Commento delle Donne Cgil Asti all'incontro astigiano condotto e moderato dal presidente della Commissione Cultura e book blogger Paride Candelaresi.
E’ senz’altro una buona cosa aver invitato ad Asti (sabato 3 luglio a FuoriLuogo) una giovane scrittrice, Valentina Mira, a presentare la sua opera prima. Tanto più in quanto il libro affronta il tema della violenza contro le donne, anzi della violenza più diretta: lo stupro...
Una scelta coraggiosa, quindi, che ha visto coinvolte le istituzioni pubbliche cittadine. Una scelta che richiede però molta capacità di gestione. Si tratta di argomenti brucianti, stiamo parlando di un trauma che segna profondamente la vita di chi lo ha subito, ed è comunque una paura latente per tutte le donne. Per parlarne - e farne parlare - in modo pubblico, occorrono grandi dosi di equilibrio e di senso della misura.
Ad esempio all’autrice bisogna lasciare tempo e spazio per spiegare quanto ha scritto e perché, preferibilmente senza interromperla o senza voler sovrapporre la propria opinione. Questa sarebbe una regola valida in tutti i casi, diventa indispensabile quando si trattano temi così delicati.
Ad esempio bisogna evitare di sovrapporre forzosamente un dibattito ideologico all’argomento della serata, e dividersi in ‘femministi’ e ‘antifemministi’. Francamente, un uomo che si dichiara ‘non femminista’ (come pare sia successo nell’evento in questione, e da parte di chi conduceva) fa un po’ l’effetto di un top manager che si dichiara ‘non operaista’ o di un bianco che si definisce ‘non antirazzista’. E’ comodo negare il problema da parte di chi non corre il pericolo di subirlo…
Ad esempio è necessaria una giusta fermezza nei confronti di eventuali degenerazioni del discorso: se uno spettatore (maschio) dice una cosa offensiva mascherata da domanda, chi conduce deve farlo rilevare. Ci riferiamo ad una ‘domanda’ circa l’impossibilità di capire il non consenso di una donna ad un rapporto sessuale, in assenza di un esplicito NO chiaramente sillabato. Come se il terrore negli occhi non fosse sufficiente, come se ci volesse il diniego in carta bollata. Ecco, ad una stupidaggine (o peggio) del genere, bisogna reagire con decisione.
Se non si è in grado di gestire l’evento con le avvertenze che abbiamo provato a suggerire, si rischia qualcosa di molto simile alla vittimizzazione secondaria, che vuol dire semplicemente questo: la donna che ha subito violenza, quindi la vittima, subisce una seconda violenza durante il processo o per lo stigma sociale che la circonda. O per la morbosità e la pruderie con cui si parla di quello che le è capitato. Come se la colpevole fosse lei. E’ proprio per evitare questo che tante donne non denunciano, per non aggiungere ulteriore sofferenza.
In conclusione, nella presentazione del libro di Valentina Mira non tutto dev’essere andato per il verso giusto. Qualcuna/o ha provato a farlo rilevare in un post su Facebook, e poteva essere un modo per crescere tutti/e insieme, per far meglio una prossima volta. Invece le reazioni di chi si è sentito chiamare in causa sono state francamente scomposte, se si trattasse di una donna si parlerebbe di reazione isterica. Peccato, una buona occasione persa.
Un ultimo consiglio anche se non richiesto: in città esistono associazioni di donne, tra cui la scrivente, che un po’ di competenza in materia ce l’hanno. Magari potrebbero essere coinvolte nella preparazione di certe iniziative. L’arroganza di credersi onniscienti non è mai buona consigliera. In ogni caso, affrontare questi temi è pur sempre un fatto positivo, anche se realizzato in modo maldestro, e per questo, in quanto donne e femministe, ringraziamo.