di Daniela Grassi.
Iniziamo con un argomento veramente “terra terra”, in senso letterale. Dopo giorni passati in casa, come tutti, sono uscita per motivi di lavoro e ho attraversato una parte della città a piedi. Certo, il silenzio, i negozi chiusi, ma quello che più mi ha colpita è l’enorme quantità di deiezioni canine sparse sui marciapiedi: stercolini minuscoli e insidiosi, cacche medie e merdacce grandi come quelle di un uomo adulto. Non parliamo delle pisciatine e pisciatone dei medesimi canini sparse con evidenza per ogni dove. E’ bastato sentirsi soli e poco osservati, un semplice calo dello scocciante controllo sociale vero o presunto dei passanti, ed ecco che sono scomparsi sacchettini, palettine, bottiglie d’acqua e soprattutto il pudore e quel velo di presunto rispetto per il bene comune che alla prima grattatina si sfarina come vecchio intonaco...
Allora ho pensato, ma se le cose stanno così, se si profitta di un’emergenza drammatica per farsi con sollievo i fatti propri, quel Cambiamento di cui tutti parlano, quel “dopo più nulla sarà uguale”, da cosa deriverà, chi lo praticherà? Ci sarà?
Dopo tutto quello che stiamo passando, ora che hanno dovuto fermarsi con noi, il professionista che non faceva la fattura, il barista che non ti faceva lo scontrino, te lo faranno, saranno più onesti? Ora che sanno che tutti, proprio tutti, possiamo ammalarci, avranno uno sguardo più lucido e veritiero, quelli che fino a inizio marzo inveivano contro l’accoglienza di chi proviene da situazioni difficili o disperate?
E quelli che passavano le serate ad abbordare le donne schiave sugli oscuri cigli delle strade e dei propri bassi istinti, dopo essere stati due mesi in casa con la famiglia ignara, cambieranno atteggiamento? Vedranno una persona, delle persone, ora, davanti a sé?
Smetteremo di produrre armi? Smetteremo di togliere il lavoro a chiunque per speculazione? Smetteremo di sfruttare, di privatizzare? Avremo più rispetto della fragilità?
La politica, che con l’alibi dell’emergenza ha passato sotto silenzio il colpo di stato in Ungheria, sarà migliore? Ci saranno meno nazionalisti, regionalisti, campanilisti?
Non so perché, ma mentre camminavo attenta a dove mettevo i piedi e pensavo tutto questo, mi tornava in mente quella vecchia canzone sull’Uomo di Cromagnon, che era proprio un bestion, e che passano i secoli e i millenni, ma rimane sempre uguale a se stesso. Penso sia una canzone degli anni sessanta, perché si citano i “giukkete box” e i “nigghete clubbete”, che ormai sono pure loro preistoria. Solo l’arroganza e l’inconsapevolezza rimangono attuali.
E allora io credo che sì, il Cambiamento ci sarà, ma lo porteranno avanti quelli che già si battevano prima per questo Cambiamento, quelli che già avevano consapevolezza della sua necessità, una necessità di vita o di morte per noi e per ogni vivente del pianeta.
Sarà ed è, dentro a queste persone che si svilupperà con maggiore chiarezza la coscienza di dover combattere ancora di più per quelle giuste e prioritarie cause che ormai si sono rese chiare da troppo tempo, tempo che si accorcia ogni attimo di più e di cui anche le pandemie sono conseguenze.
Il Cambiamento sarà un ulteriore accrescimento delle coscienze e certo seminerà anche in altri, ma dopo questa emergenza, dopo questo gran colpo di vento, non ci illudiamo: il Cambiamento non significherà che un impegno ancora più forte e profondo. Prepariamoci, i capi tribù degli attuali Cromagnon non arretreranno di un solo centimetro. Toccherà a chi già il Cambiamento lo sente dentro di sé, tentare ancora una volta di dare nuova forma alla realtà, per il massimo bene di tutti e di tutto.