di Marco Bersani, Attac Italia.
Con l’arrivo alla presidenza Usa di Donald Trump, la guerra in Ucraina sembra avviarsi a una svolta. L’inizio dei negoziati diretti fra i governi di Usa e Russia, oltre a confermare il definitivo suicidio dell’Unione europea come soggetto politico globale, stimola in tutti gli osservatori un’inevitabile domanda: chi potrà dire di aver vinto la guerra? Quesito a cui è difficile dare risposta se non in negativo: sicuramente la guerra l’hanno persa i popoli, in termini di morti, devastazione sociale e ambientale, distruzione di economia, reddito, relazioni e democrazia...
Tuttavia, una risposta può essere cercata se, oltre alla drammatica superficie dei bombardamenti quotidianamente mostrati, provassimo a scavare in profondità. Scopriremmo allora come un’invasione, quasi invisibile e sicuramente silenziosa, è in corso da anni in Ucraina.
Si tratta di truppe capitanate dai grandi fondi finanziari – Blackrock in testa- le cui potentissime armi sono i prestiti finanziari (debiti per i popoli), che, se anche non provocano massacri evidenti, sono in grado di comprare un intero paese, accaparrarsi tutte le sue principali risorse, uccidere il presente e rubare il futuro di intere popolazioni.
Per inciso, gli stessi fondi finanziari – Blackrock, Vanguard e State Street– detengono le maggiori quote societarie anche delle industrie belliche e quindi guadagnano (+22% nel 2024) anche sui massacri evidenti.
Attualmente, il debito pubblico dell’Ucraina, dopo aver navigato non oltre il 47% per l’intero periodo 1993-2022, ha raggiunto il 103% del Pil e gli analisti prevedono che raggiungerà il 130% entro il 2028. La ricostruzione post-bellica del Paese necessiterà di finanziamenti per almeno 600 miliardi di dollari. Un mare magnum di soldi e di possibili profitti per chi detiene il credito e finanzierà la ricostruzione: i soliti noti, naturalmente.
Già ad oggi, Blackrock è presente, direttamente o indirettamente, in società come DTEK (energia), Ukrenergo (distribuzione energia elettrica), Naftogaz (gas), Metinvest (acciaio), Ukravtodor (automobili), PrJSC MHP (agricoltura) e Ferrovie ucraine. Contemporaneamente 17 milioni di ettari di terreni agricoli sono di proprietà delle multinazionali Cargill, Dupont e Monsanto.
I creditori dell’Ucraina – i principali sono l’onnipresente statunitense Blackrock, il francese Amundi e il britannico Amia Capital– hanno acconsentito nell’agosto 2024 a una sforbiciata consistente del debito (-37%), concedendo all’Ucraina, in ottemperanza ai vincoli geopolitici sulla continuazione della guerra, ciò che si erano ben guardati dal concedere a suo tempo alla Grecia, drasticamente punita perché ribelle.
Ma ora che il conflitto bellico si avvia a possibile conclusione, iniziano a fantasticare sui futuri dividendi, che, oltre dall’accaparramento delle enormi risorse dell’Ucraina (dall’agricoltura alle terre rare), verranno dai programmi di aggiustamento strutturale che porteranno alla privatizzazione di tutte le infrastrutture e di tutti i servizi del Paese (un ottimo viatico per entrare nell’Unione europea dell’austerità).
Alla disperata ricerca di fondi per proseguire la guerra, già nel 2023 il governo ucraino si era impegnato con gli investitori a riportare il rapporto debito pubblico – Pil sotto il 60% entro il 2033. Facile immaginare cosa significhi per un paese che nel conflitto bellico ha già perso oltre il 20% delle terre coltivabili, la quasi totalità delle infrastrutture logistiche e delle industrie, la gran parte dei servizi pubblici (scuole, ospedali), oltre ad avere città intere da ricostruire, enormi quantità di territorio da bonificare e una popolazione decimata tra morti e feriti.
Se qualcuno potrà dire di aver vinto la guerra, saranno solo i signori della grande finanza internazionale. Non lasciamoli in pace.
Articolo già pubblicato su il manifesto di sabato 22 febbraio 2025 per la Rubrica Nuova finanza pubblica.
Tratto da: https://attac-italia.org/i-vincitori-della-guerra-sono-i-fondi-finanziari/