di Domenico Massano.
Il comune di Asti con Delibera n° 588 del 05/12/2017, ha ridefinito i criteri di accesso ai contributi per la vita indipendente per le persone con disabilità. La platea dei destinatari, tuttavia, pare essere ben ristretta ...
Ristretta poiché i criteri di accesso stabiliti riguardano esclusivamente le persone con grave disabilità motoria tra i 18 e i 64 anni che frequentino l’Università (solo fino ai 26 anni), o che lavorino (per molti una speranza e raramente un’opportunità come recentemente ribadito dal Comitato dell’ONU “preoccupato per l’alto tasso di disoccupazione tra le persone con disabilità, in particolare tra le donne con disabilità”), o che partecipino ad attività sociali (a patto che ricoprano incarichi dirigenziali), o che, infine, svolgano le funzioni genitoriali (esclusivamente nei confronti di figli minori). Nel leggere tali criteri stupisce sia la loro particolarità e restrittività, sia il fatto che dall’accesso al contributo siano, di fatto, escluse tutte le persone con disabilità non motorie (sensoriali, intellettive, …).
Eppure il 27 aprile 2017, con una precedente delibera, il Comune s’impegnava a “sostenere i progetti di vita indipendente rivolti a cittadini con disabilità intellettiva” e a “favorire una nuova cultura sulla disabilità …”. E’ evidente una mancanza di coerenza tra le due delibere sui destinatari di progetti di vita indipendente. Su quest’aspetto, inoltre, è stata recentemente approvata una Mozione dal Consiglio Regionale che, evidenziando come “le limitazioni all’accesso dei progetti di “Vita Indipendente” che prevedono una differenziazione sulla base del tipo di disabilità non sono presenti nella normativa nazionale”, impegna la Giunta Regionale stessa ad aggiornare le proprie linee guida in quest’ambito.
In conclusione, quindi, vista la rilevanza di un atto che, nonostante l’esiguità del contributo e la sua alternatività ad altri tipi di prestazioni, si propone il riconoscimento e il sostegno del diritto alla vita indipendente per le persone con disabilità, sarebbe opportuno, quantomeno, promuoverne una modifica tenendo conto sia della precedente Delibera comunale, sia della recente Mozione regionale, sia, infine, dell’art. 19 “Vita indipendente e inclusione nella società” della Convenzione ONU (l. 18/09), che ribadisce “il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone”.