di Domenico Massano.
Anche nel 2021, nonostante la pandemia, all’interno della Casa di Reclusione ad Alta Sicurezza di Asti la Gazzetta Dentro è riuscita a portare avanti le sue pubblicazioni (con l’ultima ancora in bilico a causa della nuova diffusione dei contagi e la conseguente chiusura delle attività)...
Da alcuni anni mi occupo, come volontario, di questo particolare progetto editoriale finalizzato a dar voce alle persone detenute e realizzato nell’ambito delle attività dell’area trattamentale del carcere, grazie al contributo dell’Associazione Effatà. Si tratta di un periodico frutto del lavoro di una Redazione cui partecipano persone ristrette e non (siamo circa una decina), distribuito principalmente all’interno della casa di Reclusione, ma la cui valenza comunicativa, grazie alla pubblicazione settimanale di alcuni articoli sulla Gazzetta d’Asti, si spera possa contribuire a creare un ponte fra carcere e comunità locale, due luoghi che, pur trovandosi nello stesso territorio, sembrano lontanissimi e sconosciuti.
Sebbene solo negli ultimi mesi del 2021 si sia potuti rientrare fisicamente nel carcere e riprendere le attività in presenza (anche se per una breve finestra temporale prima delle nuove chiusure), il percorso non si era fermato proseguendo a distanza con diverse modalità (on-line e telefoniche), dimostrando grandi capacità di resilienza e testimoniando l’importante investimento umano che accompagna questo impegno, come più volte rimandato nel corso delle riunioni di redazione o in articoli quali quello scritto da Guido: “sono circa due anni che lavoro presso la redazione “Gazzetta Dentro”, ciò mi ha aiutato tantissimo, … non solo scrivo articoli, ma costruisco anche lo stesso giornalino per poi distribuirlo nelle varie sezioni. Tutto questo ha fatto si che io ritrovassi quella fiducia e autostima in me stesso che mi è mancata per tanti lunghissimi anni”.
La testimonianza prosegue affiancando a questa dimensione più personale, una più specifica: “Un giornale qui dentro è il mezzo più efficace per raccogliere le nostre storie e i nostri pensieri per poi riproporli a questa società che spesso non sa, oppure non vuole sapere, che anche noi abbiamo il diritto alla dignità e al rispetto umano”. Il fatto che il progetto della Gazzetta Dentro non si rivolga solo all’interno del carcere ma trovi settimanalmente uno spazio esterno su un giornale locale, garantisce un’opportunità di grande valore conoscitivo e comunicativo non solo per chi lavora nella redazione, ma anche per l’intera comunità: “la pubblicazione di alcuni articoli sul quotidiano cittadino “Gazzetta d’Asti” ci permette di far comprendere alla società che qui dentro esistono delle “persone” non reati che camminano … In carcere ciò che maggiormente colpisce è la necessità manifestata da persone recluse come me di raccontarsi, di ricostruire la propria storia attraverso i propri vissuti, … Diventa dunque in questa fase fondamentale il processo d’ascolto che voi (la società) attuate nei nostri confronti”.
Nel corso del 2021 le parole hanno continuato ad attraversare le sbarre offrendo, tra i tanti argomenti trattati, anche uno sguardo “da dentro” sull’impatto della pandemia (tema nuovamente in primo piano vista la nuova ondata globale di contagi), che si può provare a riproporre, sinteticamente, attraverso alcuni brani degli articoli della “Gazzetta Dentro”, fin dalla prima diffusione del virus all’interno del carcere descritta da Amedeo: “A metà di Marzo scoppia il caos dopo che un detenuto avverte dei dolori febbrili e, sottoposto al test rapido, viene trovato positivo. … È sembrato di vivere in un campo di battaglia, che poi in fondo un po’ lo è stato. ... Panico assoluto. ... Cercavamo uno nello sguardo dell’altro un’espressione di conforto per sostenerci, lo stesso cercavano i nostri cari nelle video chiamate che pensavano che per non farli preoccupare nascondessimo la verità”.
Il periodo è stato particolarmente difficile soprattutto per chi, come Gerardo, era stato contagiato: “La solitudine, quando l'ho incontrata, anche per me è stata una prova difficile e me ne sono reso particolarmente conto quando sono stato colpito da questa brutta malattia denominata Covid-19”.
Nella gestione della pandemia una criticità in particolare, peraltro ampiamente prevedibile, emergeva chiaramente nella riflessione di Salvatore sulla situazione nelle carceri italiane “in cui l'endemica condizione di sovraffollamento incide significativamente su tutto, ivi compreso il rispetto-non rispetto delle norme “anticovid”, tra le tante la raccomandata distanza di sicurezza”.
Riflessioni amare ma che, in relazione alla pandemia, rispecchiano non solo la realtà della Casa di Reclusione di Asti, in cui sono detenute circa 300 persone a fronte di una capienza regolamentare di 205 posti, ma anche quella complessiva degli istituti penitenziari italiani in cui un diffuso e cronico stato di sovraffollamento ha inevitabilmente avuto delle gravi conseguenze sull’intera comunità carceraria sia limitando o rendendo impossibile l’adozione di adeguate misure preventive, sia amplificando e acuendo problematiche preesistenti. Sembra evidente che senza interventi strutturali (che non sono la costruzione di ulteriori penitenziari) e senza una nuova cultura della pena, difficilmente la condizione attuale potrà evolvere positivamente, come evidenziava Michele: “Sembra di essere rimasti ancorati alla nostra fatiscente cultura della pena. Non è necessario costruire nuove strutture carcerarie (aumentare la capienza penitenziaria significherebbe, infatti, soltanto favorire un maggior ricorso alla carcerazione). Le innovazioni da introdurre nel sistema di detenzione italiano (in coerenza con l’art. 27 della Costituzione) sono altre: una diversa cultura della pena (che non è solo detentiva), idee per la riabilitazione (e non per la segregazione), spazi adeguati per la dignità umana”.
Voltaire riteneva che il grado di civiltà di un Paese si misurasse osservando la condizione delle sue carceri. In questa prospettiva, seppur sommessamente e con inevitabili criticità e ambiguità, anche nel 2021 il percorso condiviso con la “Gazzetta Dentro” ha rappresentato un piccolo spiraglio da cui provare a guardare in modo diverso non solo alla realtà carceraria ma alla società di cui tutti siamo parte. E’ stato un percorso fatto di parole e riflessioni che hanno continuato ad attraversare le sbarre per contribuire a costruire ponti, a tessere tenui fili relazionali e comunicativi tra persone e realtà differenti e, spesso, lontane ma appartenenti a un’unica comunità di vita.
Un percorso che cercherà di proseguire anche in questo nuovo anno, nella speranza di tener viva quella ineludibile “dialettica tra noi e gli altri [in cui] si gioca la complessa dinamica che lega identità e convivenza”.
(Nel 2021 hanno partecipato alla Redazione della Gazzetta Dentro: Gerardo, Gennaro, Ettore, Guido, Beppe, Domenico, Marinella, Amedeo, Salvatore, Michele).