L'amministrazione comunale di Asti rivede la democrazia



Sono passati pochi giorni dal responso delle urne che ha sancito la volontà degli italiani di rifiutare una riforma della Costituzione ritenuta troppo a rischio per la democrazia, eppure ad Asti questa "sete" di condivisione decisionale da parte dei cittadini non pare essere stata compresa, tanto che la Maggioranza ha lanciato, all'opposto, una proposta per ridurre il numero legale per ritenere valide le sedute del Consiglio comunale. E non è un bel segnale ...

La proposta avanzata intende abbassare l'attuale limite in vigore, portando da 16 a 13 il numero legale di consiglieri presenti per poter ritenere valida una seduta e, dunque, le decisioni assembleari assunte. Il Consiglio comunale di Asti è composto da 32 Consiglieri e, secondo il regolamento in vigore per il funzionamento degli organi collegiali, il numero di Consiglieri è stabilito in metà dell'assemblea, cioè 16 presenti, affinché le sedute di Consiglio siano ritenute valide.
Va detto che la legge stabilisce che i Comuni possano autonomamente stabilire il proprio numero legale restando entro il limite di 1/3 dell'intera assemblea: la modifica proposta rientra quindi in questi parametri. Ma ci domandiamo: è davvero così indispensabile ? E perchè proprio ora, alla fine del mandato ?

La risposta che immaginiamo è "perchè occorre rendere più snelle le decisioni dell'organo comunale". Siamo, insomma, nel pieno solco della riforma costituzionale bocciata dagli italiani.
La nostra democrazia vive nell'idea (fortunatamente non delle maggioranze ...) che il Governo di turno debba avere "carta bianca" nel decidere.
Ma la democrazia è fatta di sfumature, di dialogo, di dibattito, di indipendenza, di voci critiche. E in un Consiglio comunale dovrebbero essere esaltate le posizioni delle minoranze, dar loro spazio di espressione, consentire a tutti i consiglieri di non essere puri soggetti ratificanti di scelte effettuate al di fuori di quella assemblea di eletti che dovrebbe essere sovrana.

Togliere ai consiglieri e alle minoranze il loro ruolo significa azzerare funzioni, ruoli, parola. E ridurre il numero legale significa spingere i consiglieri a disertare un'aula che dovrebbe essere, invece, il luogo deputato per discutere, confrontarsi, decidere in pienezza di conoscenza.

Ridurre il numero legale incentiva quindi l'allontanamento dei consiglieri dalle aule decisionali, spostando altrove (lontano dal "luogo" della politica) gli accordi tra le forze rappresentate. In parole povere: renderebbe più sterile il confronto e darebbe a soli 7 consiglieri - su 13 presenti - il "potere" di decidere il futuro di una città.

In un'era di violento e progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica, crediamo che questa iniziativa sia un grave errore.
Da non commettere.
E ci auguriamo che l'attuale amministrazione rifletta e ritiri il suo progetto ...

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