Un muro di cemento armato per correggere la natura del fiume?

di Alessandro Mortarino.

Esaurito il periodo elettorale con la conferma a Sindaco di Stefano Reggio - al suo quinto mandato - e nove consiglieri eletti (la lista unica non presentava i consueti 10 candidati), a Bubbio si riaccende il dibattito attorno a un rilevante intervento ritenuto essenziale per la messa in sicurezza del fiume Bormida: un cittadino, Giovanni Carlo Ghione (anche geologo), chiede da anni di poter visionare il progetto, ma l'accesso agli atti gli viene negato...

A più riprese, a far data dal maggio 2022, il geologo aveva provveduto formalmente a richiedere all'amministrazione comunale la messa a disposizione di tutti gli atti tecnici e procedurali allo scopo di poter effettuare un'attenta analisi di quanto previsto da un intervento strutturale decisamente importante e, secondo le sue esperienze professionali, forse non completamente adatto e da sottoporre, dunque, a qualche ulteriore riflessione.

Un suo diritto di "cittadinanza" ottenere l'accesso agli atti e un bell'esempio civico di volontaria disponibilità all'esame professionale di un progetto che potrebbe segnare per sempre il corretto rapporto tra l'uomo e il proprio habitat naturale.
Ma il progetto, a quanto ci racconta il cittadino-geologo, non gli è mai stato reso disponibile e i suoi dettagli restano così nell'incertezza o in qualche sparuto indizio raccolto tra articoli di giornale e dichiarazioni pubbliche.

L'intervento fluviale è piuttosto complesso; segue gli eventi meteorologici del 3-6 novembre 1994 e 21-25 novembre 2016 con l'obiettivo di ottenere una mitigazione dei rischi di allagamento, di effetti della dinamica fluvio-torrentizia e dell'erosione dei suoli, prevedendo l'adeguamento delle sezioni di deflusso dei fossi colatori provenienti da versanti in Giaronetto, nel comune di Bubbio. Un intervento dal costo complessivo di 4 milioni e 600 mila euro per il solo tratto comunale, finanziato all'interno dei progetti prioritari del PNRR e dalla Regione Piemonte, che prevede in sostanza di «rinforzare gli argini lungo la strada provinciale ed ampliare l’alveo nelle zone dove il percorso del fiume si fa più tortuoso», come sostenuto dal Sindaco Reggio benché lungo la strada provinciale non risulti alcun argine. Che oltretutto, secondo il parere del geologo, non sarebbe comunque in grado di impedire l’esondazione per un metro e mezzo di altezza su metà piana alluvionale (quella in sinistra idrografica) attraverso il semplice rinforzo degli argini esistenti (che peraltro, appunto, non ci sono...).
In altre parole, questi argini dovranno essere costruiti ex novo e dovranno essere decisamente elevati rispetto al piano campagna: un muro di cemento armato che, unitamente ad un tratto di argine “tradizionale”, dovrebbe avere un’altezza di diversi metri e una lunghezza nell’ordine di 700 metri.

Secondo il geologo Ghione, se i sondaggi geognostici a corredo del progetto sono stati eseguiti dove è previsto l’intervento, questo sarà localizzato in apice alla sponda in sinistra idrografica impedendo totalmente la benché minima espansione delle piene, che saranno così necessariamente costrette a defluire interamente nel settore in destra idrografica del fondovalle, con evoluzioni morfo-idrologiche assai difficilmente preventivabili e che potrebbero anche portare alla formazione di un ulteriore alveo fluviale.
Peraltro sul punto il progetto prevederebbe l'ampliamento della sezione fluviale in destra idrografica di una quantità tale, parrebbe, da far defluire l'intera portata delle piene nell'alveo, mentre sinora le piene si sono espanse sia in destra che in sinistra idrografica per anche più di cento metri su ambo i settori di fondovalle.

Risultato a prima vista che non può non lasciare che più di una perplessità sia per il fatto che il tratto d'alveo in esame ai due estremi presenta due anse con curvatura prossima ai 90° ove è ricorrente la deposizione di sedimenti (tanto più durante le piene) sia per il fatto che il Progettista a precisa domanda in merito avrebbe ribadito che l'efficacia del progetto è subordinata al mantenimento delle condizioni di progetto; condizioni di progetto che ben difficilmente dovrebbero aver contemplato la presenza di localizzati accumuli di sedimenti in alveo.

Conseguentemente l’aspetto paesaggistico risulterà stravolto, con il fiume che non sarà più osservabile dalla parte bassa della località Giarone, località a sua volta interessata da quanto previsto lungo il tratto terminale del rio San Pietro; rio che a sua volta sarà canalizzato mediante arginature e verosimilmente anche mediante ulteriori muri in cemento armato.

Una scelta che pare entrare in collisione con il Piano di gestione del rischio di alluvioni (PGRA) della Regione Piemonte che si è proposto l’obiettivo di “Assicurare maggiore spazio ai fiumi” per introdurre misure di riduzione del rischio idraulico che favoriscano un ripristino di spazi e dinamiche proprie del corso d’acqua e ha riconosciuto che il ricorso alle scelte tecnico-strutturali di difesa mirato al controllo delle dinamiche naturali non ha dato i risultati auspicati nel ridurre in maniera definitiva i danni da alluvione, indicando il ripristino delle condizioni di naturalità del corso d’acqua come soluzione duratura.

«Alla fine di questi complessi lavori - ha dichiarato ai media il Sindaco - potremo dire che le aziende che operano in quella zona avranno la massima sicurezza e non dovranno più pensare a possibili consistenti danni in caso di piogge alluvionali».
Resta però, nelle valutazioni del geologo Ghione, il dubbio che non tutte le criticità e le alternative progettuali siano state minuziosamente valutate dai tecnici e dalla Regione. D’altra parte, Leonardo Da Vinci sostenevaSe qualcuno mi dicesse che è più facile domare le acque del fuoco, io penserei che ha carestia di bono giudizio”: come dire che non appartiene alle virtù umane il potere di fermare le acque e il corso dei fiumi...

E il dubbio potrà essere sciolto solo alla presentazione della documentazione: un atto dovuto, in quanto pubblico. Che interessa e deve interessare l'intera comunità.

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