Riprendo in mano il libro fotografico di Franco Rabino intitolato "Nel Silenzio"; mi scorrono fra le mani immagini del cimitero ebraico, del ghetto, di case vuote e silenziose con i nomi di famiglie antiche un tempo completamente integrate con la società di questa nostra piccola città, provinciale e un po' borghese ...
I Foa, i Treves, i Montalcini, i Debenedetti, i Luzzati e altri ancora, inseriti in un lungo elenco di uomini, donne, giovani e vecchi; e un solo bambino, Guido Foa, di 8 anni.
83 cittadini astigiani deportati perché ebrei. Solamente quattro di loro sono ritornati, degli altri il nulla, la cenere, il fumo su per il camino ...
Voglio scrivere di loro perché in questi giorni di proteste e manifestazioni contro la guerra di Gaza si sono dette parole, si sono prese posizioni che stanno fomentando – a mio parere - uno strisciante antisemitismo che non può certamente portare a nulla di positivo o di pacifico.
Io credo che essere ebreo non voglia dire essere israeliano, ma significhi avere una fede, una identità culturale e religiosa, che può anche non condividere le scelte del governo israeliano.
Io credo che la comunità ebraica che non esiste più, forse sarebbe scesa in piazza con i cristiani e i mussulmani che chiedono pace e diritti per tutti i popoli.
Ricordiamoli con rispetto, erano nostri concittadini; non accettiamo le grida di odio, le svastiche e tutti quegli oltraggi che ci vogliono riportare ai tempi oscuri delle leggi razziali.
Solamente il dialogo, la tolleranza e l'accettazione delle diversità possono condurre alla pace ...