di Guido Bonino.
Da tempo, ad Asti città, come in tutti i centri urbani più o meno grandi, si evidenziano le numerose chiusure di esercizi commerciali. Le saracinesche abbassate, oltre a danneggiare l'immagine dell'ambito in cui sono inserite – centro storico, soprattutto – riducono il passaggio pedonale creando ulteriore discapito per quegli esercizi che ancora riescono a combattere la crisi. Una valida pratica, adottata in alcuni centri della nostra regione, è quella di utilizzare tali locali, nel periodo in cui non sono impegnati da alcuna attività commerciale, con le esposizioni di quelli che sono inattivi ...
Riducendo la profondità dei locali con quinte costituite anche solo da strutture mobili quali tende o simili, e con adeguata illuminazione gestita da un programmatore, si possono esporre merci quali abbigliamento o prodotti dell'artigianato, oppure offerte immobiliari o di agenzie di viaggi, si pubblicizzano attività e prodotti dell'artigianato, siti monumentali e/o culturali, avvenimenti in programma.
Insomma: tutto pur di non vedere delle saracinesche abbassate!
Tale utilizzo, o meglio recupero delle vetrine vuote, non solo giova al quartiere ed agli altri esercizi, ma – oltre a essere compensato alla proprietà con un piccolo contributo economico – facilita la proprietà stessa presentando il locale non già in stato di “non uso”, ma con un evidente richiamo alla sua disponibilità, opportunamente segnalato nel contesto dell'esposizione stessa.
Contestualmente si creano esposizioni nelle quali si evidenzia la presenza, in loco come in altra zona, delle attività commerciali fortunatamente ancora in essere. In fin dei conti le vetrine costituiscono non solo un valore immobiliare, ma anche un patrimonio della città, per cui non abbassandone le
saracinesche si crea maggiore interesse verso il contesto urbano che le ospita, o perlomeno se ne riduce l'immagine di degrado.