Alberto Cirio, 46° Presidente degli Stati Uniti d’America

di Paolo X Viarengo.

Non avevo mai fatto caso alle affinità tra il nostro governatore regionale, Alberto Cirio, ed il 45^ presidente Usa, Donald J. Trump, fino all’altro giorno. Quando il suo colpo di genio di rilanciare l’economia piemontese con manifestazioni, peraltro eccellenti format fino a febbraio di quest’anno, come il Salone del Libro di Torino, la Fiera del Tartufo di Alba, La Douja e le Sagre. A leggere la risposta del presidente della Camera di Commercio di Asti, Renato Goria, mi è venuto il mente Anthony Fauci, virologo, consulente del presidente Usa, quando ascoltava i suoi colpi di genio per contrastare la diffusione del coronavirus con le mani nei capelli. Letteralmente. Sconsolato...

Goria, molto freddamente e burocraticamente, ha emesso un semplice comunicato scrivendo: le sagre non le facciamo quest’anno. Punto. Accogliendo consenso unanime e trasversale. Sia il Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, sia, ad esempio, il gruppo consiliare di opposizione, Unitisipuò, di sinistra e mai tenero con le destre in genere, si sono detti d’accordo: le sagre non si fanno.
Cirio è riuscito a unire il diviso: e in questo è stato grande. Sulla buona strada per diventare presidente Usa, ma non ancora ai livelli di eccellenza di Trump, il quale, per ogni cosa che dice, trova un suo consulente pronto a mettersi le mani nei capelli. Da Fauci, al capo del Pentagono.
Come ha fatto alla notizia che avrebbe dovuto schierare l’esercito in strada per contrastare le legittime proteste dei neri contro la violenza della polizia e la discriminazione.

Cirio era venuto giù apposta la scorsa settimana ad Asti, ricevuto nel Palazzo della Provincia, per dire che la Regione Piemonte vorrebbe fare Douja, Palio e pure Sagre. Vorrebbe farle quando le partite di calcio si giocano a porte chiuse. Vorrebbe farlo quando più di 1800 persone sono ancora positive ad Asti e il Cardinal Massaja ha rischiato più volte il collasso in questi mesi drammatici. Più di 15.000 a Torino e piu’ di 30.000 in tutta la Regione.

Ricordo che a Febbraio siamo partiti con un unico positivo al Covid: ora sono 30.000 in tutta la Regione. E, noi dovremmo fare le Sagre? Noi dovremmo ammassare migliaia e migliaia di persone in una piazza? Dovremmo forse lanciare lo slogan “Asti non si ferma”, parafrasando il famigerato “Bergamo non si ferma” di fine febbraio, le cui conseguenze sono a tutti, tragicamente, note?
Cosa non del tutto campata per aria, visto che la gestione del coronavirus in Piemonte si è basata su quella della Regione Lombardia: modello universale di prassi da non seguire. Pochi tamponi. Tante task Force. Poche idee ma ben confuse.

E, le affinità non finiscono qua: ne vedo molte anche tra i dazi e i muri americani, con il nostro decreto “Riparti Piemonte”. Nell’una vengono favoriti i cittadini e le merci americani rispetto al resto del mondo, nel secondo vengono favorite, per iscritto, le aziende piemontesi rispetto a quelle del resto del mondo. Indipendentemente da capacità o costi. Solo perché si è americani o piemontesi: ma poi cosa significa essere americani o piemontesi? E’ più piemontese un emigrato che vive qui da cinquant’anni o un neonato di famiglia piemontese? E di famiglia da quante generazioni, poi?  Vale, quindi, di nuovo il diritto di nascita, come nel medioevo per l’elezione del Re e dei nobili? Conteranno i quarti di piemontesità come, un tempo, i quarti di nobiltà, a cui, personalmente, ho sempre preferito i quarti di bue? Alla griglia, magari. Con una buona barbera. E, quando Trump estenderà i dazi anche a merci che sono piemontesi da generazioni, Cirio gli darà ragione in nome di un’ideologia comune o si arrabbierà come un qualsiasi messicano, ecuadoregno o cinese?

Domande senza risposta. O, forse, si. La risposta è la Legge delle Giungla. La Legge del più forte, che i dotti e gli studiosi, chiamano Neoliberismo. Imperante. Selvaggio. Uno stile di vita improntato alla sopraffazione. Al guadagno. Ai soldi. Al prima io. Al piemontesissimo detto “Dio giutmi e iatri ca s’arangiu” (Dio aiutami e gli altri che si arrangino).
Cirio è di Alba e l’ospedale covid è stato fatto a Verduno. Alba. Si parla di terminare la Asti-Cuneo ma il tratto Asti-Alba è gia fatto. Quindi, il pezzo da fare è Alba-Cuneo. Così sarà più semplice anche per i cuneesi raggiungere Verduno. Per noi astigiani lo è già. Molto utile, specie se si fossero fatte le Sagre.

Ad Asti c’e’ la vecchia maternità, l’ospedale vecchio, la casa di riposo “città di Asti” che ha dato anche disponibilità, ma i pazienti covid astigiani in via di guarigione, stante la Casa di Riposo “San Giuseppe” piena, attualmente vanno a Torino.
A mio parere, Alberto Cirio ha le capacità per sostituire Donald J. Trump. Sarebbe un 46° presidente degli Stati Uniti d’America di continuità e non di rottura.  
Speriamo gli diano presto la carta verde.

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