Lettera aperta di Cittadinanzattiva Piemonte al Commissario della Casa di Riposo città di Asti, al Sindaco e ai Consiglieri Comunali della Città di Asti.
Abbiamo seguito con interesse ed apprensione la discussione che si è finalmente aperta circa il destino della Casa di Riposo Città di Asti e condividiamo, facendole nostre, le preoccupazioni relative al destino delle persone che lavorano nella struttura e degli attuali ospiti.
Vogliamo però sottolineare come sia per noi davvero difficile, se non impossibile, accettare una logica che “di fatto” privatizza un servizio così delicato per una delle fasce più deboli della popolazione e contemporaneamente pone la collettività nella impossibilità per i prossimi sessanta anni di immaginare politiche residenziali per la popolazione anziana...
Questo è il risultato di una politica seria di welfare, una politica pensata per la collettività?
Intanto, sorgono domande: come mai si è arrivati a questo punto, chi ne è responsabile (Ente, Banche, Asl, Comune, soprattutto Regione che ne ha la responsabilità del controllo)? Perché le stesse proposte contenute nel progetto Finanza non sono percorribili da una azienda pubblica di servizi alla persona? Chi pagherà i debiti attuali? Perché c'è poca trasparenza, tanto da non pubblicare su “Amministrazione trasparente” neppure i bilanci 2019 se non 2020?
Come interpretare diversamente da una privatizzazione di servizio pubblico una soluzione che mantiene il contratto di appalto in capo all’ente Casa di Riposo lasciando tutta la gestione (determinazione delle rette e graduatorie di ammissione alla struttura comprese) al gestore?
Possiamo credibilmente immaginare che tra qualche anno la comunità astigiana possa attivare percorsi in concorrenza di un appaltatore che paga (poco) per gestire una struttura pubblica?
Possiamo seriamente immaginare che un Ente come la Casa di Riposo Città di Asti possa applicare le clausole di garanzia relative alla risoluzione anticipata del contratto se il suo bilancio sarà costituito da ben quarantamila euro annui più IVA (250.000 euro per i primi quattordici anni che, forse, riusciranno a pagare i debiti accumulati)?
Le esperienze vissute in questi anni nella gestione delle opere pubbliche realizzate con la finanza di progetto (a partire dalla gestione delle autostrade) non sembrano proporre radiosi futuri, soprattutto considerando che qui non si propone di appaltare strade e ponti ma la vita dei nostri anziani. Anziani che nei prossimi anni avranno, in buona parte, pensioni sempre più basse grazie o per colpa delle riforme pensionistiche che si sono susseguite dall’ormai lontano 1995.
La soluzione che viene prospettata per i problemi della Casa di Riposo Città di Asti quali reali garanzie offre, per i prossimi sessanta anni, che le tariffe siano congrue e abbordabili da persone dotate di redditi non particolarmente elevati?
E ancora, quali garanzie reali offre la soluzione prospettata per tutti i posti letto oggi in convenzione con l’Asl quando le convenzioni andranno a scadenza?
Un soggetto privato si muove, per sua natura, prevedendo di fare il massimo profitto: cosa succederà se riterrà di mettere a disposizione del “mercato” tutti i posti della struttura?
Chi oggi decide di vincolare l’intera collettività astigiana per i prossimi sessanta anni ha il dovere politico, civico, morale di illustrare a tutti i cittadini come funzionerà la scelta adottata.
Anche perché, pur essendo in democrazia, i cittadini per sessanta anni saranno impediti ad esercitare qualsiasi opzione sulla struttura Casa di Riposo Città di Asti, dovendo subire la scelta di chi oggi la amministra e di chi amministra la Città di Asti.