di Paolo Montrucchio.
Il 29 aprile scorso il Servizio ambiente della Provincia di Asti aveva ultimato la riunione conclusiva della Conferenza dei servizi con una formale comunicazione dei motivi ostativi all'autorizzazione. Sembrava ormai tutto finito, tutto fatto, restava solo l'attesa di pochi giorni per l'atto finale del diniego formale, ma così non è stato.
AEC ha affidato la pratica in mano ad un noto studio legale di Torino, il quale ha contestato tutto e chiesto di avviare una complessa procedura, finalizzata ad un accordo comune fra tutte le parti in causa, Provincia, Comune di Asti ed ASL AT. Sorgono però dei seri dubbi sul fatto che sia ammissibile tale accordo, in presenza di una situazione di conflitto di interessi fra alcune delle parti in causa ...
Infatti AEC è una società controllata al 38% (quota superiore a quella di ogni altro socio privato) dal Comune di Asti tramite ASP, di cui il Comune controlla il 55%.
Il Comune ha nominato il Presidente, il Vice Presidente e la maggioranza dei Consiglieri di ASP; ASP ha nominato il suo Vice Presidente Flavio Doglione anche Presidente di AEC ed ha nominato un suo Consigliere, Massimo Cimino, anche Amministratore delegato di AEC.
Quindi controllo azionario e stesse persone.
Inoltre anche il clima fra i tecnici comunali è di disorientamento. Fin dall'inizio il Sindaco si è schierato a favore ed ha difeso a spada tratta il progetto: sostiene, pur senza essersi mai avvalso di studi tecnici indipendenti ma solo degli studi di AEC, che si sarebbe ridotto l'inquinamento ambientale in città, pur a scapito di un peggioramento delle emissioni nelle immediate vicinanze dell'Ospedale.
Ma come potrebbero, in tale situazione di conflitto di interessi fra il Comune ed AEC, gli uffici tecnici del Comune continuare a svolgere il proprio ruolo di tutela degli interessi della cittadinanza, in piena autonomia ed indipendenza, quando a monte venisse concluso un accordo?
È mai possibile che il ruolo loro e del Consiglio Comunale possa essere sottovalutato dal Primo Cittadino?
Come potrebbe essere tutto bypassato con un accordo preso in conflitto di interessi fra due facce della stessa medaglia, cioè Comune soggetto controllore ed AEC soggetto controllato destinatario di autorizzazione?
Anche l'ASL AT si era già dichiarata in conflitto di interessi, nel suo duplice ruolo di Ente autorizzante e, nello stesso tempo, proprietario del terreno su cui costruire l'impianto industriale; si era persino offerta di farsi sostituire da altra ASL.
Se mai questo scenario inquietante fosse ignorato, ci si ritroverebbe alla fine con un impianto costruito in base ad un accordo, ma senza aver avuto l'autorizzazione tecnica dell'ARPA.
Si provi ad immaginare cosa accadrebbe se, dopo la costruzione degli impianti, i limiti emissivi inquinanti (rumore e gas vari) non fossero poi rispettati; cioè se, come si dice in gergo tecnico, i limiti venissero sforati.
Normalmente in casi come questo viene decretato il fermo impianti (anche se non sempre è stato così, come ad esempio con l'ILVA di Taranto ed altri casi in Italia), verrebbe cioè ordinato lo spegnimento degli impianti di produzione dell'energia elettrica, riscaldamento e raffrescamento per l'Ospedale.
In tal caso, quali sarebbero le conseguenze sui degenti, sui dipendenti, sugli utenti privati? Inutile dire che sarebbe una vera tragedia e, come tale, inammissibile.
Inaccettabile sarebbe il disagio e quindi improponibile sarebbe la soluzione del fermo impianti.
E più realistico ipotizzare un altro approccio, una non soluzione: probabilmente, anziché adeguare gli impianti verso il basso, cioè verso il ripristino dei limiti di legge, sarà più semplice modificare la legge, alzando i limiti ammessi.
Risultato pratico finale: le promesse teoriche di riduzione dell'inquinamento sarebbero totalmente disattese nella pratica, con buona pace di tutti, senza responsabilità per nessuno.
I punti argomentati in precedenza sono due temi sui quali gli Astigiani chiedono risposte puntuali, assoluta chiarezza, senza perdere altro tempo e senza spreco di altre risorse pubbliche.
Anche se è iniziata la battaglia dei cavilli legali e non si può prevedere per quanto tempo si protrarrà, l'opinione pubblica deve poter essere tranquillizzata con un NO netto e definitivo.
Non è concepibile, per puro buon senso, che vengano costruiti dentro il recinto dell'Ospedale due capannoni industriali alti come un palazzo di sei piani su una superficie di oltre 6000 mq di terreno, con quattro ciminiere alte come un palazzo di tredici piani, a meno di 50 metri dal reparto maternità, dall'asilo nido e ovviamente degli altri reparti dove sono curati centinaia di pazienti e dove lavorano centinaia di dipendenti.
L'opinione pubblica chiede semplicemente all'ASL AT che ad Asti l'Ospedale si dedichi con eccellenza esclusivamente alla cura della salute, suo unico compito istituzionale, senza farsi carico di faccende di altri.
Infine, a meno di un anno dalle elezioni amministrative, gli Astigiani chiedono che le forze politiche in campo si esprimano chiaramente su di un tema ormai divenuto molto caldo. Già corrono voci sui nomi dei possibili candidati Sindaco in sostituzione dell'attuale, nomi di liste civiche e programmi. Si saprà presto cosa i futuri nuovi Amministratori prospetteranno concretamente, in proposito, agli Elettori Astigiani.