di Domenico Massano.
Ad Asti, con la prospettiva di avviare l’ennesima attività eno-gastronomica, non è stata rinnovata la concessione dei locali di Palazzo Ottolenghi al “Magopovero-Museo dell’Immaginario”, senza l’offerta di alcuna valida soluzione alternativa. Tale scelta dell’amministrazione ha visto un’immediata e massiccia mobilitazione della cittadinanza (e non solo), per la salvaguardia di quello che è da considerare un bene comune cittadino, apprezzato e riconosciuto ben oltre i confini dell’astigiano ...
Il Museo dell’immaginario è, infatti, “un luogo d’arte, di incontro, di poesia, un’officina di idee” che, come si può leggere sia sulla petizione sia sulle varie iniziative avviate per impedirne lo sgombero, “è frequentato e amato dai bambini e dagli adulti della città, è punto di riferimento culturale per educatori e insegnanti, è luogo di incontro e sperimentazione artistica e molto di più di tutto questo”.
E’ evidente l’alto valore educativo di un contesto in cui poesia, stupore e gentilezza contribuiscono alla formazione e alla crescita dei bambini, permettendo loro di intravedere, tra universi sensibili, un mondo più colorato, capace di poesia e, soprattutto, da costruire insieme.
Vi è, tuttavia, anche un altro aspetto che merita di essere sottolineato: l’immaginazione è anche garanzia della nostra umanità. Alcuni anni fa, infatti, il filosofo G. Anders, rileggendo le tragedie della Seconda guerra mondiale e della Shoah nel testo “Discesa all’Ade”, affermava che: “Non so se esista una possibilità per contenere la dismisura dell’infernale che abbiamo fra le mani. Se esiste, sta solo nel tentativo di non accettare questo scacco come definitivo, di ampliare dunque la nostra immaginazione …”.
Rifacendosi a queste riflessioni, il noto sociologo Z. Bauman, in uno dei suoi ultimi scritti “Alle sorgenti del male”, evidenziava come: “Il potere umano di produrre è stato emancipato, negli ultimi decenni, dal potere molto meno espandibile degli umani di immaginare, rappresentare e rendere intelligibile. È in questo fenomeno relativamente nuovo, lo iato che separa i poteri creativi e immaginativi, che la varietà contemporanea del male affonda le sue radici”. Concludeva poi le sue riflessioni specificando che: “l’immaginazione coglie infinitamente più verità morale, mentre la nostra percezione empirica è particolarmente cieca”.
L’attuale momento storico può essere considerato preoccupante sotto diversi punti di vista, soprattutto in relazione ad una progressiva disumanizzazione di pratiche e discorsi che si rivolgono a coloro i cui bisogni ci interrogano.
Di fronte a questa deriva, salvaguardare e promuovere gli ormai rari spazi di poesia e immaginazione, è da ritenersi non solo utile, ma sempre più necessario.