A cura dell'Associazione Coordinamento Asti Est.
La sede della nostra associazione, da sempre, si trova in Praia, quartiere eletto a ghetto fin dalla sua edificazione. Praia è uno dei posti di questa città dove persone che come noi ritengono doveroso agire per eliminare le barriere sociali e far emergere le contraddizioni di questa dannata società, dovrebbero stare. Perché ghetto sta a discarica come essere umano sta a oggetto.
Le persone che vivono le case popolari in Praia e in altri quartieri di questa città, non sono dell'idea di essere considerati alla stregua di rifiuti e respingono al mittente l'idea di vivere in un ghetto, in una zona di serie B...
Incivili
Da alcuni mesi a questa parte ci confrontiamo periodicamente con inquilini (assegnatari e proprietari) degli alloggi delle Case Popolari.
I racconti sullo stato di salute delle palazzine dell'ATC fanno accapponare la pelle. Abbiamo deciso, sollecitati da quanto ci viene riportato, di aprire una campagna di raccolta foto/video/documenti relativamente a ciò che gli inquilini ritengono essere un disservizio o un pericolo.
Nel giro di pochissimi giorni, il numero whatsapp era già intasato: balconi cedevoli, marciapiedi disintegrati, garage chiusi per motivi di sicurezza diventati rifugio della devastazione e dello spaccio, scale pericolose, ascensori non funzionanti, giardini alla mercé della selva. Ma anche: alloggi abbandonati, alloggi murati, alloggi incendiati, alloggi ammuffiti. Oltre a: cornicioni pericolanti, intonaco cadente, spazi giochi per bambini chiusi perché pericolosi (o assenti perché mai realizzati).
Abbiamo deciso di andare ad incontrare gli inquilini direttamente nei caseggiati, nei palazzi dove vivono.
E ci hanno fatto vedere.
Ci hanno raccontato della loro paura che da un momento all'altro il balcone dell'alloggio di sopra cada intesta all'inquilino di sotto. Ci hanno raccontato del terrore che un pezzo di intonaco cada intesta ad un bambino mentre sta giocando a calcio in cortile. Ci hanno spiegato che lamentano questa condizioni da anni. L'amministratore rimanda le responsabilità all'ATC, l'ATC all'amministratore. Un balletto indegno di cui presto ogni inquilino si stanca, incazzato, preso in giro e abbandonato dallo stato di tutela.
Se l'ATC rimanda gli interventi per lunghissimi anni e l'amministratore condominiale non da risposta, quando si tratta di incassare affitto e spese condominiali (prezzi folli - anche più di 3000 euro/anno), sfrattare persone insolventi, il loro calendario non ammette ritardi.
"...perché io so io e voi non siete un cazzo"...
L'ATC sta facendo un censimento delle condizioni reddituali e delle morosità degli inquilini assegnatari degli alloggi di ERP. Ma non siamo a conoscenza di censimenti degli alloggi vuoti, di quelli sovraffollati, di quelli sovradimensionati. Né, tanto meno, siamo a conoscenza di un censimento delle problematiche strutturali e delle condizioni igienico-abitative in cui versano le palazzine in gestione all'ente. Né ci sembra che ci sia un monitoraggio delle spese condominiali, dello stato delle caldaie e degli spazi comuni.
L'ATC ha chiuso la maggior parte dei garage posti auto (sicuramente ai tetti blu, in alcune palazzine di Praia e in Via Dogliotti/Corso Felice Cavallotti) e cantine molti anni fa.
Sono ancora lì, chiusi all'accesso degli inquilini e per questo in stato di abbandono e in totale assenza di controllo e cura. Topi, scarafaggi e disagio ne sono diventati i padroni.
Le grondaie sono intasate da svariati anni (..."sulle nostre grondaie ci crescono i pomodori...") col risultato di infiltrazioni d'acqua che danneggiano la salute degli inquilini e delle palazzine. A migliaia le segnalazioni effettuate dagli inquilini all'ente e agli amministratori, ma nulla è stato fatto e i danni si sono aggravati col tempo. Oggi, quello che si sarebbe potuto risolvere con poca spesa anni fa, rischia spesso di essere diventato un problema strutturale grave di oneroso intervento. Ma l'ATC, ora, ha premura di conoscere i redditi degli inquilini.
Per fare uscire il succo, bisogna spremere
Le condizioni accennate sopra e che presenteremo dettagliatamente a fine autunno, sono inaccettabili. Specialmente, ancora più inaccettabile è la mole delle spese condominiali. Più di 1200 euro all'anno, ma senza riscaldamento (termoautonomo) e "le pulizie ce le facciamo noi". Oppure: 2400 euro/anno, con riscaldamento e senza pulizie. O addirittura: 3500 euro, con riscaldamento, ma senza pulizie e senza box auto e senza cantina.
Ci guardiamo intorno e chiediamo agli inquilini: "ma perché queste spese così alte?". Risposta uguale dappertutto: "boh?".
L'unica assemblea condominiale si fa a gennaio e viene fissata in orari di lavoro, sempre presso la sede dell'ATC, in via Carducci. Ma chi lavora, chi non ha la macchina o ha problemi di mobilità, all'assemblea non ci va. Col risultato che non riesce ad andarci nessuno e nessuno conosce la natura di queste spese.
In molte palazzine l'amministratore di condominio non risponde al telefono o è irrintracciabile, oppure risponde la solita frase: devi rivolgerti all'ATC. ATC, dal canto suo, si limita a mandare il piano rate diviso in mensilità.
Chi riesce paga.
C'è da ricordare che l'affitto è calmierato in relazione al reddito. Chi ha un reddito di 400 euro al mese paga intorno ai 60 euro. Ma poi arriva il carico delle spese condominiali: tra i 100 e i 270.
E ci si chiede che senso abbia vivere in una casa popolare.
"...mannaggia la miseria, che ce se guadagna
a stasse zitti mentre il lupo ce se magna?..."
Poveri, si. Ma non poveri coglioni
Essere perennemente bistrattati ogni volta che ci si reca in un ufficio del welfare territoriale, quale che sia quello dei Servizi Sociali, quello dell'ATC, quello dell'amministratore condominiale "puff, di che ti lamenti? Devi ringraziare che TE L'HANNO DATA, la casa popolare...", essere considerati i destinatari di una regalia filantropica dei servizi, essere trattati alla stregua di bambini capricciosi è lo scotto che ognuno che viva una situazione di indigenza deve pagare quando individualmente chiede diritti. Ma il diritto ad una abitazione dignitosa non è una regalìa. Il diritto è statuito. E se più di 600 aspiranti assegnatari ancora non lo godono, ebbene, neanche gli inquilini che sono approdati in una casa popolare stanno godendo il diritto a vivere un un ambiente dignitoso.
Se gli enti deputati a garantire questo servizio si relazionano con i singoli inquilini in modo canzonatorio e irrispettoso, vorrà dire che agli sportelli bisognerà andarci tutti e tutte insieme. Ci auguriamo è sosteniamo con tutte le nostre energie la proposta che sta circolando tra gli inquilini di costituirsi in un Comitato che abbia la forza di imporre i diritti ad oggi negati. Il diritto alla sicurezza, alla dignità, alla casa.