di Domenico Massano.
Periodicamente ad Asti riemerge il problema delle barriere architettoniche, richiamato nell’ultimo mese in diversi interventi e recentemente anche dall’Assessora alle politiche sociali Eleonora Zollo in risposta ad alcune considerazioni di Marco Castaldo. In particolare l’Assessora sostiene di aver affrontato più volte la questione barriere architettoniche e spiega che si interverrà non appena vi saranno fondi a sufficienza, ma che “i fondi oggi non ci sono”. Bisogna, però, rilevare che sino ad ora l’attuale Giunta comunale, nonostante alcuni significativi avvicendamenti, sul tema barriere sembra essersi posta in assoluta continuità con il poco o nulla che era stato fatto nel mandato precedente a riguardo, salvo alcune dichiarazioni ed occasionali interventi di sensibilizzazione, sicuramente importanti ma cui, però, non ha mai fatto seguito un concreto impegno per affrontare tale questione che dovrebbe essere considerata un indicatore del livello d’inclusività delle nostre comunità...
Eppure qualcosa fin da subito, anche con risorse limitate, si potrebbe/dovrebbe fare. Basti ricordare che la normativa sul P.E.B.A. (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), continua ad essere disattesa da oltre 35 anni ad Asti, senza alcuna prospettiva per la sua adozione. Eppure la l. 41/86, art 32, commi 21-22, stabiliva che entro un anno le Amministrazioni si dotassero obbligatoriamente di questo strumento per monitorare e superare le barriere architettoniche presenti in un determinato Comune e/o territorio. La portata dei PEBA è stata poi ampliata dall’art. 24 della legge 104/92, con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani (P.A.U. Piano di Accessibilità Urbana), “con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone”.
Per la città di Asti dare avvio alla redazione ed all’adozione del PEBA/PAU costituirebbe non solo l’adempimento, seppur tardivo, di un dovere istituzionale, ma vorrebbe dire dotarsi di uno strumento per la mappatura delle barriere sul territorio con il coinvolgimento della cittadinanza, utile a pianificare e programmare gli interventi evitando sprechi ed incongruenze e promuovendo una “mobilità sicura ed autonoma non solo delle persone con disabilità ma di fasce della popolazione all'interno delle quali, almeno in alcune fasi della vita, ricadiamo tutti”. Un investimento, quindi, non particolarmente oneroso ma con importanti ricadute, come ben espresso, ad esempio, nella recente determina (2450/2021), del Comune di Udine:
“La redazione e la successiva adozione del P.E.B.A., oltre a rappresentare un adempimento normativo ai sensi della Legge 41/1986 e Legge 104/1992, deve essere intesa come una dichiarazione di intenti nel perseguire politiche di intervento coerenti ed omogenee nell'intero territorio comunale volte al costante e progressivo innalzamento del grado di accessibilità, sicurezza e comfort degli spazi pubblici. […] Il principale vantaggio del P.E.B.A. quale strumento di coordinamento e di programmazione è rappresentato della possibilità di definire, progettare e realizzare gli interventi in modo coordinato sulla base di specifiche priorità ed obiettivi definiti. E' noto, infatti, che uno dei principali motivi per cui gli interventi di eliminazione delle barriere non raggiungono il loro scopo è che vengono realizzati in modo casuale, distribuiti sul territorio senza un programma organico, spesso sotto la spinta di istanze individuali. Ulteriore punto di forza è il processo partecipativo che la redazione del P.E.B.A. comporta, rendendo di fatto la cittadinanza parte attiva nella definizione degli obiettivi e delle priorità del Piano”.
Stupisce, inoltre, che pur continuando a lamentare l’assenza di fondi per affrontare il tema barriere non sia ancora emerso nelle dichiarazioni di Sindaco ed Assessorati competenti il riferimento alla Deliberazione della Giunta Regionale Piemonte del 16 febbraio 2023, n. 1-6515 in cui, sulla base del DPCM 10 ottobre 2022, si stabilisce “di ripartire (in rapporto alla popolazione comunale) le risorse del «Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità», pari a euro 865.117,79 per incentivare la progettazione dei Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche (di seguito P.E.B.A.), cui sono tenuti i comuni …”.
Se per l’adozione del PEBA/PAU al Comune di Asti, quindi, non bastasse il fatto di ripristinare una situazione di legalità dotandosi di uno strumento per affrontare il tema delle barriere architettoniche con metodo, promuovendo la partecipazione della cittadinanza e con una progettualità a lungo termine, adesso c’è anche un “incentivo” economico che, in questo periodo storico, credo, sarebbe preoccupante perdere.
Per alcuni approfondimenti si veda ad es. il mio capitolo relativo al PEBA dal Rapporto sullo stato dei diritti in Italia 2021 (pp. 87 e seguenti).