di Alessandro Mortarino.
Il Consiglio comunale di Asti ha dunque approvato a maggioranza (contrari Ambiente Asti e UnitiSiPuo'; astenuti Pd, Verdi e Prendiamoci Cura di Asti) le linee-guida della Variante generale del Piano Regolatore, operazione benemerita che da diversi lustri reclamavamo, esibendo cifre ed esiti inattuati puntualmente ignorati da tutte le amministrazioni - di differente "colore" politico - via via susseguitesi. Il documento, cioè la "vision" che orienterà l'intera progettazione, è esattamente quello che avevamo già analizzato criticamente qui. Senza modifica alcuna.
Ora si dovrà individuare, tramite Bando pubblico, lo Studio di progettazione che si incaricherà di trasformare le linee-guida - preventivamente mai discusse con le associazioni locali che si occupano della tutela ambientale - in un Piano urbanistico per il futuro della città. E l'Assessore Monica Amasio annnuncia che sarà un Piano all'insegna della sostenibilità: cioè del cemento e dell'asfalto...
Perchè diciamo "del cemento e dell'asfalto"? Perchè poche ore dopo l'approvazione in consiglio, Amasio ha rilasciato una emozionata intervista a "La Stampa" spiegando come dovrà essere la città futura: «In termini di espansione residenziale, più piccola di quella pensata vent'anni fa, più sostenibile e con un occhio particolare al benessere, sia ambientale che sociale. Dovrà essere omogenea e senza spazi vuoti o "buchi neri" ma con una continuità tra le varie aree della città così come tra la città e le frazioni e le periferie. Le aree industriali e produttive dovranno essere pensate per una futura espansione».
Occorrono commenti? Non crediamo...
E ci verrebbe da domandarci se l'Assessora consideri Asti come un Pianeta a sé stante, anziché ciò che è realmente: un piccolo punto del Pianeta Terra. Un Pianeta che vive un'era molto problematica sotto il profilo ambientale, nel mezzo di una emergenza climatica sempre più evidente e drammatica che costringe tutti (Nazioni, Enti locali, singoli cittadini) a ripensare con urgenza massima i modelli sociali.
Il che si traduce in molte scelte anche politiche, di cui le linee-guida astigiane paiono non tener conto (pur essendo larvatamente enunciate: parole, parole, parole?...).
Ne ricordiamo qualcuna:
- La Proposta di Direttiva Europea sul suolo recita questo punto nodale: “il consumo di suolo arreca un danno permanente all’ambiente”.
- La nuova legge sulla natura (Nature Restoration Law, approvata dal Parlamento europeo il 12 luglio 2023) impone misure di ripristino sul 20% del territorio terrestre e marino dell’Unione europea (UE) entro il 2030, arrivando a coprire tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050.
- A livello nazionale il Piano per la transizione ecologica (PTE) ha fissato l’obiettivo di arrivare a un consumo netto del suolo pari a zero entro il 2030, ovvero anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo e allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.
- L’articolo 9 della nostra Costituzione è stato "allargato" alla tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali.
- L'articolo 41 della Costituzione ora recita: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
- L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) stima un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici causati dal consumo di suolo compreso tra:
• 66.000 e 81.000 € a ettaro, per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare;
• tra 23.000 e 28.000€ a ettaro, per lo stock di risorsa perduta.
Complessivamente, quindi, tra 89.000 e 109.000 € per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato nell'anno e in ognuno degli anni successivi. Un costo "nascosto" che grava sulle spalle della comunità.
Potremmo citarne altri, all'infinito. Tutti elementi che dovrebbero canalizzare la progettazione di un nuovo Piano Regolatore verso l'azzeramento del consumo di suolo e il riuso dell'ingente patrimonio del costruito ma inutilizzato.
Ma per l'Assessora il suolo è - evidentemente - solo uno spazio da riempire...
In atletica vige la "falsa partenza": possiamo estenderla anche a questo nuovo iter urbanistico?