di Alessandro Mortarino.
Non si placano le discussioni (e le polemiche) generate dalla decisione del Sindaco di Asti di dimezzare gli stanziamenti a favore dell'Israt (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Asti) motivate dall'affermazione "Non possiamo sobbarcarci spese che spettano ad altri; non mettiamo in discussione l'importanza dell'Israt, ma a nessuno diamo 48 mila euro. Stiamo uscendo anche da altre istituzioni per cercare di liberare risorse e far fronte ad altri impegni"...
L'Israt è un Consorzio nato nel 1984. Ne fanno parte il Comune di Asti, la Provincia di Asti e una cinquantina di altri Comuni. Il centro studi ha sede a Palazzo Ottolenghi ed è associato all'Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia. Gestisce la Casa della Memoria di Vinchio, il Museo dell'aeroporto partigiano di Vesime, il Museo multimediale presso i locali della Sinagoga e collabora con il Comune alla gestione del Museo del Risorgimento.
Nel corso degli anni ha svolto molteplici attività e funzioni:
1. raccoglie e studia materiale documentario e bibliografico inerente la storia del Novecento, con specifico riferimento alla realtà locale;
2. promuove ricerche in campo storico, socio-antropologico ed economico, che pubblica presso la propria casa editrice (Israt edizioni);
3. mette a disposizione dell’utenza servizi culturali qualificati e specializzati: biblioteca, archivio, videoteca, emeroteca, audioteca, assistenza per ricerche, tesine di maturità e tesi di laurea;
4. offre alle scuole di ogni ordine e grado, agli insegnati ed agli studenti percorsi didattici, corsi di aggiornamento, approfondimenti e lezioni frontali sui temi della contemporaneità;
5. organizza eventi culturali sul territorio in accordo con gli enti e le associazioni locali;
6. promuove la conoscenza del territorio attraverso la costruzione di percorsi di turismo culturale in cui si intrecciano aspetti storico-sociali, letterari e paesaggistici.
Un Ente inutile? (O poco utile?).
Dipende dai punti di vista, ovviamente. Noi propendiamo per l'idea che senza memoria storica, una comunità rischia di perdere e smarrire il significato e il senso profondo della propria identità culturale e civile. Nietzsche sosteneva l’importanza di essere in grado di percepire il valore del passato e di quanto è avvenuto nella storia umana attraverso la memoria monumentale, che si nutre di retorica, la memoria antiquaria, che si compiace di rievocare la grandezza di quanto è stato, la memoria critica, che è in grado di selezionare e discernere i ricordi in base ad un atteggiamento rivolto a capire la vicenda umana, per come si è sviluppata lungo i secoli.
La memoria è il contrasto alla dimenticanza, la capacità (umana) di combattere il desiderio di voler dimenticare ciò che è stato, imparare dal passato e dagli errori per non commetterne di nuovi (o, spesso, ripeterli).
Dovrebbe essere uno strumento da coltivare per far crescere una società sana.
Essenziale.
Ma l'homo oeconomicus preferisce fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la terra. Per non vedere, non ascoltare, non subire i ricordi.
Quanto costa?
E' la domanda, unica.
Nel nostro caso, la risposta è: troppo. Che altri si preoccupino.
Dal punto di vista morale, è una risposta accettabile?...