di Gabriella Sanlorenzo.
16 persone – i consiglieri di maggioranza del Comune di Asti - si sono espresse positivamente: e quindi il nuovo centro commerciale s'ha da fare! Si tratta della costruzione di una struttura autorizzata con il piano di recupero in zona Sisa (Corso Alessandria) con una superficie commerciale (non alimentare) da 2.145 metri quadrati. Poco importa, senz'altro a loro, che appena tre mesi fa altri 1900 soggetti si fossero espressi in modo diametralmente opposto. Chi ha firmato la petizione promossa dal movimento Stop al Consumo di Territorio forse si sentirà un po' offeso dall'ennesima conferma che a questa maggioranza non interessa prendere in considerazione le proposte per una concertazione con i cittadini. Forse l'Ordine degli Architetti, che da tempo chiede di essere coinvolto per una pianificazione seria e a lungo termine del futuro della città, sarà ulteriormente deluso da questa presa di posizione ...
I commercianti che chiedono un nuovo piano commerciale aggiornato alla situazione attuale della città rimarranno ancora in attesa.
Il progetto è approvato. Un nuovo capannone renderà ancora più brutto un pezzo della nostra città.
L'affermazione trionfalistica della creazione di 25 posti di lavoro spero non sia presa come veritiera, in particolare da parte dei commercianti che ben sanno quanti posti di lavoro sono andati in fumo negli ultimi mesi a causa della chiusura di negozi del centro. Questa apertura di una "media struttura di vendita non alimentare" porterà a nuove chiusure dei piccoli negozi, quindi il bilancio sull’occupazione resterà negativo, purtroppo.
Se le richieste della nostra petizione non hanno ricevuto alcuna risposta scritta, come da una giunta "democratica" ci saremmo aspettati, la risposta concreta è in parte già arrivata, Con questa scelta e con altre affermazioni del sindaco che non vede l'ora di muovere l'economia sbloccando nuove operazioni edilizie, capiamo che le oltre 1.900 firme sono state messe in un cassetto, proprio come al momento della consegna avevamo chiesto di non fare.
La città del futuro di cui centinaia di persone e professionisti sarebbero disposti a discutere in modo costruttivo, è nelle mani di una ventina scarsa di soggetti che pensano alla "politica del fare" come panacea di tutti i mali. Fare velocemente, senza considerazione del parere della cittadinanza e senza programmazione. Un capannone qui, un centro commerciale là, edifici di norma bruttini che sorgono come funghi velenosi fuori e dentro la città, una mobilità cittadina affidata all’estro del momento, alberi capitozzati, potati malamente oppure sradicati senza una spiegazione tecnicamente valida.
Le decisioni assunte dall'attuale maggioranza corrispondono esattamente ai proclami annunciati durante l'ultima campagna elettorale ? ...