Da alcune settimane ad Asti circola una notizia, di quelle destinate a finire nelle prime pagine dei giornali. Cioè una notizia rilevante. Una notizia ufficiale, che nei giornali della città è però arrivata "con calma" e solo dopo che una testata nazionale - "Il Fatto quotidiano" - l'aveva puntualmente pubblicata. La notizia ufficiale è stata subito accompagnata dalle dichiarazioni, altrettanto ufficiali, della Banca stessa che segnalava la sua certezza di avere sempre operato con correttezza e trasparenza e di essere certa di poterlo dimostrare nelle sedi competenti. Poi più nulla, impossibile avere altre informazioni e dichiarazioni tecniche più approfondite...
Abbiamo atteso qualche sviluppo della vicenda e cercato fonti che consentissero (a noi e a tutti) di comprendere meglio il contesto e la questione: missione impossibile, dobbiamo - per ora - accontentarci della notizia, della risposta e nulla più.
La notizia è che la Procura della Repubblica ha completato la sua indagine sul bilancio 2015 della Banca di Asti-Cassa di Risparmio di Asti e notificato un'ipotesi di reato per “false comunicazioni sociali” al suo presidente, Aldo Pia, e all’amministratore delegato, Carlo Demartini.
Ipotesi di reato, normata dall’articolo 2621 del codice civile, che si configura nel caso in cui «gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico e al fine di conseguire per se' o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci o al pubblico, espongono fatti materiali non rispondenti al vero ancorché di valutazioni ovvero omettono informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, sono puniti con l'arresto fino a due anni».
La reazione della Banca è sintetizzata in un comunicato stampa: «Con riferimento alle notizie comparse sulla stampa, si precisa che l’indagine menzionata è la medesima di cui la Cassa di Risparmio di Asti S.p.A. aveva già dato comunicazione a febbraio 2018. La Banca ribadisce la convinzione di aver correttamente operato nel rispetto delle disposizioni di legge e di vigilanza e di principi di massima trasparenza, in linea con il rapporto di correttezza che da sempre connota le relazioni con i Soci, Clienti e Collaboratori. La Banca confida inoltre di poterne dare concreta dimostrazione nelle sedi opportune confermando piena fiducia nella Magistratura. La Banca conferma inoltre che, indipendentemente dagli aspetti puramente contabili oggetto di accertamento riguardanti temi di mera competenza temporale, l’indagine in corso non ha alcuna incidenza sul patrimonio della Banca alla data odierna e quindi sui suoi Azionisti e più in generale sulla clientela, salvo modesti effetti sull’entità del proprio credito d’imposta».
Ora il pool difensivo della Banca dovrà presentare la sua memoria difensiva per convincere il PM, prove alla mano, della sua totale innocenza.
Tutto qui ciò che è trapelato; qualche dibattito in più non ci sarebbe stato male. Anche perchè l'inchiesta della magistratura tocca il principale potere economico-finanziario del territorio e diversi tra i principali protagonisti della scena imprenditoriale e politica, tra i quali l'attuale Sindaco di Asti, Maurizio Rasero (che nel 2015/2016 figurava come vice presidente della Cassa di Risparmio di Asti) e l'ex Primo cittadino, Fabrizio Brignolo, che sedeva nel suo Consiglio di Amministrazione...