di Paolo X Viarengo.
«Ricordo, infatti, come riconosciuto da molti storici, che nei primi anni del regime furono anche attuate importanti riforme e realizzate imponenti infrastrutture che favorirono lo sviluppo economico e sociale dell’epoca». Sono parole del sindaco di Asti, Maurizio Rasero. Lo stesso che pronuncerà un discorso davanti al Boschetto dei Partigiani questo 25 aprile alle ore 11. La speranza è che in quell’occasione ne voglia pronunciare, anche, delle altre...
Sono parole che nascono da una discussione consiliare, nata da una mozione dei gruppi di minoranza, che chiedevano, nientepopò di meno, che la revoca della cittadinanza onoraria astigiana a Lui: Benito Mussolini.
Sembrava potesse essere un semplice atto burocratico dovuto. Nel momento in cui Asti concede la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, sopperisce alle dimenticanze delle precedenti amministrazioni, e la revoca a Lui.
Eppure non è stato così. Ed è stato un bene. Come è stato un bene quando i ricercatori hanno per la prima volta scoperto ed isolato il coronavirus: non che piacesse vederlo ma è stato un fatto fondamentale per la lotta al subdolo nemico. Per le cure. Per i vaccini.
La storia della revoca della cittadinanza al Duce parte da ottobre quando, alcuni consiglieri astigiani, si sono resi conto della dimenticanza. Da Felice Platone in poi, sindaco partigiano del 1945, ad oggi, nessuna amministrazione aveva posto rimedio a questa semplice questione, forse per il semplice fatto che non lo sapevano nemmeno. Ad ogni modo, la questione poteva essere molto semplice. Mussolini, pace all’anima sua, è assodato essere stato un dittatore ed un criminale. Mandante di pestaggi, violenze ed omicidi. Con le mani macchiate del sangue di italiani mandati a morire in Russia, piuttosto che in Africa od in Grecia, per le sue smanie di grandezza, nonché degli Ebrei mandati a morire nei campi di concentramento.
Ovviamente, in ossequio a ciò che è stato e ciò che qualcuno vorrebbe fosse ancora, anche nella triste lista degli omicidi, mi par giusto nominare “prima gli italiani” e dopo gli ebrei. Quindi, nessun problema, una volta scoperta la dissonanza: si vota. Si toglie la cittadinanza. Si parla di altro, più attuale, in consiglio comunale. Tutti d’accordo. Tutti felici.
No, non è andata così. Rimandi, ripensamenti, scuse, fino all’ultimo consiglio di pochi giorni fa e di cui suggerisco la visione, almeno dell’ultima mezzora, a questo link https://www.youtube.com/watch?v=fQs1J6v9FjE.
In buona sostanza, la maggioranza comunale rifiuta di votare a favore della revoca della cittadinanza a Mussolini e propone di votare un nuovo ordine del giorno che impegna il sindaco a togliere le cittadinanze a tutti coloro i quali avessero avuto una qualche parte in regimi totalitaristici o dittatoriali, in ottemperanza ad una direttiva europea.
Nessuna traccia del nome Mussolini. Ma è così difficile? Ma è così difficile ammettere che il fascismo fu un crimine, il suo capo un criminale e continuare a nascondersi dietro artifizi verbali o rilanci di accuse?
Ne scrissi in occasione del giorno della memoria, quando sentivo frasi del tipo “ok gli ebrei, ma Stalin? Le foibe? I nativi americani?”.
All’epoca scrissi che la giornata della memoria non era il giorno dedicato a tutti i martiri della Storia ma è dedicato al ricordo di quanto patirono gli Ebrei per la follia nazista e fascista. Poi ci sarà tempo per ricordare le purghe di Stalin, le fosse di Kaytlin, il massacro del popolo armeno piuttosto che la carica suicida di Balaklava, momenti che ogni persona civile deve condannare ed esecrare.
Ma, poi. Ma nel giorno della memoria, ognuno di noi deve prendere atto della criminalità intrinseca nel fascismo e nel nazismo. Perché non debba mai più succedere. Perché, se potrebbe anche essere vero che “quando c’era Lui si facevano infrastrutture ed i treni arrivavano in orario”, è anche vero che quando c’era Lui la gente non poteva parlare, leggere, pensare diversamente. E, se lo faceva veniva picchiata, mandata al confino, costretta a bere olio di ricino, uccisa. Veniva strappata dalle vigne, dai campi, dalla fabbrica, dal negozio, dalla propria casa, dalla famiglia e mandata a morire in una terra straniera, con vestiti, attrezzature ed armi di scarto, spacciate per buone da un regime che vendeva, con fanfaronate, le proprie idee di grandezza al suo popolo.
Lo stesso popolo che stanco di stare zitto, subire e di morire, prese la via della montagna per scendervi, in armi, libero, democratico, il 25 aprile del 1945.
Tanti, troppi, vogliono spacciare questi fatti come vecchi. Obsoleti. Inutili al giorno d’oggi quando la democrazia è un fatto assodato e non esistono più sinistre o destre. Forse non esistono più sinistre degne di tal nome, ma le destre esistono. Eccome.
Il consiglio comunale di Asti ultimo scorso ha avuto il merito di ridonare l’attualità che spetta al 25 aprile. Ed un plauso deve andare a quei consiglieri, sia di minoranza ma soprattutto di maggioranza, che siedono su quegli scranni, e possono esprimere le loro idee senza paura di essere costretti a bere olio di ricino, grazie alle conquiste di quella giornata: hanno ridato, magari alcuni anche senza volerlo, l’importanza che spetta alla festa della vittoria della democrazia sulla tirannia.
Per la cronaca, venerdì 23 aprile alle ore 10.45 la Giunta Comunale, assente purtroppo il vicesindaco Marcello Coppo di Fratelli d’Italia, ha approvato e votato la proposta n. 24 avente per oggetto: “revoca della proclamazione del conferimento della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini”. Proposta che verrà portata in consiglio comunale il giorno 26 aprile.
Ma il più, per festeggiare al meglio la festa del 25 aprile, era già stato fatto.