Teleriscaldamento: il verdetto rinviato di 15 giorni



A cura di Cittadinanzattiva, Legambiente, Osservatorio del Paesaggio, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità, Tribunale per i Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3300 Cittadini.

Dopo aver seguito con grande attenzione la seduta della Conferenza dei Servizi di venerdì 15 aprile, ci eravamo ripromessi, per rispetto all'autonomia degli Enti decisori, di non commentare ulteriormente gli sviluppi del procedimento e di attendere con fiducia il responso finale, rinviato al 29 aprile.
Seduti tra il pubblico avevamo ascoltato gli interventi dei Tecnici che evidenziavano, per l’ennesima volta, le schiaccianti criticità che di fatto impediscono il rilascio delle necessarie autorizzazioni. AEC ha però ritenuto di intervenire anche fuori della sede istituzionale e proprio in queste ore leggiamo un suo comunicato stampa  in cui “ribadisce, infine, la validità ambientale ed energetica del progetto”; una dichiarazione che ci stupisce e ci costringe ad una doverosa puntualizzazione ...

La dichiarazione appare, infatti, decisamente arbitraria, infondata e non tiene minimamente conto di parecchie contestazioni circa la mancanza di dati e calcoli dimostrativi, ribadite, ad esempio, dall’ARPA nel suo documento scritto, ora pubblicato anche sul sito del procedimento della Provincia.
(http://www.provincia.asti.gov.it/procedimenti-attivi-valutazione-ambientale-ippc/details/485-dlgs-11508-dlgs-15206-smi-lr-4098-smi)

Tra le varie contestazioni citiamo:

- nella comparazione fra scenari emissivi occorre “allo stato attuale, confrontare i valori ... al netto delle potenziali 500 utenze termiche ipotizzate dal proponente, delle quali non è ad oggi possibile stimare l'effettiva, futura decisione di fruire del servizio di teleriscaldamento”. (Ricordiamo che anche l'ASL At non ha manifestato alcun formale interesse o impegno ad aderire al servizio);

- l'assenza del titolo legale di proprietà o di disponibilità dell’area che costituisce elemento imprescindibile per ottenere l’autorizzazione unica richiesta (AEC, infatti, non è proprietario dell’area sulla quale è stato progettato l’intervento e non ha dimostrato di possedere alcun titolo legittimo per occupare gli spazi ospedalieri, tuttora “patrimonio indisponibile” dell'ASL);

- incompatibilità dell'impianto (definito dagli stessi proponenti come “industriale”) all'interno della classificazione acustica di tale area, cioè la classe I della zonizzazione acustica riservata alle “Aree particolarmente protette”, “nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, ecc.” L'obiettivo di tale norma “è quello di prevenire il deterioramento di zone non inquinate e di fornire un indispensabile strumento di pianificazione...”.

L'ARPA sottolinea, inoltre, come AEC si trovi nell’impossibilità di produrre schede tecniche delle due caldaie, concludendo con la constatazione del permanere di carenze documentali.

Scorrendo i documenti potremmo proseguire ampiamente, ma già solo queste sintetiche  note chiariscono quanto gravi siano le criticità ambientali ed energetiche tutt’ora insite nel progetto presentato. Tutti elementi che testimoniano l’impossibilità, per la Conferenza dei Servizi, di poter autorizzare questo impianto.  

Cittadinanzattiva, Legambiente, Osservatorio del Paesaggio, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità, Tribunale per i Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3300 Cittadini

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