Per la futura Presidente (e la futura Sindaca di Asti)

A cura di Luisa Rasero (Responsabile Coordinamento Donne CGIL Asti) e Arianna Franco (Segretaria CGIL Asti con delega alle Pari Opportunità).
Auguriamo buon lavoro al Presidente Mattarella e Lo ringraziamo per la generosità con cui ha accettato il Suo secondo mandato, sacrificando Sue legittime aspettative personali e nonostante le serie perplessità circa l’opportunità costituzionale della rielezione, da Egli chiaramente ed autorevolmente manifestate in diverse occasioni. La Presidenza della Repubblica è assolutamente in ottime mani, e ne siamo felici. Tuttavia non possiamo tacere l’amarezza per la mancata elezione di una Presidente, circostanza che per qualche ora è apparsa quasi possibile...

Sono circolati nomi di donne dal profilo prestigioso, che ben avrebbero ricoperto l’alto ruolo ed avrebbero allineato l’Italia... all’Europa? No, a tutto il mondo:

Angela Merkel (Germania)
Theresa May e prima di lei Margaret Thachter (Regno Unito)
Ellen Johnson Sirleaf (Liberia)
Gro Harlem Brundtland (Norvegia)
Sirimavo Bandaranaike (Sri Lanka)
Indira Gandhi (India)
Golda Meir (Israele)
Cristina Kirchner  e prima di lei Isabel Peron (Argentina)
Corazon Aquino (Filippine)
Benazir Bhutto (Pakistan)
Dilma Roussef (Brasile)
Ursula von der Leyen (Commissione Europea)
Christine Lagarde (Bce)
Janet Yellen (Fed) …..

…. ci fermiamo, sono tante. Abbiamo elencato figure diverse, alcune Prime Ministre e altre Presidenti della Repubblica e altre ancora banchiere? Non c’è problema, in Italia non abbiamo mai avuto nessuna donna a queste alte cariche!  

Deploriamo fermamente le manovre di corto respiro e la miopia della classe dirigente politica tutta, dai leader di partito ai parlamentari e, perché no?, a noi elettori ed elettrici che li abbiamo votati. Gli sbarramenti che si sono frapposti all’elezione di una Presidente non sono imputabili a mancanza di coraggio, tutt’altro, ci vuole proprio tanto coraggio a mostrarsi così arretrati e retrogradi e così poco in sintonia con l’autorevolezza che le donne hanno conquistato in tutti i campi della vita civile.

Soprattutto ci indignano le specificazioni che in troppi si sono sentiti in obbligo di usare quando hanno indicato candidature femminili: “una donna ma brava”. Di grazia, ogni volta che avete indicato un uomo avete aggiunto “ma anche bravo”?. Dovrebbe essere normale che quando si indica un nome per così alta carica si pensi a persona degna e non al primo o alla prima che passa per strada! Perché solo per una donna vi sentite in obbligo di precisarlo?

Le solite lagnose lamentele, penserà qualcuno. E allora basta, diamo una dimostrazione dello spirito pratico e costruttivo che contraddistingue le donne e lanciamo una proposta.

L’articolo 85 della Costituzione recita: “Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni”. E non aggiunge altro a tal proposito. Non si prevede una rielezione ma neanche la si vieta. E’ vero che la maggior parte dei costituzionalisti (compreso il Presidente Mattarella) sembrerebbe orientata ad una interpretazione in senso restrittivo, tuttavia formalmente non esiste un divieto espresso e in questa indeterminatezza sono state possibili le richieste pressanti di rielezione già in due casi (Napolitano e Mattarella). Bene, allora si provveda ad una riforma del succitato articolo che chiarisca una volta per tutte come si deve procedere. Si vuole rendere possibile la rielezione? Si specifichi a quali condizioni, per quanto tempo, in che modo. La si vuole escludere? Lo si scriva in modo inequivocabile. La si vuole prevedere solo in caso di guerra, come pare avessero implicitamente inteso le Madri e i Padri costituenti? Lo si scriva in modo esplicito. Altrimenti la prossima volta rischiamo di trovarci di fronte allo stesso scenario.

Già che ci siamo, lanciamo anche una provocazione: perché non prevedere l’alternanza di genere alla massima carica della Repubblica? Le leggi elettorali  già dispongono l’alternanza nelle liste elettorali e la validità della doppia preferenza solo se espressa per una donna e per un uomo. Qualche precedente quindi esiste. Certamente, saremmo alla sublimazione delle quote di genere e delle affirmative actions, e sappiamo che alcuni e alcune se ne sentono infastidite/i, ritenendole misure iperprotettive e quasi sminuenti per il genere che viene tutelato. Si tratta senza dubbio di forzature, ma indispensabili per vincere la terribile forza di inerzia in cui ristagna a tal riguardo la politica italiana.  Ricordiamo che la Presidenza della Repubblica rappresenta l’unità della nazione, e la nazione è fatta di donne e uomini. In Norvegia i bambini chiedono alle mamme se anche un uomo può fare il Primo Ministro: lì evidentemente non hanno più bisogno di forzature, qui sì.

Infine, per arrivare a livelli a noi più vicini, tra pochi mesi ad Asti rinnoveremo la carica di Sindaco. In moltissime città italiane – grandi medie piccole - una Sindaca è esperienza già fatta o in corso. Per la città capoluogo della nostra provincia pare non sia ancora venuto il momento, auspichiamo che almeno la composizione del Consiglio Comunale e della Giunta, nonché le nomine in enti e aziende di competenza comunale, siano orientate a riequilibrare questo inspiegabile vulnus a danno delle cittadine astigiane.

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