Bosco dei Partigiani: non militarizziamo un luogo di vita

A cura del Laboratorio Autogestito La Miccia.

Sabato 19 giugno eravamo presenti alla prima assemblea al bosco dei partigiani. Abbiamo ritenuto importante esserci per rimarcare il fatto che quel luogo non è completamente abbandonato: infatti noi come Laboratorio Autogestito insieme a molte altre persone e realtà in questi anni abbiamo riempito il boschetto con numerose iniziative. Negli ultimi tre anni abbiamo usato la zona dell’anfiteatro per ospitare reading di poesia, pranzi popolari, chiacchierate transfemministe, spettacoli teatrali per grandi e anche per i tant* bambin* presenti agli eventi, esibizioni musicali e mostre di artisti locali. Abbiamo sempre organizzato tutto questo in piena autogestione e rendendo il parco accessibile a tutt*...

Qualche scritta sul muro trovata al nostro arrivo o qualche ragazz* seduto sulle gradinate a fumare o bere non hanno mai rappresentato una minaccia per i presenti. Prima e dopo ogni evento ci siamo sempre attivat* per pulire gli spazi usati, perché siamo profondamente convint* che la collettività che vive un posto debba anche prendersene cura, senza deleghe di sorta.

In assemblea abbiamo provato a raccontare tutto questo, seriamente preoccupat* da un serie di proposte emerse da una parte dell’assemblea: quelle di chiudere il parco la notte, riempirlo di telecamere e farlo pattugliare dalle forze dell’ordine.

Scriviamo questo comunicato per ribadire quanto già detto in assemblea: non sono chiusure, telecamere e pseudo-ronde a rendere un posto sicuro, ma le persone che lo attraversano e lo vivono ogni giorno. Un parco per essere sicuro deve essere vissuto dalla comunità e tutto questo può avvenire attraverso momenti di incontro, arte, aggregazione e partecipazione attiva alla gestione e alla manutenzione del parco. Come collettivo ci opponiamo a ogni forma di controllo, chiusura e militarizzazione degli spazi pubblici. Per questi motivi ci rifiutiamo di collaborare con determinate organizzazioni politiche e di stampo militaresco che propugnano una visione del mondo fobica e securitaria.

Siamo invece aperti, l’abbiamo detto in assemblea e lo ribadiamo con questo scritto, alla ricerca di forme diverse di collaborazione con tutte quelle organizzazioni e individualità che ci hanno dimostrato solidarietà davanti ad alcuni atteggiamenti autoritari ingiustificabili in un’assemblea popolare.
Un modello di rinascita del parco all’insegna dell’autogestione e dell’azione diretta è possibile e sarebbe, ne siamo sicur*, ben più efficace delle deleghe, petizioni e lamentele indirizzate ad una amministrazione che non se ne occupa o a politicanti di turno in passerella elettorale.

Come collettivo ci opponiamo fermamente all’idea che questo luogo diventi una sorta di bomboniera chiusa e sorvegliata fruibile solo da alcun* cittadin*, ma che continui ad essere sempre di più un luogo di incontro e di cultura, promuovendone la cura attraverso l’incontro tra chi lo ama o chi lo vuole riscoprire.

Non abbiamo bisogno di militari e telecamere ma di rimboccarci le maniche per riprendere in mano dal basso la progettualità degli spazi che viviamo. Senza deleghe e senza fobie securitarie.

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