di Alessandro Mortarino.
Esaurite le abituali ferie di agosto, la newsletter periodica di Altritasti riprende il suo normale percorso annotando molti temi spinosi che accompagneranno nelle prossime settimane (e mesi e anni) il cammino nostro e dell'intera umanità. Parliamo non di "bruscolini" ma di sconvolgimento del clima, di guerre feroci e vicine, di comunità che paiono avere perduto il senso della convivenza. Di crisi, di valori e di diseguaglianze crescenti (causate dall'idea che sia proprio la crescita il metro della nostra esistenza). Ne parleremo a lungo, intanto proviamo qui a riflettere su un aspetto che riguarda la città di Asti, ora avviata a "edificare" il suo nuovo Piano Regolatore, strumento fondamentale per immaginare e progettare il futuro del territorio...
Il Consiglio comunale di Asti, prima di chiudere i battenti per ferie, ha infatti approvato l'avvio dell'iter che porterà all'adozione di una Variante Generale al PRGC. Era da diversi lustri che chiedevamo alle amministrazioni che via via si sono succedute (di centro-sinistra e di centro-destra) di farlo e quindi - nonostante il ritardo e le continue promesse mai mantenute - non può che farci piacere registrare come, finalmente, la visione della città che un PRGC delinea diventi oggetto di revisione, analisi collettiva e progettazione. Il primo passo formale è dunque mosso, ora occorre entrare nei dettagli e avere la capacità e il coraggio (compito dell'amministrazione in carica) di tradurre le linee-guida deliberate in concrete scelte lungimiranti.
Ne discuteremo a fondo, ma qualche considerazione ci pare doveroso proporvela "a caldo". Perchè il documento preliminare merita più di qualche analisi che possa spronare un dibattito sensato.
Diciamo innanzitutto che non ci è dato conoscere il nome del tecnico o dei tecnici che hanno redatto questo documento, ma certamente si tratta di soggetto attento e preparato che ha ben chiaro che un Piano Regolatore oggi non deve solo preoccuparsi dei bisogni del territorio ma di quelli dell’intero pianeta e delle sue emergenze.
Per ora possiamo leggere solo i titoli di un libro che è ancora, però, tutto da scrivere. Il "sommario" di questo libro pare ineccepibile: si parte da un bilancio delle aspettative del Piano datato anno 2000 e sulle sue previsioni ben distanti dai risultati effettivamente conseguiti: a più di vent'anni dalla sua approvazione la previsione assunta dal PRGC non ha trovato attuazione. Si ipotizzava una capacità insediativa teorica di 125.733 abitanti, ridefinita poi a 129.135 abitanti a seguito delle molteplici varianti, fortemente sovradimensionata, sia per il calo demografico, sia per la redistribuzione della popolazione residente che al 31 Dicembre 2022 risulta di 74.178 abitanti. «Nei fatti, la gestione del Piano ha seguito la logica della cosiddetta "urbanistica contrattata", una modalità che si basa sulla volontà del proprietario delle aree e dell'investitore di massimizzare i propri profitti e che rende, però, complesso il controllo pubblico delle trasformazioni».
«La revisione del PRG deve basarsi sulla "conoscenza dello stato di fatto”, cioè sullo stato di attuazione del Piano e su un censimento del patrimonio immobiliare inutilizzato e degradato, ai fini della pianificazione e della promozione del riuso e della riqualificazione» recita il documento approvato.
Esattamente ciò che da anni suggerivamo.
Altro punto cardine di questo iter d'avvio è la necessità di adeguare il nuovo PRGC alla Sostenibilità ambientale: «Il mutamento dei cambiamenti climatici accelera, le risorse energetiche
diminuiscono drasticamente e/o diventano sempre più insostenibili. La progettazione degli spazi nei quali viviamo è obbligata a fare i conti con l’ambiente e con tutte le sue sfaccettature (risorse idriche, permeabilità dei suoli, gestione dei rifiuti, limitazione delle fonti di inquinamento, risparmio energetico, salvaguardia del paesaggio). Affinché il nuovo strumento urbanistico possa dirsi garante di sostenibilità ambientale e sociale non potrà prescindere dal fatto che la componente Verde garantisca alla popolazione residente in città una serie di esternalità positive».
Potremmo fermarci qui e dire che gli ingredienti per "cucinare" un ottimo Piano sono al loro posto e in prima fila. Ma, come già accennato, occorre anche che il "cuoco" sappia gestire al meglio la trasformazione delle materie prime così ben individuate. E qui i dubbi iniziano ad evidenziarsi. Qualche esempio:
1. Consumo di suolo: è per noi inaccettabile che si parli di "limitarlo" (benchè lo si definisca un "bene comune"). Il documento indica così: «La limitazione al consumo del suolo ricomprende la particolare attenzione che la variante generale al PRGC dovrebbe avere rispetto alla salvaguardia di tutte le risorse naturali di cui disponiamo, in particolare il bene comune “suolo”. Non vi è dubbio che la variante generale al PRGC debba portare con sé una riduzione delle aree urbanizzate ed urbanizzande rispetto all’attuale Piano in vigore, con la riduzione delle aree edificabili inattuabili e superflue e prevedendo compensazioni tramite interventi di rinaturalizzazione ove non vi siano alternative».
Ci pare un'autentica follia ipotizzare di (continuare a) sacrificare suolo naturale quando lo stock edilizio esistente e inutilizzato (alloggi inabitati e capannoni dismessi) offre già soluzione a tutte le esigenze.
2. E poi: «Tuttavia, non è secondario considerare che forse non è questo il tempo di una proposta di pianificazione tradizionale, di lungo periodo, rigida, basata su una visione univoca. A fronte di una società che sempre più richiede efficienza e flessibilità, è necessario prevedere strumenti di indirizzo che, senza abbandonare regole e controlli, abbiano caratteri di semplicità, di trasparenza e di resilienza, in grado di rispondere in tempo reale alle necessità di trasformazione; in altri termini devono essere previsti pochi e stringenti parametri strutturali in grado di garantire standard di servizi e di qualità urbana diffusi sul territorio, in relazione dialettica con la possibilità di elaborare proposte operative "leggere", in grado di stimolare e accogliere dinamiche di valorizzazione e di sviluppo; al tempo stesso, uno strumento più adeguato ai tempi deve mettere al centro della sua operatività il rispetto del contesto urbano, del patrimonio storico artistico, paesaggistico e anche identitario, la tutela delle risorse ambientali, la riqualificazione architettonica e funzionale, la cura del disegno urbano e degli spazi pubblici».
E' questo il modo di concepire la Pianificazione?...
3. Censimento del patrimonio edilizio inutilizzato: «La revisione del PRG deve basarsi sulla "conoscenza dello stato di fatto”, cioè sullo stato di attuazione del Piano e su un censimento del patrimonio immobiliare inutilizzato e degradato, ai fini della pianificazione e della promozione del riuso e della riqualificazione».
Questo censimento era già stato fatto nel 2013 (giunta Brignolo/Arri: https://www.altritasti.it/index.php/asti-e-provincia/1869-completato-il-censimento-degli-immobili-vuoti-di-asti) ma pare non essere tenuto minimamente in conto in queste linee programmatiche (ovviamente va ri-aggiornato, ma quella base dati dovrebbe già essere almeno citata come spunto di riflessione ora).
4. Semplificazione: «il Piano ha come compito principale la definizione dei livelli di “disponibilità alla trasformazione” delle diverse parti del territorio. Il Piano deve semplificare l’utilizzo della Città costruita". Ci auguriamo si intenda "della città già costruita" (e da recuperare).
5. Perequazione: «La variante generale al PRGC deve “prevedere modalità attuative di perequazione territoriale tese ad assicurare, mediante accordi, compensazioni e ridistribuzioni di vantaggi e di costi relativi a politiche territoriali” (cit. art. 7 c. 9 L.R. 56/77). Il modello perequativo deve ”entrare” nel processo di pianificazione anche attraverso meccanismi di trasferimento di diritti edificatori di ambiti territoriali, con particolare riferimento agli ambiti con elevata potenzialità di trasformazione, che siano applicabili, laddove consentito, anche in ambiti non contigui fra loro, garantendo, nel contempo, che non ci siano disparità nel concorrere alla cessione volontaria e nella realizzazione delle aree standards conformando le azioni al metodo della concertazione urbanistica, al fine di addivenire al miglior equilibrio tra gli interessi privati e l’interesse pubblico"».
6. Collegamento/Tangenziale Sud-Ovest: viene definita come una «grande opportunità»... che «elimina l'inquinamento»... Senza alcuna altra ipotesi alternativa.
7. Sostegno a nuovi ed esistenti insediamenti produttivi: «con l’obiettivo di rendere maggiormente attrattivo il nostro territorio, è necessario valutare tutte le soluzioni possibili per rendere maggiormente sostenibili nuovi interventi, anche dal punto di vista dell’economicità dei costi, da destinare sia alle imprese esistenti che ai nuovi insediamenti produttivi».
Valutare tutte le soluzioni possibili suona un po' come l'azione dell'uomo pio che si inginocchia dinanzi al Padre Eterno...
Sono semplici e larvali spunti di riflessione e di dibattito che lasciano, crediamo, ben intendere come un ottimo enunciato rischi di essere svilito da un componimento che, nella realtà, guarda altrove. Ma vogliamo essere positivi e augurarci che la discussione allontani nubi minacciose intuibili.
A patto che il dibattito coinvolga davvero tutta la città. Per ora, infatti, l'Atto di Indirizzo è solo il frutto della discussione tra soggetti politici/amministratori e forze produttive: non ci risulta che nessuno abbia voluto confrontarsi con il mondo "ambientalista" e con le tante anime dell'associazionismo sociale della città...