A chi interessano i nostri anziani?

La Società della Cura di Asti e Provincia.

Quante parole - durante la pandemia Covid - sull’assistenza domiciliare e sul miglioramento delle pratiche socio-sanitarie verso le fasce più fragili della popolazione!
La pandemia non ci ha ancora lasciato, ma l’argomento pare non interessare più a nessuno. Neanche al livello politico locale, a dispetto delle roboanti promesse di  miglioramento del welfare pubblico, promesse peraltro spese a piene mani in campagna elettorale...

Prova ne sia che la Struttura Socio Assistenziale più grande del Piemonte (ancora semi-pubblica) cioè la Casa di Riposo Città di Asti nota a tutte/i come il ‘Maina’, versa in una situazione catastrofica, sommersa da debiti, mal-governata e mal-gestita, possibile oggetto di speculazione da parte di sedicenti “imprenditori” privati. Pare di vedere gli avvoltoi che volano in cerchio aspettando che tiri le cuoia, per avventarsi sullo scheletro e fare proprie le strutture immobiliari ed eventualmente spremere quel che resta del business. Un business che comprende anche il personale dipendente, di cui non è chiaro il destino e che è comprensibilmente in apprensione.

La Casa di Riposo astigiana, una volta fiore all’occhiello della città, considerata la più bella e la più grande struttura assistenziale del Piemonte, pare caduta nel dimenticatoio.
Noi della Società della Cura ribadiamo che l’opzione preferenziale dovrebbe essere la vita indipendente delle persone anziane e quindi la domiciliarità assistita e diffusa. Non per questo rimaniamo indifferenti alle sorti del Maina e quindi chiediamo:

- i candidati e le candidate alle prossime elezioni politiche nazionali, di qualunque schieramento, hanno un’idea circa il futuro del Maina?

- più in generale, intendono tutelare gli ospiti delle tante Case di Riposo del territorio e le loro famiglie?

- qualora elette/i, si spenderanno per riportare la sanità astigiana ai livelli di eccellenza passati?

- peroreranno l’attivazione delle Case della Salute con gli organi regionali, notoriamente disinteressati al territorio astigiano?

- prenderanno in considerazione la difficile situazione delle tante persone - c.d.  Caregivers - che faticosamente si sobbarcano, in piena solitudine, la cura di famigliari anziani e disabili?

Se il Maina sembra ormai irrimediabilmente condannato, ciò non è dovuto ad una catastrofe naturale ma ad una precisa Responsabilità politica, con tanto di soggetti: Comune di Asti, Asl, Banca di Asti, Regione Piemonte.
Noi pensiamo però che tanto si possa ancora fare ed avanziamo alcune proposte:

- si potrebbe ridimensionare la struttura, dando in gestione a privati una parte dell’immenso immobile (senz’altro difficile da gestire interamente) e, con i proventi di questo “affitto”, pagare i debiti, certo con l’aiuto del Comune e della Banca cittadina, rigenerando la Casa di Riposo con gestione intera della Fondazione Maina a controllo pubblico;

- gli imprenditori privati interessati, con progetto sottoscritto e monitorato da Asl, Comune e Regione, potrebbero gestire privatamente, nella parte a loro affidata, sia il co-housing rivolto a “pensionati” autosufficienti, sia altri servizi mancanti in città;

- l’Asl potrebbe finalmente accettare di inserire un secondo Hospice all’interno della struttura, sgravando tanti famigliari di malati terminali dall’impegno di sostenere l’attuale tragitto su Nizza M.to;

- sempre l’Asl potrebbe inserire altri servizi “pubblici”, ora totalmente mancanti ad Asti, ad esempio Centri Diurni per giovani ed anziani disabili fisici e psichici, nonché strutture per cure fisioterapiche e riabilitative, oggi quasi assenti con l’eccezione della Casa di Cura Sant’Anna, che però non copre tutte le casistiche (es. patologie croniche ed invalidanti);

- il Comune di Asti, oltre ad abbuonare il debito per Imu e Tari, francamente inconcepibile nei confronti di una struttura pubblica, potrebbe concedere parte dell’edificio, che è in posizione molto centrale, a favore di quelle scuole prive di locali per attività ludico-motoria.

Inoltre ci piacerebbe sapere se Comune di Asti, Provincia di Asti e Asl stanno monitorando le altre RSA di Asti e provincia. Anche qui, un po’ di domande scottanti:

- dopo il Covid, i famigliari sono potuti rientrare in tutte le strutture?

- il personale infermieristico e di assistenza è sufficiente? Necessitano altri corsi per Oss? Viene fatta formazione al personale esistente?

- i famigliari posso riunirsi in comitati di volontari per “aiutare” queste strutture o si preferisce che non vedano cosa succede all’interno?

Infine. L’assistenza infermieristica territoriale, per non parlare delle Case della Salute, a che punto è in Provincia di Asti? Sono stati potenziati gli organici a sostegno delle famiglie in difficoltà? E’ stato avviato un programma di ascolto e informazione della popolazione per conoscerne i bisogni e le necessità, coinvolgendo anche i Medici di Medicina Generale e le Asl sul territorio? L’Università di Asti ha un numero sufficiente di iscritti alla facoltà di Infermieristica, in modo idoneo a soddisfare le necessità del territorio? Deve essere incrementata? Deve essere sostenuta?

Ci sembra che manchi da tanto tempo la volontà di risolvere problemi difficili, certo, ma non irrisolvibili. Attendiamo risposte.

Aggiungi commento

Invia
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino