di Daniela Grassi.
Sabato 28 maggio è stata inaugurata presso il Museo diocesano di Asti la mostra “Il tempo è denaro, ma la vita vale di più”.
Esposta negli spazi esterni del museo, la mostra non teme né gli agenti atmosferici, né il tempo che passa perché è composta da manifesti che già hanno vissuto a lungo all’aperto in punti visibili della città e da pannelli robusti disegnati da Gianfranco Monaca per l’Associazione Tempi di fraternità e che da almeno 15 anni parlano con ironia e intelligenza di quel fenomeno tutt’altro che leggero che è la sicurezza sul lavoro...
Tutta la mostra è “robusta”: i manifesti, un po’ scoloriti ma ancora attualissimi nel loro messaggio, ricordano e somigliano ad un altro simbolo che ultimamente abbiamo nuovamente dovuto riprendere, quelle bandiere della Pace che magari hanno sventolato per tanto da un balcone o hanno seguito le persone nelle manifestazioni e le cui tinte sono un po’ pallide e che pure continuano a risplendere per il pensiero che portano.
Quanto alle tavole di Gianfranco Monaca, ricordo bene quando subito, a suo tempo, come Acli di Asti e come cooperativa La Strada abbiamo aderito alla campagna e le abbiamo appese nelle nostre sedi e nelle sale del Centro culturale cittadino San Secondo.
Così come ricordo le iniziative pubbliche, lì organizzate in collaborazione con il CVS e con TdF e rivolte anche agli studenti delle superiori.
Nel frattempo molte cose sono cambiate ma, ahimè, il lavoro e la sicurezza, come la Pace, sono ancora tutte mete a cui troppo spesso si continua con affanno ad anelare e su cui si deve tenere alta l’attenzione quotidianamente, senza sosta.
Come è stato detto negli interventi tenuti durante l’inaugurazione infatti, spesso il lavoro finisce in morte e ciò che dovrebbe costruire beni, benessere, futuro, speranza, precipita invece in tragedia. E morti non sono soltanto i lutti effettivi, che tolgono la vita in un solo gesto, ma anche quel clima che segue un incidente che mutila e toglie autonomia e trasforma vite e persone, ogni giorno: non essere più quelli/e di prima, cambia se stessi, ma cambia anche, oltre a quelle della persona che ha subito l’incidente, le condizioni psicologiche, sociali ed economiche di tutti coloro che le hanno intorno.
A suo tempo, nella Biblioteca del Centro culturale cittadino San Secondo, organizzammo anche dei gruppi di lettura, uno dei quali rivolto proprio al concetto di lavoro e ai suoi significati. Anche questa riflessione rimane drammaticamente aperta ed attuale: che significato deve avere il lavoro, a cosa deve vertere? Soltanto ad una crescita economica dell’individuo e delle aziende, oppure creare altri valori, creare pensiero, solidarietà, comunità, un’idea differente di presente e di futuro?
Sempre durante l’inaugurazione, il vescovo Marco ha sottolineato come papa Francesco, parlando di lavoro e di sicurezza, ribadisca quanto sia necessario un cambio di mentalità. E come papa Francesco, in maniera più complessiva, data la globalità del nostro vivere attuale, faccia spesso riferimento alla necessità urgente di questo cambio di mentalità e prospettiva dell’umanità intera. Ma sappiamo anche, purtroppo, come questo papa sia spesso citato e immediatamente disatteso.
Così, il fatto che questa mostra “di strada”, sia esposta oggi sulla lamiera ondulata del cantiere “culturale” di un museo - un cantiere che, come sottolinea il direttore Zecchino, dopo tanti sforzi potrebbe vedere la sua conclusione nel prossimo anno, portando bellezza e occasioni alla nostra città - ci pare particolarmente importante.
E così, in questi tempi tormentati, continueremo a mostrare e a portare le nostre bandiere un po’ stinte e i nostri striscioni che parlano di Pace e di lavoro, ben sapendo di non poter cambiare totalmente realtà tanto vaste e radicate, ma anche di non dover rinunciare ad agire, riflettere e sperare in un maggiore rispetto della persona e delle persone.
Potete visitare la mostra fino a fine anno e insieme godere della bellezza degli spazi, sedimentati nei secoli, e delle altre opere preziose esposte al Museo Diocesano: anche questo riflettere e confrontare quanta bellezza e quanta grettezza contemporaneamente possano nascere dal nostro agire, a seconda della nostra visione interiore del mondo, è portare un contributo alla costruzione di un habitat migliore per tutti.