Di Paolo X Viarengo.
Fabrizio de Andrè scrisse nella sua splendida “La ballata dell’eroe” il verso “di un eroe morto che se ne farà”. Perché gli eroi muoiono. Per essere tali muoiono. Coperti di gloria. Coperti di retorica. Coperti di sangue e merda, come scriveva Oriana Fallaci nel suo libro “Un uomo”. Muoiono osannati da tutti ma, muoiono. Non ci sono più. Se non nel ricordo di chi li ha amati per davvero. Se non nel ricordo di chi li ha usati. Per i propri scopi. Per coprire i propri sbagli...
Si sono scritti libri, poesie e canzoni su quella che è stata definita dal maresciallo di Francia, Pierre Bosquet, che l’aveva vista, “ce n'est pas la guerre; c'est de la folie”: non è guerra, è follia. Mi riferisco alla carica di Balaclava, un marchiano e grossolano errore di comunicazione che è stato tramutato in un atto eroico.
Siamo nella guerra di Crimea, quindi nel 1854 e seicento cavalieri inglesi furono mandati a caricare i cannoni trincerati russi in quella che fu definita dal poeta Alfred Tennyson, la valle della morte. Loro obbedirono e furono massacrati. E giù retorica, canzoni, brividi, creati dai pennivendoli di regime. Eppure, non fu che un errore di comunicazione tra due ufficiali, Nolan e Lucan, che si detestavano, e che per evitare di parlarsi, non si compresero. Così, il comandante dei poveri seicento, Lord Cardigan, ricevette l’ordine errato di caricare.
Fu sangue e merda. In pari misura.
Già, perché l’eroe muore e viene cantato dai poeti. Asserviti o meno. Ma muore, perché qualcuno lo manda a morire. In questi giorni, sento la stessa retorica ottocentesca. Quello che mi lascia più perplesso è, come sempre, il cinismo della pubblicità in cui, come sempre, vengono cavalcati i sentimenti del momento per vendere di più.
Eroi sono i medici. Eroi sono i cassieri dei supermercati. Eroi sono gli infermieri.
Eccome se lo sono! Ma perché lo sono? Perché non c’é una pubblicità che mi dice per quale motivo devono morire? Perché non c’é un telegiornale che mi spiega per quale maledetto motivo devono contagiarsi? Solo retorica. Solo sciocchezze. Solo ignoranza. Solo visioni ottocentesche che ignorano quanto pensava uno che di guerre ottocentesche, invece, se ne intendeva. Il generale Wellington, proprio quello che aveva sconfitto Napoleone a Waterloo, soleva dire che la peggiore disgrazia per l’umanità, dopo una battaglia persa, è una battaglia vinta. Perché, sia che tu vinca, sia che tu perda, ogni battaglia, lascia dei morti. Delle vedove. Degli orfani. Degli invalidi. Dei disturbati. Degli scossi.
Per quale motivo i medici, infermieri, cassieri sono eroi, quindi, è chiaro. Ci hanno raccontato che stanno combattendo una battaglia contro un nemico invisibile. Incuranti della loro vita e sicuri della vittoria finale. Come seicento cavalieri a Balaclava. Nella valle della morte. Ma chi ce li ha messi nella valle della morte contro i cannoni trincerati da un virus subdolo? Adesso come allora, gli stessi che ora li osannano cercando di buttare il sangue degli altri sulla merda dei loro errori. Chiamandoli eroi. Sono gli stessi che hanno consentito le partite di Champions League, quando il virus era già in giro. Incuranti di decine di migliaia di persone che potevano ammalarsi in uno Stadio e contagiarne anche altri. Gli stessi che hanno tagliato migliaia di posti letto e bloccato assunzioni del personale sanitario in nome di una stabilità di bilancio che ora può sforare all’infinito. Gli stessi che nella Val Seriana non hanno chiuso le industrie quando avrebbero invece dovuto, creando il macello che i poveri bergamaschi stanno vivendo...
Gli stessi che, padroni della Dalmine-Tenaris di Bergamo, azienda leader sul mercato nella costruzione di tubi per le trivellazioni petrolifere, non solo non hanno chiuso, ma sono pure padroni del gruppo di sanità privata Humanitas. Una catena di ospedali privati, come lo è tanta parte della sanità lombarda, che sta curando solo casi di covid19. In attesa di percepire i rimborsi statali.
Come in tutte le guerre: qualcuno muore e qualcun altro si arricchisce.
Ad Asti, in questi giorni l’ultimo atto.
Il Sindaco chiude per Pasqua e Pasquetta i supermercati per dare respiro agli “eroici” cassieri. Il Prefetto dice che non può farlo e li riapre. Il Governatore della Regione Piemonte, pilatescamente, li riapre solo per Pasqua, fino alle 13.00.
I lavoratori allora proclamano sciopero generale per Pasqua. Fino alle 13.00.
Vuoi vedere che gli eroi si sono incazzati? Vuoi vedere che i seicento cavalieri di Balaclava hanno detto, finalmente, al loro comandante, l’inetto Lord Cardigan “Ma vai tu ad assaltare i cannoni, imbecille”?...