Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, a cui verrà consegnato il 6 novembre ad Asti il Premio Davide Lajolo – Il ramarro per il suo grande impegno umanitario e la serietà professionale nel corso di una iniziativa pubblica sui temi delle migrazioni, ha mandato il seguente messaggio, che è stato letto a conclusione della passeggiata Ulisse sulle colline.
Cara dott.ssa Lajolo,
intanto grazie di cuore per avermi voluto dare questo riconoscimento per l'attività che svolgo a sostegno dei rifugiati. Di questi tempi le confesso che perorare la causa di queste persone sta diventando molto difficile a causa del clima di intolleranza che purtroppo si sta facendo strada tra gli italiani. Va anche detto che la politica e i media in questi anni promuovendo presso l'opinione pubblica l'equazione immigrazione uguale minaccia alla sicurezza, non hanno aiutato nella comprensione del fenomeno migratorio. Da questo deriva anche la paura che serpeggia tra gli italiani e quindi la loro avversione nei confronti di immigrati e rifugiati.
Mi ha molto colpito il racconto scritto da Davide Lajolo su Vigin che parte per l'Australia negli anni trenta. Come sappiamo la storia si ripete e ora tocca ad altri lasciare casa. Nel Mar Mediterraneo però in questi mesi sta accadendo qualcosa che avremmo preferito non vedere.
Quella del 2009 sarà ricordata come l'estate dei respingimenti in mare di migranti e richiedenti asilo. Un'estate per me piena d’inquietudine, nonostante la calma regni nel Mediterraneo.
Questo stato d'animo nasce dalle tante storie di uomini e donne che in questi anni si sono avvicendati sul molo Favarolo di Lampedusa e sulle coste meridionali italiane.
Quelle storie che mi riecheggiano nelle orecchie, mi impediscono di trovare solo una traccia dell’aspetto positivo dei respingimenti in alto mare. Tutti fuori, per tutti la stessa soluzione a prescindere dalle cause che stanno alla base della fuga di ciascuno. Sentenza unica e sbrigativa, senza appello.
Se sei in mezzo al mare perchè nel tuo paese infuria la guerra, poco conta. Se sei su un gommone perchè restare a casa significava essere torturato, fa lo stesso. Qui, da questa parte del Mediterraneo le differenze non contano più.
Così come mi fa sentire terribilmente a disagio la reazione di una buona parte dell’opinione pubblica che plaude a questa scelta di rimandare tutti indietro, senza chiedersi a quale prezzo ciò avvenga.
Le persone respinte, inclusi i bambini, finiranno in un centro di detenzione e forse vi rimarranno per anni, ma sia chiaro, non hanno commesso nessun crimine. Sono solo esseri umani che non hanno il privilegio di poter vivere a casa propria e cercano quello che non hanno lì, pace e sicurezza. Le persone respinte, inclusi i bambini, hanno inoltre buone possibilità di venir respinti di nuovo, ma questa volta in mezzo al deserto.
Si può essere d’accordo con tutto questo? E’ come guardarsi allo specchio e non riconoscersi più o stare in mezzo a tante persone e sentirsi soli.
Nel ringraziarla nuovamente per la solidarietà dimostrata e per il premio che ha voluto conferirmi, le porgo cordiali saluti.
Laura Boldrini