Dieci domande a chi vuole portare l’Italia in guerra in Libia “contro Daesh”



Segnalazione di Marinella Correggia.

Dopo l’annuncio del Consiglio supremo di Difesa, l’intervento bellico italiano in Libia “per combattere Daesh” è ormai prossimo. Abbiamo formulato dieci domande con l’intenzione di rivolgerle direttamente al governo e al Parlamento, ma anche a chi pensa che tutto sommato, così come la Russia sta ottenendo buoni risultati in Siria contro il terrorismo (ragionamento ovviamente "folle", n.d.r.), lo stesso potrebbe fare l’Italia in Libia con bombardamenti “selettivi” ...

1. E’ chiaro a tutti che senza il folle e criminale intervento della Nato nel 2011, Daesh e altri terroristi e milizie jihadiste non sarebbero mai arrivate in Libia?

2. Se è chiaro, chiediamo: chi ha creato il problema può forse risolverlo? E come farlo senza estirparne le cause, cioè il continuo supporto economico-militare che i terroristi continuano ad avere e senza il quale si sgonfierebbero in poco tempo? Proprio la Francia, gli Usa e il Regno unito, regimi che nel 2011 attaccarono per primi la Libia dando poi il via alla Nato, adesso da buoni Frankenstein pretendono di risolvere la situazione. Possiamo ancora accettare questa drammatica ipocrisia?

3. Come mai la Nato non impedisce il traffico via mare di terroristi, relative armi e approvvigionamenti di fronte alle notizie di migrazioni appunto da Siria e Iraq verso il Nordafrica? Sta veramente lavorando per abbattere gli approvvigionamenti dei terroristi?

4. Come mai l’Italia continua a non pretendere – pena la rottura dei rapporti economici – da regimi come Turchia, Arabia saudita, Qatar, Emirati, che smettano di sostenere in molti modi Daesh e altri gruppi come al Nusra ma anche l’Esercito della conquista in Siria o le milizie islamiste Fajr a Tripoli? Chi continua a far passare armi, petrolio e rifornimenti? Perché solo la Russia in Siria è intervenuta per tagliare le linee di approvvigionamento?

5. Perché l’Italia deve esporsi a ritorsioni assicurate da parte dei terroristi, quando dovrebbe agire in modo deciso contro i suoi alleati che continuano a mantenere Daesh?

6. Come mai in Siria, altro scenario centrale della lotta contro il terrorismo, i paesi Nato e la Nato dei petromonarchi creata dai Saud continuano a spacciare per “ribelli moderati” gruppi di miliziani armati collaterali di al Qaeda e Daesh?

7. Come mai il governo italiano continua a fornire armi all’Arabia saudita la cui guerra in Yemen sta rafforzando al Qaeda e altre compagini terroriste, che gli Houti bombardati dai Saud combattevano?

8. Come mai il Parlamento italiano non calendarizza la risoluzione per la fine dell’export di armi ai Saud a prima firma Manlio di Stefano che giace nei cassetti da mesi?

9. Il ministro Gentiloni in Parlamento ha recentemente ribadito che Assad va deposto. Il solito regime change. Si rende conto, come ormai ammettono in coro tutti, che l’alternativa è consegnare la Siria ai jihadisti che hanno la stessa visione del mondo di Daesh?

10. Si rende conto, infine, il ministro Gentiloni che la politica dichiarata del “regime change”, oltre a violare il principio dell’autodeterminazione dei popoli – che direbbe se il ministro degli esteri siriano dichiarasse che Renzi va deposto? – ha prodotto anche in tempi recenti disastri inenarrabili per i quali nessuno paga. Iraq 2003, Libia 2011. Ministro, la storia non le ha insegnato nulla?

Tratto da: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3162#sthash.6KGZujJm.dpuf

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