Lo scorso sabato 27 novembre il sud dell'astigiano è tornato a vedere il passaggio di un treno sui binari lucidati a fresco per l'occasione. Ma non solo: il treno, partito da Torino Porta Nuova, ha toccato l'astigiano dopo avere fatto tappa ad Alba e percorso la famigerata galleria Ghersi, riportata in stato di sicurezza dopo anni di abbandono e di funebri destini declamati dai decisori del caso, tecnici e/o politici...
Non un convoglio "normale", ma un treno speciale storico. Il primo passo.
Luigi Cantamessa, direttore generale della Fondazione FS, ha detto nell'occasione che «non fare arrugginire i binari» è e deve essere l'obiettivo di tutti. Non per capriccio, ma per necessità. E «ora tocca alle istituzioni fare ciò che si può fare».
Cioè restituire il servizio ferroviario a questo territorio, parrebbe ovvio. E se fino a ieri questa richiesta era patrimonio di un'esigenza richiamata con forza dai pendolari, dalle associazioni e comitati del territorio e da - pochi - Sindaci, ora diventa un impegno per tutte le istituzioni.
Nel dibattito che si è sviluppato durante lo stesso pomeriggio a Canelli nel corso di uno specifico convegno, questo impegno possibile (e necessario, diciamo noi...) è stato più volte affrontato, ribadito, analizzato.
Il ministro Garavaglia ha affermato che «è il momento di sfruttare l'opportunità che il treno storico rappresenta» e trasformare gli attuali "rami secchi" delle ferrovie sospese in "linee "verdi", grazie alla tecnologia a idrogeno e aiutando le Regioni, attraverso un fondo di 500 milioni di euro già approvato nel Pnrr.
L'assessore regionale Marco Gabusi ha puntualizzato che il Piemonte «è l’unica regione che non ha un contratto di trasporto con Trenitalia. Noi abbiamo in cassa 535 milioni da spendere sul trasporto ferroviario. Nel bilancio 2022 ho voluto inserire, proprio per andare incontro alle richieste e alle necessità, 15 milioni di euro in più per dieci anni che ci aiuteranno a investire nuovamente nel settore», in particolare grazie alla possibilità di fungere da Regione apripista dell'era dei treni a idrogeno.
Un'apertura fino a ieri negata.
Ma anche una sorta - finalmente - di "pietra tombale" sulle ciclovie lungo i binari ferroviari, che parevano essere la priorità del progetto dello stesso assessore regionale e puntualmente registrato in diretta dallo stesso Cantamessa, che ha anche sottolineato che «in Piemonte abbiamo centinaia di chilometri di ferrovie che sono state abbandonate con una decisione frettolosa, che non ci trovava d'accordo. Ecco perché con Rfi abbiamo avviato i lavori per riportare alla percorribilità ferroviaria la linea da Alba ad Asti».
Greta Thunberg direbbe "blablabla"?
Lo capiremo nelle prossime settimane. La sensazione, evidente a tutti, è che il "no" secco ribadito fino alla nausea in questi anni dalle istituzioni di governo, abbia assunto ora sembianze differenti. Grazie al nuovo mito della sostenibilità, in questo caso favorita e garantita dalle tecnologie a propulsione idrogeno.
Ci sarà da discutere. Parecchio.
Nel frattempo pare di poter dire che quanti, per anni, hanno sostenuto l'opportunità di riattivare le linee ferrovie cosiddette "secondarie" non erano esattamente dei "retrogradi passatisti". E, ci auguriamo, non diventino ora dei genuini avanguardisti di un'era ancora in - faticosa - costruzione...
Parafrasando "La locomotiva" di Francesco Guccini viene da chiosare che «un treno tutti i giorni passava dalla stazione»: tornerà a passare tutti i giorni dalla stazione?
(Per chi si fosse perso le quasi tre ore di fitto dibattito a Canelli, qui è a disposizione una registrazione integrale).