di Emilio Molinari.
Spalato 1994. Lui arrivava da Sarajevo io da Zavidovici, entrambi dall'inferno bosniaco. Mi disse: "ho in mente un'organizzazione di medicina di guerra... perché sono incazzato...; a Sarajevo corrono in centinaia perché ci sono i giornalisti... in altri posti non c'è nessuno"...
Gino Strada è morto, c'è chi avrà l'autorevolezza che non ho, di dare la dimensione di questa perdita. Non è solo quella di una persona che ho conosciuto e stimato, ma per ciò che ha rappresentato per tanta parte del mondo e per il nostro paese.
In tempi di glorie italiane Gino Strada, il medico di Pace nei fronti di guerra, l'ideatore, va ricordato così, per il prestigio che ha dato al nostro paese.
Onora tutti ma, non so se il mio pensiero sarà condiviso, io lo rivendico anche come immagine della mia generazione, quella del '68, quella che si è voluto liquidare con intenzioni restauratrici, come: “la generazione degli anni di piombo”.
Gino Strada ha dato parola e volto anche all'impegno mio e a quello di tante , tantissime persone, al loro bisogno di eguaglianza e di umanità che, malgrado ciò che vedo, non vuole spegnersi.
Addio Gino e grazie.