di Alessandro Mortarino.
In pochi giorni la questione dell'Oasi dell'Immacolata si è infiammata: è nato un Comitato - spontaneo e trasversale - di cittadini per la sua salvaguardia integrale che ha avviato una immediata petizione (già prossima alle 2 mila firme raccolte in poche ore), diverse forze politiche hanno richiesto un consiglio comunale aperto sul tema, il gruppo consigliare del Partito Democratico ha depositato una proposta di deliberazione finalizzata a introdurre nel piano regolatore un vincolo per la sua tutela e i dirigenti dell'assessorato all'Urbanistica hanno formalmente notificato al Seminario vescovile, proprietaria dell'area dell'Oasi dell'Immacolata, un preavviso di diniego alla Dichiarazione di Inizio Lavori presentata per la costruzione del supermercato Coop lo scorso 30 maggio; la proprietà ha ora 10 giorni di tempo per rispondere con le controdeduzioni. Tutti segnali che dovrebbero indurre la Curia e la Coop a fare un opportuno dietrofront ...
Per entrambe sussistono motivazioni morali e etiche sufficienti per comprendere che di fronte a un così evidente "rigetto" da parte della città al progetto prospettato, alla comunità cristiana di Asti e al colosso della grande distribuzione organizzata converrebbe prendere atto dei problemi esistenti e rinunciare all'operazione in modo consensuale, il che eviterebbe che da una parte o dall'altra vi siano penali da pagare: tutti d'accordo e chiusa la faccenda (che ha incassato acconti, naturalmente, dovrà restituirli ...).
Non entriamo nel merito, questa volta, delle reciproche convenienze ma ci pare opportuno una specie di "gioco fra le parti" per ricordare e ricordarci qualche elemento importante.
COOP
L'Assemblea generale dei delegati di Nova Coop, la cooperativa di consumatori che controlla 59 tra supermercati e ipermercati in Piemonte con il marchio Coop, nei giorni scorsi ha confermato per bocca del suo presidente Ernesto Delle Rive che «ad Asti cominceranno, entro l’anno, i lavori per un supermercato nella zona dello stadio, del valore di oltre 8,5 milioni di euro: un supermercato di 1.700 metri quadri di vendita, 700 metri quadrati di magazzini e 4 mila di parcheggio».
Nova Coop ha realizzato nel 2016 ricavi per 1 miliardo e 45 milioni di euro, con un utile netto attorno agli 11 milioni di euro e un numero di soci in costante aumento: ora sono 788 mila.
Sufficiente andare sul suo sito - http://www.e-coop.it - per avere conferma della sua grande attenzione all'ambiente, riassunto in un decalogo che elenca i "10 principi della politica ambientale di Coop"; a nostro avviso questi elementi sono chiarissimi e rappresentano perfettamente ciò che Coop non dovrebbe fare all'interno dell'Oasi dell'Immacolata. Citiamo ad esempio: «Rendere il rispetto dell'ambiente parte integrante del patrimonio di valori del sistema, ispirando i criteri di gestione di tutta la filiera Coop in ogni sua attività al principio di precauzione, a quello di responsabilità e a quello di razionalizzazione dei consumi».
«Da sempre, il marchio Coop è indice di rispetto per la natura e attenzione alla salute. Coop considera la tutela dell'ambiente un dovere primario rappresentando l'ambiente un elemento fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo della umanità, come luogo e risorse per le future generazioni e come fattore determinante per la salute dell'uomo. Coop vuole contribuire, concretamente, nel proprio ambito di attività, all'adozione di un modello di sviluppo sostenibile che, pur garantendo la soddisfazione dei bisogni dei consumatori, salvaguardi al contempo le risorse naturali e l'ambiente a vantaggio delle generazioni future, nonché delle comunità in cui opera».
«Promuovere il confronto con i portatori di interesse, cogliendo suggerimenti e critiche che facciano migliorare il rispetto dell'ambiente».
SEMINARIO VESCOVILE
La cessione dell'area per favorire la creazione di un supermercato risponde a quanto Papa Francesco indica nell'enciclica Laudato Si' ? La risposta non può che essere "no". Basta leggere (a caso) qualche punto dell'enciclica.
43. Se teniamo conto del fatto che anche l’essere umano è una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e ad essere felice, e inoltre ha una speciale dignità, non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone.
44. Oggi riscontriamo, per esempio, la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura.
56. Nel frattempo i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. Così si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi. Molti diranno che non sono consapevoli di compiere azioni immorali, perché la distrazione costante ci toglie il coraggio di accorgerci della realtà di un mondo limitato e finito. Per questo oggi «qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta».
93. Oggi, credenti e non credenti sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti. Per i credenti questo diventa una questione di fedeltà al Creatore, perché Dio ha creato il mondo per tutti. Di conseguenza, ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati. Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale». La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata. San Giovanni Paolo II ha ricordato con molta enfasi questa dottrina, dicendo che «Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno». Sono parole pregnanti e forti. Ha rimarcato che «non sarebbe veramente degno dell’uomo un tipo di sviluppo che non rispettasse e non promuovesse i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle Nazioni e dei popoli». Con grande chiarezza ha spiegato che «la Chiesa difende sì il legittimo diritto alla proprietà privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale, perché i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato». Pertanto afferma che «non è secondo il disegno di Dio gestire questo dono in modo tale che i suoi benefici siano a vantaggio soltanto di alcuni pochi». Questo mette seriamente in discussione le abitudini ingiuste di una parte dell’umanità.
95. L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri.
150. Data l’interrelazione tra gli spazi urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo di diverse discipline che permettano di comprendere i processi, il simbolismo e i comportamenti delle persone. Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica.
151. E’ necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce. È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri. Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme. Per questa stessa ragione, sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente.
182. La previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare ed a un dibattito approfondito.
183. Uno studio di impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma. Va inserito fin dall’inizio e dev’essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica. Dev’essere connesso con l’analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull’economia locale, sulla sicurezza. I risultati economici si potranno così prevedere in modo più realistico, tenendo conto degli scenari possibili ed eventualmente anticipando la necessità di un investimento maggiore per risolvere effetti indesiderati che possano essere corretti. È sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato. Bisogna abbandonare l’idea di “interventi” sull’ambiente, per dar luogo a politiche pensate e dibattute da tutte le parti interessate. La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione.
185. In ogni discussione riguardante un’iniziativa imprenditoriale si dovrebbe porre una serie di domande, per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale: Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà? In questo esame ci sono questioni che devono avere la priorità. Per esempio, sappiamo che l’acqua è una risorsa scarsa e indispensabile, inoltre è un diritto fondamentale che condiziona l’esercizio di altri diritti umani. Questo è indubitabile e supera ogni analisi di impatto ambientale di una regione.
Una riflessione dei due principali "attori" (venditore e compratore dell'area) sono convinto che porterebbe alla definitiva sospensione del progetto.
Gli ottimisti - come noi - attendono segnali ...