di Giampiero Monaca, maestro.
Oggi con i bimbi di prima, in classe abbiamo dapprima preso confidenza - in modo funzionale, empatico, analitico/didattico - con le letterine dell'alfabeto. Un veloce excursus delle lettere per verificare il grado di riconoscimento di tutti, dei singoli grafemi, poi una breve ricerca di A come... B come ...
Successivamente abbiamo cantato la dolcissima "ninna nanna dell'alfabeto" disegnando le lettere alla lavagna e scegliendo INSIEME come disegnare il SOGNO per la S o il TESORO per la T o la CHITARRA SUONATA CON AMORE per la C.
Abbiamo cantato con emozione insieme...
(Nota dolce personale, in classe ho la figlia di una mia bimba cui a 7 anni cantavo la stessa canzone ... è il cerchio perfetto della vita che mi regala un privilegio prezioso).
Dopo questo bel momento di lavoro emozionato ed emozionale, abbiamo fatto un giro di pipì in bagno, messo le merende nelle borsette colorate, e siamo usciti in cortile.
Qui abbiamo rapidamente giocato al gioco del mettersi a gruppi di 3, di 5, di... 2.
"Ecco, adesso che siete a coppie, ricordatevi bene benissimo chi è la vostra compagna o il vostro compagno: sarà il vostro compagno per la fila d'emergenza.
Quella che usiamo per uscire da scuola"
Così, in questo nostro terzo giorno di scuola, abbiamo imparato a metterci in fila d'emergenza e abbiamo imparato le regole di come si attraversa la strada in gruppo, spiegando i rischi e facendo comprendere che ci sono alcuni LIMITI, che non è mai possibile superare.
Il cancello, aperto o chiuso, non può MAI essere varcato, se non dopo aver chiesto a uno di noi maestri, nemmeno se ci chiama mamma o papà con in braccio un cucciolo morbidoso.
Si chiede, si aspetta, poi si esce.
E la strada?
Come si attraversa?
Con la manovra "ad elastico" sperimentata e brevettata addirittura in gita a Roma con i bimbisvegli grandi e il mio caro amico Maurizio Vogliolo, super papà e rappresentante di classe di 8 anni fa.
Il maestro guida la fila che si ferma sul marciapiede.
Poi SOLO il maestro si mette in mezzo e ferma il traffico. A quel punto viene dato un primo ordine di partenza, i bimbi chiedono una prima conferma (per sicurezza, magari il maestro si è sbagliato) e, al SECONDO via libera, la fila parte, guardando la strada e interrompendo qualsiasi chiacchiera per non rischiare distrazioni.
La fila attraversa e, arrivati dall'altra parte, i primi della fila contano fino a 20 passi (cosí, già che ci siamo, ci esercitiamo a contare in italiano e poi a breve in inglese) poi la fila si ferma per aspettare che il maestro, SOPRAVVISSUTO AL TRAFFICO..., raggiunga la testa della fila e si possa cosí ripartire.
Questo sempre, a qualsiasi attraversamento, su qualsiasi strada asfaltata.
Superato con mille brividi l'attraversamento deĺla strada meno trafficata al mondo... (ma non importa, se è asfalto è asfalto) siamo arrivati ai prati.
Li abbiamo attraversati, chiedendo PERMESSO alla natura di entrare ad imparare.
Il nostro gruppetto ha preso posizione su un magnifico terrazzamento con una bella vista panoramica sui boschi e i prati che pian scopriremo.
"Maestrooooo, devo dirti una cosa... Ho lasciato la borsa con la merenda in cortile".
ARGHHHH!
Che fare?
Riportare tutti a scuola in comitiva e perdere l'occasione?
Catalizzare l'ira del gruppo su uno solo per una dimenticanza?
Educare in natura, un po' come vivere, richiede operare scelte di cui prendersi la responsabilità.
Affrontare un rischio, e far sì che non si corra un pericolo richiede: valutazione, progettazione, messa in sicurezza, sperimentazione evento, verifica.
Trattandosi di bambini così piccoli la percentuale di previsione di successo deve necessariamente essere 99%.
Ecco la mia scelta.
VALUTATO che eravamo tutti serenamente in cerchio ad aprire merende e succhi e che il clima era calmo e cooperativo, che il prato era lontano da strade, in totale vista in campo aperto e non vi erano pericoli nè vicini nè lontani, nè erano possibili intrusioni da parte di estranei in quanto non si vedevano persone per un raggio di 1 km, abbiamo PROGETTATO tutti insieme che nessuno dovesse allontanarsi in nessun modo dal perimetro delimitato dalle borsine.
Conosco bene il posto (che è a 2 minuti esatti dalla scuola) e so che non ha buchi, spine, detriti o altri pericoli di sorta.
Ho fatto una foto al gruppo ed ho detto che al ritorno ne avrei fatta una seconda e che tutti dovevano trovarsi allo stesso posto, dato che QUELLO ERA UN POSTO SICURO.
Ci siamo salutati senza grandi problemi e sono andato a prendere la borsina... dietro l'angolo...
Dopo due minuti di orologio ho ritrovato tutti al loro posto tranquilli e beati che già da lontano mi salutavano come cuccioli che giocano davanti alla loro tana.
Scatto la foto e, INSIEME, compariamo le immagini.
"BRAVI non vi siete praticamente mossi. Avete protetto la vostra sicurezza affrontando con consapevolezza il RISCHIO (che non è un pericolo)".
A quel punto tutti han proseguito e terminato merenda, qualcuno si è sdraiato a guardare le nuvole e altri a giocare con il fieno, con l'avvertenza di tirarlo in alto ma sempre sopra al mucchio e non in faccia ai compagni, così gli facciamo prendere aria ma non lo sparpagliamo, il contadino è contento e nessuno litiga.
Siamo parte di una comunità di persone, animali e vegetali.
Usando le lettere dell'alfabeto che avevo portato, abbiamo nuovamente trovato corrispondenza tra le lettere e quel che vedevamo:
F di fieno
C di cielo
N di nuvola
P di poiana
C di cornacchie....
Rientrando a scuola abbiamo controllato di aver lasciato il posto meglio di come lo avevamo trovato, riportando con noi ogni rifiuto e, uscendo dal prato, dopo aver accennato l'inizio della storia del Lohengrin (il folletto dell'autunno), abbiamo detto GRAZIE e SCUSA alla natura e siamo rientrati in classe.... sperimentando, ormai da veri esperti, l'attraversamento della strada in fila d'emergenza.