L'intervento di Laurana Lajolo in conclusione alla manifestazione del 79° anniversario della Liberazione d'Italia, a nome dell’ANPI provinciale di Asti.
I partigiani hanno sempre festeggiato il 25 aprile come il giorno dell’entusiasmante conquista della libertà e della democrazia, dopo una guerra barbara, nel ricordo dei compagni uccisi e deportati.
Noi oggi ricordiamo Remo Dovano, operaio comunista Way Assauto, 24 anni, arrestato perché distribuiva di notte volantini con la scritta "Viva il primo Maggio". Torturato in carcere dai fascisti, non ha rivelato i nomi dei compagni ed è stato fucilato, 80 anni fa, il 4 maggio al poligono di tiro di Sessant...
Remo concluse la sua ultima lettera alla fidanzata con queste parole: “Ti invio queste ultime rose rosse che si muteranno in tante gocce di sangue e ricordati che io affronto la morte con serenità”. Il 4 maggio andremo, con tutti quelli che vorranno, a depositare le rose rosse al poligono di tiro di Sessant.
Anche i soldati italiani prigionieri dei nazisti hanno fatto la loro resistenza rifiutando di aderire alla Repubblica sociale e rimanendo nei campi di concentramento. E dobbiamo sempre ricordare i sei milioni di ebrei annientati nei Lager nazisti.
E ricordiamo anche gli antifascisti perseguitati dal regime. Quest’anno sono cento anni dall’omicidio di Giacomo Matteotti, di cui si era assunto la responsabilità politica il capo del governo Benito Mussolini, istituendo poi le leggi liberticide. Potremmo ricordare molti altri, dai fratelli Rosselli a Antonio Gramsci, da Leone Ginzburg a don Sturzo agli astigiani Alberto Gallo e Secondo Saracco.
E ricordiamo anche i soldati mandati a morire all’estero nelle guerre fasciste.
Anche oggi dobbiamo ribadire da dove nasce la nostra democrazia e che la lotta di Liberazione è stata il fondamento delle nostre istituzioni repubblicane, dei nostri diritti di cittadinanza, della nostra dignità patriottica riconosciuta a livello internazionale. E oggi questa festa nazionale assume un significato ancora più importante.
Come ha detto la partigiana e pacifista Lidia Menapace, la Resistenza è stata una collettiva presa di coscienza politica. I partigiani hanno combattuto e conquistato la libertà per tutti, anche per quelli che erano i loro nemici in guerra e i loro avversari politici. Dopo la Liberazione il governo dei partiti antifascisti, con l’amnistia, ha voluto la pacificazione della nazione.
Dalla Resistenza armata, fatta insieme dalle Divisioni Garibaldi, dagli Autonomi, dalle brigate Matteotti e di Giustizia e Libertà, i partiti antifascisti hanno saputo trarre la lezione per scrivere la Costituzione, che è un nobile patto di mediazione tra posizioni politiche diverse per sostenere la coesione dei cittadini e l’unità dello Stato.
Nella Costituzione campeggia l’equilibrio dei poteri dello Stato e l’autonomia degli organismi costituzionali a garanzia della democrazia e dei diritti di cittadinanza. La nostra Costituzione, nella convergenza di indirizzi politici diversi in nome dell’unità del Paese, è contro tutte le forme di autoritarismo, sovranismo e differenze territoriali.
E chi ha giurato sulla Costituzione per assolvere a incarichi pubblici ha il dovere di attenersi a questi principi.
La concezione democratica antifascista costituisce il perno e l’ossatura della nostra Costituzione repubblicana e non si può riscrivere la storia a seconda delle maggioranze di governo.
Ispirandosi, appunto, ai principi costituzionali l’ANPI si dichiara contrario alla proposta del premierato, che con le sue norme viene a rompere l’equilibrio dei poteri dello Stato, compreso il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica e l’autonomia degli organi costituzionali.
Nella Costituzione c’è la parte migliore della storia italiana e i diritti costituzionali si adattano alle esigenze del presente e del futuro, al di sopra dei giochi politici.
Quando nella storia recente si è cercato di cambiare le regole della democrazia, il voto referendario dei cittadini ha salvaguardato le fondamenta della Carta con la partecipazione popolare.
Maria Teresa Mattei, la più giovane Madre Costituente, ha sottolineato che, dopo vent’anni di dittatura, l’art. 1 della Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo ed è questa la cosa più importante da difendere per essere cittadini e non sudditi.
Lo stato democratico e pluralista garantisce i diritti individuali, sociali e politici.
L’art. 3 della Costituzione sancisce l’uguaglianza e la partecipazione dei cittadini con queste parole: “Tutti i cittadini hanno par dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto, le libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Sono stati i partigiani a sperimentare nella vita di banda la scuola di democrazia, il senso di responsabilità e di solidarietà, perché l’errore di uno solo poteva causare la morte di tutti.
Molte ragazze hanno vissuto, tra gli spari, le prime esperienze della loro emancipazione e dei loro diritti. Hanno compreso, rischiando la vita, che potevano e dovevano diventare protagoniste del loro destino. E hanno ottenuto il diritto di voto delle donne.
Nell’ottobre 1944, in piena guerra, nella zona liberata dai partigiani a sud del Tanaro che comprendeva 40 comuni intorno a Nizza Monferrato, i partiti antifascisti, appena ricostituiti, hanno dato origine con la Giunta popolare di governo alla prima esperienza democratica per rispondere ai bisogni della popolazione.
I giovani che erano stati educati dal regime a obbedire e a combattere, di fronte alla crisi dello Stato e alla guerra, hanno saputo scegliere di ribellarsi alle violenze dell’occupazione nazista e della Repubblica sociale italiana. Con l’aiuto degli antifascisti più esperti, che avevano subito le violenze squadriste e mantenuto viva anche nel carcere l'opposizione al fascismo, hanno saputo percorrere, a costo della vita, la strada della libertà e della pace.
I partigiani hanno combattuto con l’intento di far finire tutte le guerre e hanno poi difeso con impegno e convinzione, nel nome di tutti, la libertà e la pace contro i rigurgiti fascisti e contro il pericolo della guerra atomica, dopo la devastazione delle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Oggi le guerre sono così vicine provocando, in violazione delle norme internazionali, la tragedia immane delle vittime civili delle bombe e della fame, tante donne, tanti, troppi bambini. Nelle sedi istituzionali europee si sta affacciando l’ipotesi di prepararsi alla guerra, che questa volta potrebbe essere nucleare e totale.
E’ dovere di tutti, governanti e cittadini, opporre alle guerre la diplomazia e la trattativa per garantire ai popoli la pace.
Non dobbiamo accettare che i governi aumentino gli stanziamenti per le armi a scapito di servizi e diritti essenziali quali sanità, lavoro, scuola, cultura. NOI VOGLIAMO LA PACE. Bisogna diffondere la cultura della pace e della democrazia, dei diritti civili dell’istruzione, del lavoro, dell’inclusione e della solidarietà, così come scritto nella Costituzione.
Ricordiamo che l’art 11 della Costituzione afferma: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’ideologia fascista, sconfitta nel 1945, è rimasta strisciante in certe componenti della nostra società, ha messo in atto trame eversive, e oggi si manifesta, come rivincita rispetto alle espressioni culturali e politiche dell’antifascismo, in iniziative pubbliche e in varie modalità di censura e di repressione, in forme di razzismo e di xenofobia, nel respingimento dei migranti. E questo non è accettabile per la nostra società e per il futuro dei nostri giovani.
La Costituzione, la libertà e la pace vanno difese ogni giorno con il senso di responsabilità individuale e collettiva, perché, come ha detto il Padre Costituente Piero Calamandrei in un discorso ai giovani nel 1955: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica”.
I partigiani erano consapevoli dell’importanza del loro impegno per la libertà e hanno sempre prestato molto attenzione ai giovani. E oggi, quando è così difficile per i giovani avere prospettive, molti, ragazzi e ragazze, si impegnano per i diritti di tutti e di tutte, per la pace, per il lavoro, per l’ambiente, per l’uguaglianza sociale, per la solidarietà e l’accoglienza, per la scuola. E sono loro l’ossatura del futuro della democrazia.
Marisa Ombra, partigiana a 19 anni, ha sintetizzato il messaggio verso le giovani di oggi con tre parole: libertà e responsabilità, dignità, per rimanere LIBERE SEMPRE.
Bella ciao è diventata l’inno della libertà in tutto il mondo.
La festa nazionale della Liberazione non è un rito, ma un impegno attuale sulla strada della libertà, dei diritti e della pace. Non possiamo e non dobbiamo essere indifferenti.
LIBERAZIONE è parola bellissima, contiene libertà, dignità, responsabilità, democrazia.
Buona liberazione a tutti.