo fare informazione, andiamo oltre ai brevi testi pronti al like e al commento razzista. Perché per combattere l'ignoranza, e la guerra che ne consegue, dobbiamo usare le informazioni corrette e creare il giusto contesto di confronto. Soprattutto a proposito di immigrazione.