di Domenico Massano.
La recente segnalazione della presidente dell’associazione Apri di Asti, Renata Sorba, sulla presenza di barriere architettoniche nei pressi della locale sede associativa, riporta alla luce un tema, quello dell’accessibilità (e quello correlato della mobilità), che nel corso degli anni è stato oggetto di diverse denunce nell’astigiano (come nel resto d’Italia). Tale questione non riguarda solo i diritti delle persone con disabilità, ma dovrebbe essere considerata, piuttosto, un indicatore del livello d’inclusività delle nostre comunità...
Purtroppo, però, l’accessibilità come tema ubiquitario e trasversale “per consentire alle persone con disabilità di godere pienamente di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali” (come affermato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, legge 18/09), pare essere ancora lontana dal diventare “principio chiave per sostenere processi inclusivi e la piena partecipazione”. Infatti, soffermandosi anche solo sull’accessibilità dell’ambiente fisico, sono evidenti gravi ritardi e lacune, prova ne sia il fatto che la normativa sui Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), è disattesa da oltre 30 anni su quasi tutto il territorio nazionale, Asti compresa (non se ne trova, infatti, traccia alcuna sul sito istituzionale).
I PEBA sono lo strumento previsto dalla l. 41/86, art 32, commi 21-22 per monitorare e superare le barriere architettoniche presenti in un determinato comune, amministrazione e/o territorio, e la cui portata è stata ampliata dall’art. 24 della legge 104/92, “con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone”.
Il fatto che ad Asti e nella stragrande maggioranza dei comuni italiani, si continui a trascurare l’applicazione integrale della normativa sull’accessibilità e sui PEBA, testimonia non solo una diffusa situazione di mancato rispetto delle leggi in materia, ma anche la permanenza di barriere politico/culturali, oltre che architettoniche, profondamente radicate nel nostro paese, in cui, relativamente ad alcuni diritti e ai conseguenti doveri istituzionali, fanno riscontro, troppo spesso, colpevoli inadempienze, che rischiano di tradursi in vere e proprie discriminazioni con gravi conseguenze sulla vita e sulle possibilità di mobilità e partecipazione di tutte le persone.