A cura dei Gruppi e Associazioni promotori di "Passi nella biodiversità in difesa del patrimonio naturale dell’Alta Langa".
Che bella giornata per la Langa.
Dopo una mattinata di pioggia anche l’inizio del pomeriggio, con le nuvole nere e minacciose, non faceva presagire nulla di buono. E invece la sorpresa: il cielo si è rasserenato e uno splendido azzurro ha accolto i tanti che sono venuti a manifestare per la difesa del patrimonio naturale e della biodiversità delle alte colline. Un serpentone colorato, eterogeneo, vivacissimo e biodiverso anch’esso, ha accerchiato simbolicamente il grande cantiere con il quale il gruppo Gaja ha occupato una collina identitaria e simbolica, profanandone tesori e memoria, con l’intento di realizzare una enorme cantina...
Sono passati 4 mesi da quando, ad inizio marzo, un signor G.R., dopo aver letto di quanto stava accadendo al Bric della Torre, scrisse indignato alla Gazzetta d’Alba: «ancora una volta noi cittadini amanti delle nostre colline di Langa dobbiamo subire modifiche ambientali in nome del business». E in conclusione della sua accorata lettera lanciava un appello: «sento il bisogno di sfogarmi, ed essendo un semplice cittadino avanti negli anni faccio un appello alle giovani generazioni perché sappiano custodire e difendere questa nostra amata Langa».
Oggi a quell’appello hanno risposto in tanti. Non solo i giovani singoli ed organizzati nei vari gruppi e collettivi, ma anche tanti adulti e anche anziani. Una biodiversità umana bella e ricca quanto quella che abita queste colline. Tanti, tantissimi G.R. che nel loro individuale anonimato, tutti insieme sono stati la voce e il volto dell’ALTrA LANGA.
«Johnny accelerò sulla stradina soffice ed erbita, ed in un niente fu all’apice della felicità del camminare in un libero aliare di venti e guardando giù ai distanti paesaggi inferiori. Il meccanismo della marcia s’era del tutto annullato e non restava che la travolgente sensazione della traslazione pura».
Questo scriveva Fenoglio ne "Il Partigiano Johnny". Il 4 luglio abbiamo camminato sulle stesse stradine e in parte abbiamo vissuto quelle stesse suggestioni. Solo in parte, si, perché per un interminabile tratto ci hanno accompagnati, privandoci del paesaggio, le nuove e prepotenti barriere che cingono l’enorme cantiere. E così, temiamo, sarà anche in futuro.
Nei luoghi della Resistenza, ne ha preso corpo una nuova. Una resistenza di civiltà contro un modello che consuma risorse ambientali ormai al lumicino e che sempre più toglie, a quanti ne avrebbero diritto, spazi, natura, paesaggi, bellezza ed emozioni.
Siamo partiti in pochissimi e tra mille difficoltà abbiamo cercato di fare sentire la nostra voce.
Oggi abbiamo visto che siamo già molti, ma siamo certi che questa grande onda di consapevolezza e coscienza crescerà ancora.
La nostra marcia è appena iniziata.