A cura di alcuni solidali presenti allo sgombero.
Mercoledi 19 Luglio 2017 sono state sgomberate le tre famiglie che ancora occupavano lo stabile di strada Fortino, ad Asti. La Questura ha messo a disposizione un ingente numero di poliziotti dei reparti antisommossa, agenti della Digos, alcune pattuglie dei Carabinieri e Finanza. Il Comune ha messo a disposizione, a corollario, i Vigili Urbani e le assistenti sociali. Erano presenti inoltre Vigili del Fuoco e la Croce Rossa. Non mancavano i fabbri e i muratori ...
Un impianto niente male, insomma. Abbiamo opinato parecchio sui costi di questa operazione, la quale probabilmente sarà costata alcune migliaia di euro.
L'assessorato ai servizi sociali ha disposto l'ingresso delle mogli e dei bambini all'interno di strutture protette e assistite (molto lontane dalla città), mentre per i mariti è riservato un posto letto al dormitorio comunale.
Siamo curiosi di sapere quali costi comporti per l'amministrazione pubblica questa “soluzione”.
Al termine dell'operazione di sgombero la struttura è stata chiusa con muri ed inferriate, al fine di evitare una reiterazione dell'occupazione.
Chissà quali progetti sono studiati per quella palazzina?
Per quanto riguarda le famiglie, l'assessore ai servizi sociali ha garantito che “se trovano un padrone di casa che sottoscriva loro un contratto” saranno inseriti nell'Agenzia Casa (la quale garantisce 8 mesi di affitto più la caparra) nel tentativo di reimmettere queste persone nel mercato delle locazioni. Mercato che le aveva scacciate anni addietro con le procedure di sfratto. Mercato che rifiuta chi non ha un reddito.
Vorremmo sapere quanto viene a costare, per le casse comunali (o regionali?), l'esborso in favore di una famiglia a reddito zero.
Restiamo umani
Siamo in grado di vedere con i nostri occhi i costi sociali di questo agire.
Chi si degna di osservare un po' più attentamente, può vederne anche i costi umani. Sono costi che non sono quantificabili in numeri, ma sono ben evidenti, oggi e, forse, anche di più in futuro.
Cicatrici come quelle create dai continui sfratti, sgomberi, smembramenti del nucleo affettivo ("papà dov'è?"), essere in balia di progetti “sociali” che calano sulla tua testa e sottostare ai regolamenti delle strutture che ti ospitano ... con tutto che sei sempre “ospite” e per nulla padrone del tuo presente e del tuo futuro, nemmeno della tazza del cesso sulla quale ti siedi. Amplificato dal tono severo e implacabile dei tuoi interlocutori che continuamente ti fanno sentire colpevole della tua povertà, obbligato ad accettare le “loro” soluzioni, magnanimamente offerte, che ti piacciano o no. Drammatizzato dall'uso della polizia in assetto da guerra e in pompa magna. Che blocca le strade con i blindati per causa tua.
Abbiamo visto la disperazione e la paura negli occhi dei padri, delle madri e dei bimbi piccoli. Abbiamo visto la vergogna negli occhi degli adolescenti, nell'età critica dell'accettazione di se di fronte al mondo, i quali per parlare con gli assistenti sociali si sono coperti il volto a nascondersi dalle macchine fotografiche dei giornalisti e dagli sguardi dei curiosi. Questi sono i costi che pagano le famiglie occupanti, colpevoli di non poter pagare un affitto. Colpevoli di essere stati i primi a pagare il prezzo della crisi.
Stranieri
Alcuni di questi occupanti sono immigrati di vecchia data. Hanno lavorato per decenni e vissuto in totale autonomia prima di essere licenziati dopo il 2008. Gli immigrati, in Italia come altrove, sono coloro che per primi subiscono le conseguenze delle frenate economiche e gli ultimi a risollevarsi. Questo, per chi non credesse ai propri occhi, è detto anche dai sociologi e dagli economisti. Tutti loro ci stanno provando, ma forse nessuno ha detto loro che c'è la ripresa economica o, forse, non sono abituati a giocare a calcetto! Per anni, però, hanno pagate tasse e versati contributi (quei famosi contributi che secondo gli economisti servono a pagare le nostre pensioni). Nel momento del bisogno hanno ricevuto un bel calcio nei coglioni. “Siete poveri? La colpa è vostra. Case popolari non ce n'è. Arrangiatevi”.
Poi c'è chi aggiunge “tornate a casa vostra”. Un altro calcio nei coglioni. E tante grazie per le tasse che avete versato.
La politica
Si sono succedute tre amministrazioni dal 2009 ad oggi. Tranne piccoli cedimenti durante la penultima campagna elettorale, nessuna giunta ha voluto né saputo affrontare la questione abitativa in modo progettuale. Chi è intervenuto lo ha fatto in modo emergenziale o addirittura provvidenziale.
Chi invece ha agito occupazioni, in questi anni, ha sempre sostenuto che l'occupazione non è la soluzione di prospettiva per garantire il diritto alla casa. Lo sono le requisizioni, lo è l'autorecupero, lo è il rivitalizzare le strutture abbandonate. Ma lo ha fatto ugualmente. Lo ha fatto perchè ha rilevato e denunciato a più riprese l'assenza di soluzioni abitative idonee a garantire la dignità degli esseri umani. Lo ha fatto perchè nell'immediatezza dello sfratto era l'unica soluzione per salvaguardare l'unità famigliare. Lo ha fatto puntando il dito contro la vergogna dei contenitori abbandonati che a migliaia di metri cubi riempiono di vuoto questa città. Lo ha fatto perchè crede che per costruire soluzioni sociali serie e condivise si possa passare anche attraverso la requisizione degli immobili vuoti e l'autorecupero. Lo ha fatto per incitare l'amministrazione ad agire atti autoritativi contro le proprietà assenti di questa città.
Parole che il Coordinamento Asti est ha ripetute allo sfinimento, ma che sono sempre rimbalzate contro i muri di gomma degli amministratori che sino ad oggi si sono avvicendati.
Hai voglia, oggi, chi si riempie la bocca di “le occupazioni non sono la soluzione”. Bravi. E poi?
La proprietà privata
Strada Fortino è una palazzina abbandonata dagli anni '90 del secolo scorso. Dal 2009 al giorno dell'occupazione, il Coordinamento Asti est ha segnalato questa palazzina abbandonata (fra le tante altre) come vergognoso insulto a chi viveva l'emergenza abitativa. E' stata segnalata in moltissime occasioni, non solo da noi, ma anche dal censimento dei contenitori vuoti di Asti che la Prefettura fece nel 2012. E' (era) composta da 8 alloggi strutturati secondo i vecchi canoni di edilizia popolare. In tutti questi anni l'Agenzia Immobiliare proprietaria dello stabile non ha mai dato segno di volergli dare nuova vita, nonostante qualcuno avesse appeso nel 2010 uno striscione con su scritto “questa casa vuota è da occupare” e altri avessero tentato di entrarci dentro nel 2012.
“La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Questo è l'art.42 della Costituzione italiana. Ergo, in Italia, la proprietà privata non è “intoccabile”, come qualcuno va predicando in giro, ma è determinata affinchè abbia una funzione sociale.
L'assessore Cotto, in ufficio, ha detto: “in molti abbiamo vissuto momenti brutti come questi e non è mai morto nessuno”. Abbiamo ripensato a lungo a quella frase e per quanto provassimo a dargli un senso, continuava a fare a pugni con quella che ci ripetevano i nostri nonni: “abbiamo fatto una vita difficile e di stenti, la povertà, l'essere sfollati, chi viveva nei casermoni. Non vogliamo che queste cose capitino più a nessuno”.