Bocciato l'Agrivillage, ma si torna a parlare di Teleriscaldamento

Dopo nove lunghi anni la parola fine è stata stesa definitivamente sul progetto Agrivillage: il Sindaco di Asti Maurizio Rasero ha infatti comunicato la decisione dell'amministrazione comunale di non siglare l'accordo di programma che avrebbe avviato l'iter di trasformazione dell'area in Val Rilate da produttiva/industriale a commerciale L2 ..

E' una decisione saggia che ci fa davvero piacere poter registrare. Al momento non conosciamo ancora il testo formale della comunicazione che il Sindaco ha trasmesso a Regione, Provincia e proponenti ma sappiamo dalle sue prime anticipazioni quali sono i motivi principali del suo diniego: rischio di desertificazione del centro storico, danno ai piccoli produttori locali, perdita di posti di lavoro già consolidati, consumo di suolo.
Sono sostanzialmente i "pilastri" su cui poggiavano - sin dal 2009, dopo la prima presentazione del progetto - le analisi critiche formulate dal Movimento Stop al Consumo di Territorio e che via via sono state condivise dalle realtà civiche cittadine e da un'ampia parte delle forze economiche: Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti, Cia, Cgil, Cisl, Ordine Architetti. Tutti questi soggetti hanno potuto pubblicamente esprimere i propri dubbi durante il Consiglio comunale aperto richiesto dai consiglieri di maggioranza proprio per disporre di tutte le voci - pro e contro - e poter operare la scelta finale.
Questa modalità inclusiva e partecipativa ci pare sia stata piuttosto importante per dare forza alla decisione finale del Sindaco Rasero, certamente non facile da adottare a fronte del cospicuo investimento che i proponenti dell'Agrivillage dichiaravano di voler mettere in campo per il progetto (oltre 50 milioni di euro garantiti da un Fondo di investimento estero, di cui peraltro non si è mai saputo nome e nazionalità).
Le posizioni della città hanno orientato la decisione - lo ripetiamo: molto saggia - del Sindaco. Che, ne siamo certi, se non avesse agito secondo queste modalità partecipative avrebbe solitariamente avallato il progetto.
E' la stessa modalità seguita per il diniego al progetto Oasi dell'Immacolata e per la lettera definitiva di chiusura del procedimento per il teleriscaldamento: un coraggioso inizio per questo inizio di mandato amministrativo. Che ci auguriamo prosegua anche per il futuro.

Proprio mentre l'ambientalismo astigiano incassava con gioia il risultato, improvvisamente si riapriva una coda per il defunto progetto del teleriscaldamento. Lasciamo ogni commento alle parole di Paolo Montrucchio, portavoce del Comitato cittadino che si era opposto all'impianto:


Teleriscaldamento: ricorso al TAR? Siamo alla paranoia? ...

AEC spa, controllata dal Comune di Asti tramite ASP spa, ha avviato una azione legale contro il Comune?

La notizia stampa, se confermata, è ridicola e surreale allo stesso tempo.

Fu la conferenza dei servizi della Provincia a decretare la morte del cosiddetto  progetto del teleriscaldamento, con il diniego definitivo; non fu il Comune.

Il precedente Sindaco Brignolo, preso atto del venir meno della sua maggioranza sull’argomento, aveva preferito soprassedere rinviando alla ormai prossima futura amministrazione ogni decisione in merito al cambio di destinazione d’uso dei terreni dell’ospedale.

Il nuovo Sindaco avrebbe anche potuto non dire nulla, sarebbe bastato non sottoporre la variante urbanistica al nuovo consiglio, ma preferì sottolineare il nuovo corso del suo mandato, confermando semplicemente che l’argomento teleriscaldamento era chiuso e che non avrebbe sottoposto al nuovo consiglio alcuna proposta di variante di destinazione d’uso dei terreni dell’ospedale.

In precedenza anche il Presidente della regione Chiamparino, l’assessore alla Sanità Saitta e la direttrice generale Grossi dell’ASL AT avevano convenuto sull’inopportunità della localizzazione e ritirato la disponibilità dei terreni.

Due macigni insormontabili che, suggellati dal diniego della Provincia, rendono velleitario qualunque tentativo di far risorgere un progetto inviso agli Astigiani.
Quindi l’argomento è morto e sepolto.

Che senso ha fare ora un ricorso al TAR contro una decisione politica del Comune di Asti? Contro la città di Asti?

Postuma vendetta politica surrettizia?

Colpo d’ali degli azionisti privati e minoritari di ASP?

IREN alla ricerca di un riscatto?

Che senso ha che il Comune di Asti, in quanto azionista di controllo di ASP e di AEC, si faccia causa da solo? Situazione kafkiana, almeno all’apparenza.

Quale amministratore delle società, se non tutto il consiglio di amministrazione, nominato dalla precedente giunta Brignolo e che presumo impegnato giorno e notte a perseguire il bene della città a cui deve la nomina, in piena autonomia professionale e di giudizio, ha avuto la brillante idea? Cosa aspetta a dare le dimissioni dalla carica?  Cosa aspetta il Sindaco Rasero a chiederle lui stesso, come diretto responsabile delle società partecipate dal Comune?

Gli amministratori di ASP erano in scadenza alla vigilia delle elezioni amministrative: Brignolo, anziché rinominarli per il successivo mandato, avrebbe potuto soprassedere, lasciando all’imminente successivo Sindaco la designazione di propri uomini di fiducia. E invece no, Brignolo li confermò per un intero mandato, con il risultato che il nuovo Sindaco ora si ritrova la responsabilità della conduzione delle società partecipate dal Comune, al cui timone però si trovano persone elette dal precedente Sindaco e dai soci di minoranza: una situazione di difficile governabilità, come ne è emblematico esempio il ricorso al TAR riportato dalla stampa.

Sindaco Rasero, continui così, dopo il no al riscaldamento, il no all’OASI, il no ad Agrivillage (in realtà un No ai proponenti, ma un SI in difesa della città) è ormai tempo di un altro SI: si alla riorganizzazione delle società di proprietà del Comune, nell’interesse dei Cittadini.

Gli Astigiani, contemporaneamente utenti e finanziatori, gliene saranno grati.

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