di Alessandro Mortarino.
Asti ha un nuovo Sindaco, una nuova maggioranza, una nuova opposizione e, tra qualche ora, una nuova squadra di governo. L'errore più grosso che potrebbero ora fare gli oltre 600 candidati delle 21 liste che si sono impegnati nelle recenti amministrative è di "sbaraccare": il futuro di questa città ha bisogno di ascolto permanente, banchetti informativi, discussioni continue, proposte alternative ...
La campagna elettorale è stata un po' "strana": ai più è parsa simile (se non identica) a quella di cinque anni fa, di dieci anni fa. Cioè molto calibrata su aspetti di piccolo cabotaggio locale, su lievi modifiche, minime differenze.
Nulla di strutturale, nulla che volesse profondamente incidere sul cambiamento epocale che questa crisi (sociale, economica, finanziaria, non più "del consumo") ci invita a considerare come necessaria priorità "di sistema". E che, dunque, dovrebbe (avrebbe dovuto ...) coinvolgere anche il livello municipale.
Però ha scatenato - come sempre - l'attivismo e l'attività di decine e centinaia di persone che si sono "sbattute" per far conoscere esempi virtuosi sperimentati da altre amministrazioni ed altre genti e, parallelamente, per incontrare persone, storie di cittadinanza, espressioni di bisogni.
Tutte queste vorticosità hanno costruito, in queste settimane, una forma di scambio/baratto impermeata - bene o male - sul dialogo: non trovo altro termine se non definirlo con la parola "cultura".
I "competitori" (i vinti ... i vincitori ...) possono ora lasciare che la politica vada nella solita direzione, con i delegati e le aule consiliari, gli assessorati socchiusi, i "lasciateci lavorare". Con la logica del "che facciano ciò che possano e ciò che vorranno" e un arrivederci alla resa dei conti fra cinque anni.
Oppure possono continuare come se la campagna elettorale non fosse terminata e non avesse un termine: in mezzo alle strade a parlare con la gente.
Sapendo che questa gente è uno specchio che restituisce la tua vera immagine riflessa.
Prima di sbaraccare per "fine stagione", speriamo che qualcuno ci pensi.
E se la politica non è solo marketing ...